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venerdì 6 luglio 2018

Adelasia di Torres: leggenda e storia



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Dopo la conferenza organizzata dall'Associazione di Alghero Vetera et Nova, tenuta da Stefano A. Tedde sulla figura di Adelasia di Torres, ho riletto un mio articolo di ben 32 anni fa, quando ho scoperto questa figura di donna alquanto enigmatica, legata a luoghi molto importanti del nostro medioevo: Ardara e Burgos. Questa è  la relazione della mia prima visita a Burgos.

IL CASTELLO DEL GOCEANO

Mentre salgo per un ripido sentiero erto e confuso tra le rocce mi viene spontaneo pensare ad Adelasia di Torres che si è ritirata tra le mura poco ospitali di questo castello dopo un'infelice esistenza per morirvi intorno al 1256.
E' un'ulteriore conferma dell'indissolubile unità che lega la storia con i luoghi e che riesce a dare fascino e attrattiva a mute pietre che con la loro presenza testimoniano nei secoli l'affannarsi e l'affaccendarsi di tanti uomini e donne nello spazio del loro breve ed ormai lontano passaggio terreno.



Il castello del Goceano a Burgos si erge arroccato su un'altura di difficile accesso e la sua funzione era essenzialmente difensiva. La sua costruzione, ordinata dal giudice  Gonario di Torres, risale al 1130 ed il luogo fu accuratamente scelto nella zona di confine fra i tre giudicati di Cagliari, d'Arborea e di Torres, a baluardo di quest'ultimo. Con la morte di Adelasia il giudicato di Torres si sgretolava e cadeva nelle mani di alcune famiglie genovesi; anche la rocca cambiava padrone e passava ai giudici di Arborea. Nel 1353 ai suoi piedi Mariano IV di Arborea fondava il paese di Burgos. Nel 1479 il giudicato d'Arborea veniva definitivamente assorbito dagli Aragonesi e vennero così a mancare le motivazioni per le quali il luogo era stato fortificato per cui ebbe inizio il periodo dell'abbandono e della decadenza.


L'accesso alla torre è ora possibile tramite la scala a pioli. (Foto 6 agosto 2011)

Il rammarico più forte per chi visita il castello è certamente quello di non poter entrare nella torre; ormai non vi è più traccia che possa farci immergere nel quotidiano di quegli antichi tempi: non una stanza, non una sala agibile, né una qualsiasi suppellettile. 



Inquadrato dalle finestre della muraglia, il sottostante borgo si mostra lontano al mio sguardo, ma neanche questa visione così particolare riesce a distogliermi dal mio desiderio più vivo che è quello di vedere animati i silenziosi e vuoti spazi che mi circondano. Mentre attraverso lentamente il vasto cortile ricoperto da erbe selvatiche cerco di richiamare alla memoria le inquietanti vicende della vita di Adelasia.
Figlia di Mariano II di Torres fu concessa in moglie nel 1219 ad Ubaldo Visconti che così nel 1237 aggiunse al giudicato di Gallura che aveva occupato, quello di Torres. Un anno dopo, nel 1238 Ubaldo morì e Adelasia si trovò sola e senza eredi a reggere le sorti del giudicato di Torres. Lo stesso anno sposò Enzio, figlio naturale di Federico II di Hohenstaufen il quale assunse così il titolo di re di Sardegna. Pare che Enzio, diciottenne, fosse di circa vent'anni più giovane della sposa, e viene descritto come un valoroso guerriero amante delle lettere e molto ambizioso. La sua permanenza in Sardegna fu breve poiché in lui era forte il richiamo delle fastose corti d'oltremare e delle battaglie. Dall'unione, sciolta dal papa nel 1244 nacque Elena che sposò il conte Ugolino o, secondo altri, Guelfo. Enzio morì nel 1272 a Bologna dopo vent'anni di prigionia. Vicario di re Enzio fu Michele Zanche, sassarese, il barattiere di dantesca memoria e a questo punto la storia si mescola con la leggenda: si tramanda che, relegata dal marito nel castello del Goceano, Adelasia ebbe una relazione con Michele Zanche, e così nacque Agnete che andò sposa a Branca Doria.
Secondo studi più recenti Elena sarebbe nata dalla relazione di Enzio con un'altra donna. Fu lei a ereditare il titolo di regina di Sardegna alla morte di suo padre.


I contrafforti del castello poggiano sulla viva roccia.

Questa sfortunata regina senza regno fu quindi ripetutamente vittima di coloro che, con precisi scopi ed interessi, ne avevano fatto una pedina per giochi ai quali lei era rimasta sempre estranea. Ma il momento più doloroso fu senz'altro quello dell'abbandono di Enzio che la costrinse a lasciare il castello di Ardara, capitale del Logudoro, per trasferirsi nella desolata e solitaria rocca del Goceano. 


La scala per accedere alla costruzione.

Ricordiamo che allora il paese di Burgos non era ancora stato edificato e possiamo immaginare quanto malinconici siano stati i suoi ultimi anni di vita confortati soltanto dall'assistenza spirituale di frate Pietro di Ardara e di frate Serafino. Morì senza eredi maschi e per testamento lasciò ogni sua proprietà alla chiesa.
Occorre sottolineare la scarsità di documenti certi riguardanti questo periodo e questa storia; non vi è accordo neppure sulle motivazioni del suo ritiro nel castello del Goceano. Alcuni dicono che fu costretta da Enzio, altri affermano che lei stessa lo scelse volontariamente alla ricerca di pace e tranquillità. Penso che comunque la seconda ipotesi sia più lontana dalla realtà e ve ne renderete conto voi stessi quando vi arrampicherete con fatica per quell'improba salita. Perché lasciare la reggia di Ardara per relegarsi in questo luogo così solitario ed isolato, certamente terribile e spaventoso nelle notti di tempesta?
Questa ed altre domande rimarranno senza risposta ed invano cercheremo la verità di periodi così oscuri ed enigmatici della nostra Isola.

Articolo pubblicato su "Nuova Comunità" nel dicembre 1986.

Le fotografie sono state scattate nella visita del 6 agosto 2011.

Notizie tratte da "Adelasia di Torres" di Enrico Costa, Editrice Quattro Mori, 1974, controllate e rivedute con siti web.



Pannello esplicativo  del castello




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