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domenica 4 settembre 2022

Il sole imprigionato




Il Drago Verde

C’era una volta il Drago Verde. Era simile ad una grande, enorme lucertola; la sua pelle era fatta di grandi scaglie dure come ossa, le sue zampe erano rivestite di squame appuntite e pungenti, le unghie erano affilate e ricurve come scimitarre. Sulla schiena aveva una gran cresta che pareva una catena di montagne, come quelle che disegnano i bambini dietro alle loro casette, e la sua testa era in continuo movimento. I piccoli occhi rossi riuscivano a vedere tutto alla perfezione anche nelle tenebre più fitte ma, se erano feriti dalla luce del sole, si annebbiavano e bruciavano dolorosamente.
Proprio per questo motivo egli non poteva mai abbandonare il profondo abisso della grotta dove viveva; tuttavia, anche se il suo rifugio era sprofondato nelle viscere della terra, quel maledetto Sole vi penetrava ogni anno, nel primo giorno dell’estate. Vi giungeva un solo raggio, ma era tanto luminoso da riuscire a risvegliare i colori più vivi in quell’oscuro antro che diveniva immenso, straordinariamente ricco di colonne splendide, di trine e pizzi bianchissimi, di guglie e personaggi curiosi. Gnomi, folletti, elfi e fate, nascevano dalla roccia come i fiori sbocciano sul ramo, e divenivano i protagonisti di una bellissima fiaba che si ripeteva ogni anno nello stesso giorno e nelle stesse ore. Tutto pareva animarsi, e le ombre che si proiettavano sulle pareti sembravano danzare con movenze lievi e impercettibili che davano un fascino misterioso a quella profonda cavità terrestre dimenticata da tutti. A tratti pareva persino di sentire una musica provenire dalla lontana apertura che consentiva al Sole di entrare nella grotta. Era come un suono di canne mosse dal vento, accompagnato da un sommesso stormire di foglie e da un flebile sibilo che si ripeteva ritmicamente, con un’intensità che andava crescendo per poi diminuire dolcemente, per unirsi a lunghe pause di assoluto silenzio. La gradevole melodia pareva accompagnare le danze di quelle strane creaturine, che solo la fantasia di un bambino poteva vedere nelle trasparenze di muti calcari scolpiti dalle acque del tempo. La superficie del laghetto metteva in evidenza il fondo sabbioso; quel raggio luminoso la lambiva come una carezza risvegliando trasparenze cristalline di color verde azzurro che facevano venire alla mente bianche spiagge assolate. Il loro riflesso ondeggiava in alto sul soffitto e pareva un arcobaleno che si diluiva e si frantumava in tanti veli trasparenti che ora si dividevano., ora si riunivano, e poi si sovrapponevano, si inseguivano, si fondevano, e infine si amalgamavano creando un fantastico e incantevole gioco di luci, ombre e colori. Dal soffitto stillavano, come ogni giorno, gocce che si formavano lentamente e che, divenute gonfie e pesanti, s'allungavano sempre più fino a cadere sulla stalagmite che le accoglieva sulla sua candida punta alabastrina. Da millenni le gocce cadevano, ma in quel giorno tutto era speciale. Nel soffitto parevano oscillare preziosi cristalli che, precipitando, si frantumavano in mille pezzi; in quel momento, nell’aria, si sprigionavano i colori dell’iride: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto. Era tutto così bello, che veniva da piangere. Poi, di nuovo, la melodia ritornava, le danze riprendevano, e sembrava che quel giorno non dovesse finire mai più. Ma ahimè, pian piano quel fascio luminoso diveniva più sottile, e, col passar delle ore, infine, divenuto flebile e impalpabile come un filo di seta, si ritirava. Era come se una mano misteriosa lo riprendesse e lo immergesse in una voragine oscura. Così spariva. “ Addio! Arrivederci al prossimo anno!” Parevano dire le stalattiti e le stalagmiti. “E’ stato bello rivederti!” Parevano dire i folletti e gli gnomi. E le acque del lago sembravano piangere amare lacrime. Si sarebbero di nuovo immerse nel buio più assoluto per un altro lungo anno. La festa era finita.
Ma quella giornata non aveva portato soltanto gioia nella grotta; infatti vi era qualcuno che aveva trascorso ogni minuto tra terribili sofferenze. Sin dall’alba il Drago Verde si era nascosto nell’angolino più sperduto dell’antro. Le sue zampe cercavano di proteggere gli occhi, ma anche così la sua sensibilissima vista era disturbata dalla luce del sole. Per diversi giorni egli avrebbe perso la capacità di vedere nelle tenebre, e sarebbe stato costretto a vagare tentoni tra le rocce. Il lucertolone era arrabbiato anche per un altro motivo. Per quanto pensasse ed indagasse, non riusciva a capire quella strana felicità che pareva invadere la sua dimora all’arrivo del sole. Quando le sue potenti fiammate donavano luce e calore, ogni cosa pareva ritirarsi in un angolino, le colonne sembravano miseri pali scorticati, le rocce divenivano nere come insignificanti carboni, le acque assumevano fosche tinte e parevano una putrida pozza. Tutto sembrava brutto, tetro, triste. Nessun personaggio danzava, né ombre leggiadre si muovevano sulle pareti, non si sentivano musiche, né si vedevano arcobaleni. Questo Sole lo aveva proprio stufato! Che cosa aveva più di lui? E come osava continuare a disturbarlo ad ogni solstizio d’estate? Era ora di finirla con quest'invasione e doveva esserci un modo per impedirla.
Certamente egli non poteva cercare di vincere contro il Sole in una lotta leale. Ben sapeva, il nostro bestione, che il Sole era più forte di lui. Ma forse sarebbe riuscito a sconfiggerlo con l’inganno, con l’aiuto di qualche magia malefica. Molte notti passò il Drago pensando e sognando di sbarazzarsi del Sole per sempre. Quando le ultime luci del crepuscolo si dileguavano all’orizzonte, egli usciva dalla grotta. Così si accorse che, man mano che passavano i giorni, le settimane, ed i mesi, il disco solare diveniva sempre più debole, meno caldo e meno luminoso. Se fosse riuscito a colpirlo nel momento di maggior stanchezza, sicuramente avrebbe vinto l’impari lotta. Con le sue quotidiane osservazioni aveva capito che, dopo il solstizio d’estate, il Sole restava sempre meno tempo sulla Terra. Comprese così che il giorno più adatto per il suo assalto era il solstizio d’inverno. In quel momento il sole era tanto fiacco che riusciva a malapena a sollevarsi sull’orizzonte per poche ore. Quando finiva il breve giorno, l’astro pallido e cereo calava frettoloso per raggiungere al più presto il luogo del riposo. Felice per l’intuizione, il Drago mise a punto il suo piano diabolico. Avrebbe rubato al Ragno degli Abissi la ragnatela magica, che era un enorme velo nero indistruttibile, sarebbe andato all’orizzonte e avrebbe imprigionato il Sole morente di dicembre. Lo avrebbe bloccato in quella posizione, tra il cielo e il mare, impedendogli per sempre di splendere e di penetrare nel suo regno. Il buio avrebbe dominato nel cielo e sulla terra, e solo lui avrebbe donato luce e calore al mondo con la potenza delle sue terribili fiammate. Il piano era ben congegnato e riuscì a puntino. Il Sole non ebbe neppure il tempo di accorgersi dell’agguato; si trovò avviluppato nella ragnatela magica, senza alcuna possibilità di salvezza.
Sulla Terra, nessuno s'avvide di quanto era accaduto, e tutti andarono tranquillamente a letto, in quella fredda notte di dicembre. Grandi e piccini si preparavano a festeggiare il Natale ed avevano ben altro per il capo, che stare a guardare il tramonto. Ma l’indomani mattina ci fu un gran trambusto, uno scompiglio, un correre da tutte le parti. Chi dormiva alle dieci di mattina pensando che fosse ancora notte, chi si sfregava gli occhi pensando di essere diventato cieco, chi saliva sul campanile, chi prendeva la barca per raggiungere l’orizzonte, che scalava la montagna più alta, chi andava ad Est, chi ad Ovest, chi consultava enciclopedie e libri di astronomia per controllare se fosse prevista un’eclissi solare... I gatti e i cani erano così disorientati che dimenticavano di essere nemici e si stringevano gli uni agli altri, mentre i topi scorrazzavano indisturbati ... Insomma, per farla breve, sulla terra c'era un finimondo.
Ma le sciagure, per i poveri abitanti, non erano finite. A Mezzogiorno in punto il Drago Verde uscì dalla grotta per godersi la vittoria. Quando vide che tutto il mondo era immerso nelle tenebre più oscure, fu pervaso da una grande euforia. La sua enorme sagoma riempiva tutto lo spazio davanti alla grotta e pareva dominare incontrastata ogni angolo del pianeta. Per manifestare ancora di più il suo potere, egli lanciò un’immensa fiammata che fece avvampare il cielo di una luce rossa, rovente. Tutti gli abitanti videro quella spaventosa lingua di fuoco ed ebbero ancor più paura. Allora corsero a nascondersi nelle loro case; per tutto il giorno, nessuno uscì più per la strada.
Anche il Gran Deserto, quella mattina, rimase buio e freddo. Il Signore del Deserto era il Serpente Magico, un grosso rettile che conosceva numerose magie ed era molto amico del Sole. Infatti egli riceveva molti benefici dai raggi solari che gli davano tanta forza e tanta energia. Il Serpente non riuscì a spiegarsi quello strano ritardo ; per capire qualcosa di più, pensò di usare i suoi poteri magici. Aveva fretta di risolvere quel mistero, dato che non poteva stare per tanto tempo senza il vitale calore solare. Andò dunque nella sala delle magie, strisciò fino a raggiungere la Sfera del Passato, e, lanciando lunghi e modulati sibili, domandò:

So che il Passato or non è più,
ma, come sempre, dimmelo tu.
Il Sol non splende, come ogni dì,
non è arrivato, non è ancor qui.
E’ un gran mistero che non capisco.
Sfera, mia sfera sai dove è il disco?
Rivelami svelta come è questo arcano,
se vuoi che io viva e non muoia invano.

La risposta della Sfera non si fece attendere. Nel suo interno si vide una gran nube e, quando questa si dileguò, apparve l’evento del giorno prima. Il Serpente vide chiaramente come il Drago Verde aveva imprigionato il suo amico che, ormai privo d'energia, giaceva adagiato sull’orizzonte avvolto completamente dalla ragnatela.
Che fare? Questa volta l’enigma era davvero grande e serviva un altro aiuto per risolverlo. Raramente il Serpente si rivolgeva alla sfera del Futuro, perché pensava che non fosse né utile, né piacevole venire a conoscere in anticipo ciò che il Destino preparava per l’avvenire. Spesso la sfera del Futuro non era completamente sincera, perché non voleva dare dei dispiaceri al Serpente; inoltre le sue risposte erano difficili da capire, non erano abbastanza chiare, e traevano in inganno. Ma questa volta il Signore del Deserto era disposto a tutto, anche a conoscere l’amara sconfitta, se questa era scritta nel suo Futuro. Si avviò lentamente, con gravi pensieri, alla magica sfera. Dopo aver riflettuto a lungo, si preparò a ricevere anche la più terribile delle risposte e sibilò:

Or tu mi vedi a te davanti
ma i patimenti ahimè son tanti!
Son qui arrivato pronto a sapere
qualsiasi evento e le cose vere.
Del mio futuro squarcia ora il velo:
potrò rivedere il Sole nel cielo?

La Sfera del Futuro s'illuminò ed al suo interno si vide una gran fiammata rossastra. In lontananza si vedeva il Drago Verde che correva tra alti alberi, ma non si comprendeva bene se la sua espressione fosse gioiosa o disperata. Pareva inoltre che ad un certo punto il bosco prendesse fuoco, ma la visione si interrompeva lì.
Come il solito, la sfera del Futuro aveva dato una risposta poco chiara. Egli cercò di interpretare quel messaggio, ed infine si convinse che era stato inutile interrogare il Futuro. In ogni caso, non poteva stare nel suo Deserto ormai gelido e buio ad attendere una fine che si avvicinava rapidamente. Decise quindi d'andare a cercare il Drago finché le forze gli consentivano di muoversi. Forse, ripensando al messaggio ricevuto, avrebbe anche capito il suo significato prima d'arrivare alla meta.
Attraversò tutto il Gran Deserto, valicò montagne e colline, giunse in paesi e città deserti; dalle finestre spalancate usciva il triste lamento degli abitanti che, ormai disperati, stavano dentro casa perché il buio non consentiva loro di stare all’aperto. Solo qualche uomo vagava nelle vie tenendo una torcia accesa. Il suo volto, illuminato dalla rossa fiamma, esprimeva terrore e angoscia. Il Serpente continuava nel suo disperato viaggio e sentiva che le forze l'abbandonavano. Mentre procedeva, pensava:
- Come farò a vincere il Drago? Che cosa significano il bosco e le fiamme che ho visto nella sfera del Futuro? Forse devo riuscire a condurre il Drago nel bosco, dove la sua fiammata potrebbe bruciare gli alberi. Il Drago potrebbe morire tra le fiamme dell’incendio, ed io potrei andare a liberare il mio amico Sole.
Con il passare del tempo, il Serpente si sentiva sempre più debole. Occorreva far presto, più presto, se voleva arrivare nell’antro del Drago prima di morire. Giunse presso un corso d’acqua ed il Serpente pensò che quel fiume lo avrebbe portato fino al mare, dove si trovava la grotta del Drago, e il Sole imprigionato. Allora si avvicinò alle sponde erbose del fiume e gli disse:

Portami al mare, portami in fretta,
tu non lo sai, ma il sole mi aspetta.
E’ prigioniero, la terra è scura
io non ho forze, ed ho premura.
Soltanto tu mi puoi aiutare
con la corrente portami al mare.

Il Serpente strisciò fin dentro l’acqua e in un battibaleno si trovò alla foce del fiume, su una bianca spiaggia. L’ingresso della grotta era proprio lì vicino, sul costone roccioso, ma adesso occorreva un’idea, una buona idea che potesse cambiare quella notte senza fine in un luminoso giorno.
Il Serpente era immerso nei suoi pensieri, quando vide il Drago che ritornava nella sua grotta. Continuava a lanciare fiammate terribili in tutte le direzioni e, in quei sinistri bagliori, si poteva scorgere il paesaggio intorno. Fu così che il Serpente vide, in lontananza, un folto bosco ricco di mille alberi di varie specie. Gli tornò in mente la visione del Drago che correva tra alti alberi che ad un certo punto parevano incendiarsi. Pensa e ripensa, il Serpente decise che l’unica cosa da fare era condurre il Drago nel bosco dove avrebbe provocato un incendio. In tal modo il bestione, intrappolato tra le fiamme, sarebbe morto e allora sarebbe stato facile liberare il Sole. Ma come si poteva convincere il Drago a fare tutto ciò? Il Serpente scrutò a lungo il Drago sperando di trovare l’idea giusta.
Giunto all’imboccatura della grotta, l’enorme bestia aveva rivolto il suo sguardo all’orizzonte, nel luogo ove giaceva il Sole prigioniero. I suoi rossi occhi esprimevano una gioia selvaggia, ma vi si poteva notare anche una certa insofferenza e un fondo di insoddisfazione. Ora poteva circolare indisturbato in ogni momento, in ogni angolo della Terra, ma questo non era sufficiente, gli mancava ancora qualcosa. Ad un certo punto la sua bocca si spalancò ed egli fece un enorme sbadiglio.
Un’idea, un’idea, ci voleva subito un’idea! Il Drago era annoiato: che cosa poteva divertirlo? Al Serpente brillarono gli occhi. Trovato! Si sarebbe trasformato in una draghessa, in una graziosa e dolce draghessa, che avrebbe convinto il lucertolone ad andare nel bosco a fare una passeggiata. Detto fatto, al Drago si presentò una vezzosa draghessa di color fucsia che lo guardava con occhi sorridenti e gli lanciava lunghe, sottili, leggiadre fiammate.



 A quella vista il bestione spiccò un salto. La nuova arrivata cominciò a camminare verso il bosco e fece cenno al Drago di seguirla. Così, in men che non si dica, i due si trovarono nel fitto degli alberi, e si sfidarono per vedere chi aveva la fiammata più potente. La draghessa fece uscire dalla sua boccuccia un’esile fuocherello. Allora il Drago, ben felice di mostrare la sua superiorità, gonfiò per bene il torace e ce la mise tutta. Quando non riuscì più a trattenere il respiro, spalancò le fauci ed emise un terribile soffio accompagnato da una lunghissima vampa che arroventò subito tutta l’aria intorno. Il Serpente, prevedendo quanto sarebbe accaduto, prese la forma di un uccello e volò via veloce.
Dall’alto poté vedere, tra gli alberi che prendevano rapidamente fuoco, il bestione che correndo all’impazzata cercava una via di scampo. Ma per il malvagio mostro non vi fu una salvezza. Gli stessi alberi parevano un esercito di soldati che si erano organizzati per ostacolare il suo cammino. Volevano punirlo perché aveva imprigionato il Sole, la loro preziosa fonte di vita. Dovunque andasse si scontrava con tronchi, fronde, rami infuocati ed infine si trovò immobilizzato da radici possenti che affioravano dal terreno e lo avvinghiavano come funi d’acciaio. Quella fu la sua misera fine.
Il Serpente raccolse le sue ultime forze e volò rapido verso il Sole. Quando fu giunto all’orizzonte, la sua potente magia riuscì a sciogliere la ragnatela che divenne liquida, e si sparse nel mare formando una grande chiazza nera che si allargò sempre più fino a sparire. Il Sole era libero! E siccome era l'ora del tramonto, riuscì a tingere l'aria di un meraviglioso rosso che, confondendosi con l’azzurro del cielo, diveniva turchino e violetto. Anche le nuvolette cambiavano il loro grigio scuro con i più tenui rosa e arancione. Mai sulla terra si era visto un tramonto più bello. Tutti uscirono dalle case per assistere a quello splendido spettacolo. Dappertutto si udivano grida di gioia, canti, suoni, sospiri di sollievo. Quel brutto incubo era finito. Per tutta la notte si festeggiò con balli, giochi, scherzi e allegria. Nessuno volle andare a dormire, perché nessuno voleva perdere l’alba del giorno dopo. Passarono le ore della notte e migliaia di occhi si volsero verso Est. Ci fu un gran silenzio nell’attesa del grande evento. Ad un tratto videro un chiarore all’orizzonte, dietro le colline. Il silenzio si fece ancora più grande ... ecco, ecco i primi raggi che doravano l’erba del prato umida di rugiada. Una grande commozione scosse la folla e, infine, all’unisono si levò un grido di gioia:
-Il Sole ...!!!
Il Serpente osservò l’alba dalla spiaggia vicina alla grotta. Mandò un saluto al suo amico e riprese la via del ritorno al Gran Deserto. Passò attraverso il bosco e, tra le ceneri e i tronchi anneriti, vide un enorme bestione avvinghiato da robuste radici. Un’ultima sua magia lo trasformò in un Drago di pietra verde che brillava al sole. Ed ancora oggi, chi passa nel bosco dei mille alberi, può vedere una grossa pietra verde che brilla ogni volta che i raggi del sole la illuminano.