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lunedì 19 settembre 2011

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Indagine sull'uso dell'Algherese e del Sardo ad Alghero - Anno 2001-2002

Les llengues algueresa i sarda à l'Alguer



Indagine sull'uso dell lingue minoritarie ad Alghero

Indagine sull'uso dell'algherese e del sardo ad Alghero




L’indagine fa parte dei lavori realizzati per festeggiare i novecento anni dalla fondazione della città di Alghero nell’ambito del progetto scolastico “Alghero tra mito e storia”

È stata effettuata mediante questionari distribuiti nelle scuole Elementari, Medie e Superiori di Alghero ed aveva la finalità di fissare la situazione linguistica cittadina in un momento particolare, al compiersi dei novecento anni dalla fondazione della città (1102-2002).
L’analisi dei questionari ha permesso di conoscere la provenienza di 1020 famiglie residenti in città, e di quantificare la percentuale dell’uso delle due lingue algherese e sarda al loro interno.
In conclusione, osservando i dati emersi, si può affermare che le lingue minoritarie sopravvivono ancora all’interno di molte famiglie.
Ma è venuta meno la speranza di poterle salvare, oppure manca la volontà di dare loro un impulso decisivo per tenerle in vita e per consentire che si evolvano in maniera naturale, come qualsiasi altra lingua, in modo da mantenere una funzione comunicativa, anche attraverso i necessari neologismi.

Per non decretarne la fine sarebbe sufficiente usare ancora, almeno in famiglia, con i figli, le nostre “lingue madri” per tutelare il loro diritto di esistere, e per ricordare a noi e agli altri chi eravamo e chi siamo.

Si eviterebbe così l’appiattimento culturale al quale stiamo andando incontro senza neppure accorgerci di seppellire per sempre il nostro passato.

Prima di iniziare l’analisi di dati della ricerca è necessario chiarire alcuni concetti basilari.


L'ALGHERESE E IL SARDO AD ALGHERO

In primo luogo occorre puntualizzare il significato che ha la locuzione “lingua madre”. Lingua madre è la lingua che ciascuno di noi ha sentito usare nella propria famiglia: e’ dunque la base del nostro linguaggio anche se, per vari motivi, non sempre è la lingua parlata dalle generazioni che si sono succedute a partire dagli anni quaranta.
Fino al 1940 circa, la popolazione sarda era bilingue. Anche nelle città dove l’italiano era sicuramente un importante strumento di comunicazione, all’interno della famiglia ci si esprimeva nella parlata locale, in ogni classe sociale.

Nei centri più piccoli il dialetto era l’unica forma di espressione orale e soltanto pochi conoscevano l’italiano.
Nella città di Alghero convivevano algherese, italiano e parlate locali degli immigrati che giungevano da altre località sarde o da altre terre. L’algherese era la lingua egemone, necessaria per capire e farsi capire. A causa di questo suo ruolo ben presto gli immigrati se ne impadronivano e ne facevano il mezzo di comunicazione al di fuori della famiglia. I bambini la acquisivano durante i giochi nei vicoli dove trascorrevano gran parte della giornata. Per poter appartenere al gruppo occorreva imparare in fretta. Chi è arrivato ad Alghero in quel periodo sa bene quanto fosse difficile farsi accettare dalle bande dei ragazzi algheresi.
Finché l’italiano è stata lingua secondaria, gli abitanti della città, sia nativi e sia immigrati, hanno usato sempre l’algherese in maniera del tutto naturale.
Ma già nei primi anni quaranta si è posto il problema di un corretto inserimento del bambino nella scuola. E’ sembrato allora di primaria importanza dare a ciascuno uno strumento fondamentale per la comunicazione, una lingua che fosse la chiave per aprire tutte le porte. E’ stato allora che le famiglie più sensibili ai richiami di un’elevazione sociale e più attente verso i risultati scolastici, hanno accolto l’invito a non trasmettere la lingua madre ai propri figli ed a sostituirla con l’italiano.

Naturalmente in quel momento nessuno ha pensato che in tal modo si decretava la fine delle particolarità linguistiche della nostra terra, e nessuno si è reso conto di privare le future generazioni di una base culturale indispensabile per la presa di coscienza della propria identità.
Sicuramente questi erano concetti lontani per chi sapeva benissimo tutto ciò che occorreva conoscere per sentirsi pienamente armonizzato con un mondo che aveva confini talmente avvolgenti da non richiedere alcuna conferma. In altre parole tutti avevano consapevolezza della propria collocazione nel contesto territoriale, sociale e culturale.
Sono passati sessant’anni e possiamo contare da allora tre generazioni. Già dagli anni settanta l’algherese era parlato da un ristretto numero di bambini. Oggi nessuna classe sociale usa più l’algherese per parlare con i piccoli, tranne qualche genitore sensibile ai valori culturali della propria città. Ma la comunicazione è ristretta alla famiglia, poiché il bambino non ha all’esterno interlocutori coetaneI.




QUALE FUTURO PER L'ALGHERESE?

L’algherese è dunque una lingua che non trova elementi per riprendere il suo cammino. La sua strada, iniziata nel 1354, pare ora smarrita e, forse, persa per sempre.
L’algherese sta silenziosamente spegnendosi, in una babele di lingue che reclamano spazi e che sanno gridare.

In questa affermazione c’è l’amara constatazione di chi vede in questo declino la fine di un pilastro dell’identità culturale. L’algherese, arrivato come idioma imposto dai colonizzatori, è diventato comunque patrimonio culturale della città, suo tratto caratteristico, e la sua scomparsa è segno di incuria nei confronti della propria storia.
Chi perde il proprio passato non ha le basi per capire il presente e per costruire il futuro.
E’ come se lentamente ciascuno di noi venisse risucchiato ed inglobato in un amalgama indistinto dove ogni differenza viene sfibrata e scissa per perdersi, senza dare fisionomia e connotati ad un’esistenza sempre più anonima e sempre più globalizzata.
Alla nostra generazione è toccato vedere compiersi questo evento. Mi chiedo se abbiamo delle colpe. Mi chiedo che cosa avremmo potuto fare per evitarlo. Sinceramente non mi so dare risposte.

Il rimedio c’è, ed è anche molto semplice.
Basterebbe che ogni genitore in grado di parlare in algherese usasse la propria lingua madre con i figli, insieme alla lingua italiana.
Non si possono delegare le scuole ad un tale compito, poiché una lingua scolastica non può essere lingua madre che è la lingua degli affetti e del calore domestico.
I bambini accolgono con gioia le espressioni in lingua algherese e sarda che sentono dall’insegnante, ma questo non basta per dare loro le necessarie competenze.
In conclusione credo che solo un’azione congiunta delle famiglie in primo luogo, e delle scuole come supporto, possa riuscire a tenere vive le lingue dei nonni e dei genitori.
Perché privare le nuove generazioni di un arricchimento culturale che è il frutto di tante risorse umane sedimentate nei secoli, e motivo di orgoglio per chi si sente anello di una catena, che ha il dovere di trasmettere ciò che ha ricevuto?
Perché prendere noi la responsabilità di condannare per sempre il nostro passato?

Il 2 gennaio 2013 aggiungo la seguente nota.
Si assiste ad Alghero allo scempio della lingua algherese che, oltre a soffrire per il suo progressivo abbandono da parte degli abitanti, deve subire anche un processo di distorsione nella pronuncia tanto da diventare ridicola. L'accanimento di alcuni personaggi che ritengono un fatto di grande cultura scrivere l'algherese con la grafia catalana ha portato e continua a portare strafalcioni nella pronuncia. L'ultimo in ordine di tempo è il "cap d'any". Gli algheresi doc pronunciano correttamente "ca' de an". Ma alla TV e anche per strada si sente dire "cap d'any" con l'accento sulla y e vi garantisco che il fatto è veramente ridicolo.
E non è l'unico caso. Anche gli algheresi doc pronunciano Ramon Cravellet quando leggono il nome della strada intitolata al poeta anzichè dire Ramon Cravagliet. E dicono Canelles anziché dire Caneglias, e così via.
Se sentiamo qualcuno storpiare una parola inglese pensiamo che sia ignorante, ma chi storpia la lingua algherese è molto colto perché rispetta la grafia. 
Allora, finché questa nostra lingua respira e ha vita, vogliamo aiutarla a vivere con dignità? Perché non scriviamo la doppia dicitura, scrittura e pronuncia, visto che i dotti personaggi non vogliono che si usi la grafia italiana, come sarebbe più giusto, visto che siamo in Italia e che l'algherese non è una lingua diffusa in una nazione come le altre lingue straniere?

e-mail:  tilgio@virgilio.it






L'indagine

L’idea di avviare l’indagine è nata dai sondaggi che si fanno a scuola per verificare la provenienza degli alunni, prima di attivare interventi di recupero delle lingue minoritarie come prevedono particolari progetti. Personalmente mi servivo di tale metodo e mi sorgeva spontanea la curiosità di sapere quali risultati avrei ottenuto se avessi rivolto l'indagine a molti più alunni.
Occorreva però attendere un’occasione favorevole per proporre un questionario agli alunni delle diverse istituzioni scolastiche. Il progetto “Alghero tra mito e storia” si prestava alla proposta di un’indagine a vasto raggio, visto che era in rete e collegava le varie istituzioni scolastiche. Si è trattato dunque di passare dalla dimensione classe alla dimensione scuole, con il relativo impegno di affrontare un’organizzazione più complessa.
Il questionario in pratica era già pronto in quanto era stato da me  predisposto e collaudato ai tempi del primo approccio con il problema. Avevo individuato come elementi importanti il luogo di nascita dei familiari ed il loro grado  di competenza nella comprensione, nella comunicazione orale e nella lettura delle due lingue minoritarie.
Per la verità il primo questionario (anno 1985) era focalizzato sull'algherese ed aveva una sola domanda sulla lingua sarda. In seguito mi sono resa conto della sua importanza all'interno delle famiglie ed ho voluto darle lo stesso spazio dato all'algherese.
Per quanto riguarda la provenienza delle famiglie, l’interesse è scaturito dalle osservazioni sulla composizione delle famiglie dei miei alunni. Più si andava indietro nel tempo, più si trovavano località differenti da Alghero nei luoghi di nascita di nonni e bisnonni.
Per ovvi motivi nella presente indagine mi sono limitata al luogo di nascita dei nonni, ma sarebbe stato interessante tornare ancora più indietro, ai primi decenni del novecento. I dati avrebbero rivelato una ancor minore provenienza algherese dei nuclei familiari. 
Il dato della provenienza, tra tutte le domande del questionario, è il più oggettivo. E’ un punto fermo ed incontestabile. Non si può dire la stessa cosa per quanto riguarda i livelli di competenza. Infatti il capire, parlare e leggere “molto” o “poco” è soggettivo, è una valutazione che può variare da individuo a individuo, e non ci dà un’informazione certa. Tuttavia dobbiamo fidarci di quanto è scritto nei questionari. Ho notato comunque che le affermazioni sono coerenti sia con il luogo si nascita, sia tra di loro. In altri termini non è mai risultato che ad una scarsa comprensione corrispondesse una buona comunicazione orale, o una discreta capacità nella lettura.
Ho potuto constatare con piacere che i questionari sono stati compilati con cura, anche se purtroppo su qualcuno non ho trovato notizie dei nonni. Questo fatto ha reso meno completo il dato della provenienza, come si potrà vedere dalle tabelle e dai grafici.

Il calcolo delle percentuali è stato fatto inserendo nei totali anche i nonni non residenti ed i fratelli che non ci sono, nelle famiglie con un figlio unico. Ho scelto questa modalità poiché volevo che dai dati risultasse qual era effettivamente l’ambiente linguistico della famiglia. Se avessi escluso quei familiari non presenti ad Alghero avrei ottenuto un dato più alto di competenza dei nonni, ma avrei falsato la situazione reale  esistente in ogni nucleo familiare. 
In un secondo tempo ho anche tabulato i dati finali che riguardano il totale dei questionari compilati (1020) con l’esclusione dei non residenti, per poter verificare il grado di comprensione, produzione e fruizione delle lingue minoritarie da parte di chi abita in città. 
I dati forniti dai questionari sono veramente molti, anche se non tutti sono stati analizzati.
Ad esempio un altro dato ricavabile dalle tabelle è quello relativo alle persone che capiscono, parlano e leggono le due lingue, oltre all'italiano. 
Nelle tabelle intermedie che riguardano le singole scuole si può vedere chi è trilingue,  nella colonna “algherese e sardo”. 
Di questo dato è stata fatta la tabulazione finale (1020 questionari). 
Comunque è facile sapere quanti hanno la conoscenza di algherese e sardo in quanto, come già detto, lo si può ricavare dalle tabelle relative alle scuole prese singolarmente.
Di seguito si può vedere il questionario sottoposto agli alunni e studenti delle scuole di Alghero.




Numerose scuole hanno risposto all’iniziativa ed in totale ho potuto tabulare 1020 questionari. Considerando che ciascun questionario riporta la situazione di otto persone si può dire che ho raccolto i dati di 6819 abitanti di Alghero. Infatti mancano nel conto i 1117 familiari non residenti, ed i 224 fratelli delle famiglie con un unico figlio.
Il mio lavoro è consistito nel tabulare i dati, calcolare le relative percentuali e predisporre i grafici al computer mantenendo la divisione delle scuole che hanno partecipato all'indagine. In altri termini ciascuna scuola elementare, media e superiore ha le proprie tabelle, percentuali e grafici.
In seguito ho riunito in  un’unica  tabella i dati  dei 338 questionari  delle scuole elementari, in un’altra i dati dei 276 questionari delle  scuole medie , ed in una terza tabella quelli dei 406 questionari delle scuole superiori.
Infine è arrivato il momento di riunire le tre tabelle in un unico prospetto di 1020 questionari.


ANALIZZIAMO I DATI

Inizia ora la presentazione dei grafici. Il primo riguarda il luogo di nascita di alunni e familiari di tutte le scuole esaminate. La prima colonna riguarda Alghero, la seconda i centri della Sardegna (un’altissima percentuale proviene dal circondario e dalla provincia di Sassari), la terza le località della penisola, la quarta e la quinta riportano città europee ed extraeuropee.
Nella colonna “non risponde” sono compresi anche i fratelli che non ci sono, nelle famiglie con un figlio unico. Siccome il dato riguardava il luogo di nascita, sono compresi anche i nonni non residenti.
I seguenti dati sono relativi al dato globale, di tutte le scuole esaminate e riportano tutti i 1020 questionari.

TABELLA N° 1


GRAFICO N° 1


Il grafico n° 1 mostra chiaramente come si pareggino le provenienze dei nonni tra la nascita ad Alghero e in altri centri sardi. I genitori algheresi (60 %) sono più del doppio di quelli nati fuori Alghero (27,5 %)

In realtà la situazione è subito risultata chiara fin dalle prime tabulazioni in quanto, pur con qualche differenza riscontrabile  nei vari quartieri, sostanzialmente abbiamo una provenienza dei nonni al 39,5% da Alghero e al 50,25% da altre località. Purtroppo il 10,25% non ha risposto e la situazione rimane un po’ indefinita.
Per i genitori abbiamo il dato completo e risulta che il 60% è nato ad Alghero, mentre il 40% proviene da altri paesi e città. I figli sono nati ad Alghero nell' 83% delle famiglie. C’è anche un 17% che è nato fuori Alghero, ma in gran parte si tratta di luoghi dove il bambino è soltanto nato.



CHI CAPISCE L'ALGHERESE E IL SARDO


GRAFICO N° 2


Un dato di sicuro interesse è quello relativo alla colonnina del "niente" che appare molto contenuta negli adulti (9,5%) e non molto alta nei figli (2,5%). Ciò significa che la maggioranza di residenti capisce almeno "poco" l'algherese. Su quattro alunni uno lo capisce "molto", due "poco" e uno "niente".
Nei genitori la comprensione è buona nel 62,5%, è "poco" buona nel 23 %, ed è inesistente nell'11%. Il dato dei nonni appare incompleto visto l'alto numero dei non residenti e di chi non risponde (44 %). Tra i residenti la percentuale di comprensione è alta.


TABELLA N° 3

GRAFICO N° 3


Una buona comprensione del sardo è presente in tutte le età, con percentuali differenti. Il più competente appare il padre, con il 39%. Il 36% degli alunni lo capisce "molto" o "poco"



CHI PARLA L'ALGHERESE E IL SARDO

TABELLA N° 4


GRAFICO N° 4


In questo grafico riassuntivo che presenta la situazione di tutte le scuole esaminate si nota chiaramente tra gli adulti una situazione abbastanza omogenea nella capacità di parlare l'algherese. Ciò significa che le differenze riscontrate tra nonni e genitori nelle varie scuole si sono qui compensate le une con le altre. La madre ha mantenuto l'ultima posizione, ed il padre ha un solo punto percentuale in più della nonna materna.
Gli adulti parlano "molto" l'algherese al 39 %,  percentuale che ritroviamo negli alunni che, "poco" o "molto" , si esprimono nella lingua minoritaria (39 %).


TABELLA N° 5


GRAFICO N° 5


Si ripresenta anche qui una situazione livellata tra gli adulti. La loro buona competenza linguistica attiva nei confronti del sardo si attesta sul 22%. Qui, nonostante l'alto numero dei non residenti, i nonni superano i genitori, seppure di poco. La colonnina del "niente" va crescendo dai nonni verso gli alunni; il suo valore va dal 23% dei nonni paterni al 74% degli alunni.



CHI LEGGE L'ALGHERESE E IL SARDO


TABELLA N° 6

GRAFICO N° 6


Tra gli adulti, il 12% legge "molto" l'algherese e il 20% lo legge "poco". La competenza degli alunni appare molto limitata, in quanto solo il 4% lo sa leggere bene, e il 16% afferma di avere scarsa dimestichezza con la lettura degli scritti algheresi. Il 74% poi non lo legge per niente.


TABELLA N° 7


GRAFICO N° 7


La percentuale di adulti che leggono il sardo è inferiore ai valori dell'algherese. Infatti il 10%  legge "molto" il sardo, e il 12% lo legge "poco".


ALTRE CONSIDERAZIONI


Il 27% dei nonni non risiede ad Alghero e quindi non è rientrato nella tabulazione dei dati sulla competenza nelle lingue, che riguardava solo i residenti. Tra i nonni che risiedono in città ho riscontrato un’ottima capacità di comprensione, una buona competenza nella comunicazione orale ed un certo interesse alla lettura.
Mi ha sorpreso il fatto che tra i genitori il padre ha, in una percentuale quasi sempre superiore alla madre, una notevole dimestichezza con entrambe le lingue sia per quanto riguarda il capire e sia per il parlare.
Le madri invece tendono ad abbandonare l’algherese e il sardo.

I questionari si rivelano ricchi di altre informazioni. Infatti è interessante controllare le date di trasferimento delle famiglie ad Alghero. Il flusso migratorio si presenta molto distribuito nel tempo. C’è stato un incremento negli anni sessanta ed infine si nota uno stabilizzarsi negli ultimi trent'anni con un continuo numero di arrivi, anche se più rallentato, fino al 2001.
Un altro dato che si ricava è quello delle famiglie con un figlio unico. Sono risultate 224 su 1020, quasi il 23%.

L’indagine ha richiesto sette mesi di assiduo e costante lavoro. I dati sono stati tabulati e calcolati senza particolari formule statistiche e riportano la situazione così come si presenta nei questionari.
Ritengo che una sua validità importante sia quella che riguarda la provenienza delle famiglie. Un altro elemento significativo è connesso con la presenza dei dati sull'uso della lingua sarda accanto all'algherese, oppure da sola.
E credo che i dati raccolti siano uno specchio sufficientemente fedele della situazione linguistica cittadina nel momento in cui si festeggiano i novecento anni della sua vita.


Forse, più avanti nel tempo, tra venti, trent'anni, potrà essere un utile parametro per fare raffronti e per verificare il processo di evoluzione delle lingue minoritarie ad Alghero.


Con questo pensiero chiudo l’indagine e mi auguro che, pur nel naturale procedere del tempo, qualcosa resti del passato perché sia di indirizzo e guida per il futuro.

Alghero - Storia e lingua

Storia e lingua

Come tutte le città della costa, Alghero è luogo d’immigrazione. Fin dalle più lontane epoche molte genti sono approdate ai suoi lidi e vi hanno trovato ospitalità.
Inizialmente popolato centro neolitico ed eneolitico, ha conosciuto un periodo nuragico molto florido ed è stato scelto per insediamenti in periodo romano e medievale. Il suo destino è stato quello di divenire una piazzaforte genovese duramente contesa tra il Giudice d’Arborea ed il re d’Aragona. Il sogno dei Sardi di rendersi indipendenti ed autonomi inizia a dissolversi con la caduta di Alghero in mani catalano-aragonesi. Gli abitanti del borgo sono costretti ad abbandonare alla svelta le loro case e ad andare, profughi, in altri centri. E’ passato molto tempo da allora, ma il ricordo di quello straziante dolore resta vivo in chi conosce gli eventi e vuole far chiarezza sulla propria identità. Da allora inizia per noi sardi un periodo di servitù straniera che ben presto coinvolgerà tutta l’isola. Questa è la storia.
Ma a noi ora interessano le conseguenze che tale dominazione ha determinato nella nostra città. I catalano-aragonesi, giunti per ripopolarla dopo aver scacciato i residenti, ed hanno fatto echeggiare una nuova lingua negli stretti vicoli del piccolo centro marinaro.


Senza il pesante intervento dello stato e della scuola che, come abbiamo visto, nel corso del novecento hanno inteso eliminare le parlate locali, la lingua algherese avrebbe continuato il suo percorso evolutivo con l’acquisizione dei termini necessari alle odierne esigenze comunicative imposte da uno sviluppo tecnologico tale da rendere inadeguate persino le lingue nazionali, e con la perdita del lessico relativo a mestieri e attività ormai scomparsi.
Pensare di riprendere la lingua algherese dei primi del novecento è fatto anacronistico ed antistorico. Nessuno di noi userebbe oggi l’italiano delle origini e nemmeno quello del 1800. E’ ben noto che la funzione di una lingua è quella di comunicare, ed il requisito fondamentale di una comunicazione è la completezza e chiarezza del messaggio nei confronti dei destinatari.
Una lingua funzionale è quella che riesce ad assolvere al meglio le esigenze comunicative della società di appartenenza. L’evoluzione di una lingua è parallela allo sviluppo del suo contesto economico, sociale, politico e non credo che possa esistere un meccanismo differente.


Dice J.L. Aranguren* “ Sono i popoli che fanno la storia quelli che, in virtù di questo inserimento della lingua nel fare, inventano le parole convenienti alle loro azioni”.
Agli altri, quelli che non fanno la storia, non rimane che prendere queste parole e adattarle alle proprie esigenze comunicative con vari meccanismi.
Lascio ora queste considerazioni, sicuramente interessanti e meritevoli di ulteriori sviluppi in altra sede, per entrare nel vivo dell’argomento trattato.

Tra tutti i dati emersi dall’indagine, sono abbastanza eloquenti quelli che riguardano la consistenza dell’immigrazione. Tuttavia desidero sia chiaro che non attribuisco a questo dato una causa determinante dell’abbandono dell’algherese. Ho già detto che Alghero è sempre stata centro d’immigrazione, e ha comunque mantenuto la sua parlata. Posso però precisare che sicuramente questo è un dato che, in una situazione critica, ha la sua importanza. Infatti analizzando le poche famiglie dove anche i nonni sono nati ad Alghero, si riscontra una maggiore competenza anche da parte dei figli, almeno per quanto riguarda la comprensione della lingua.







L'indagine - Il questionario

L'indagine - Il questionario

L’idea di avviare l’indagine è nata dai sondaggi che si fanno a scuola per verificare la provenienza degli alunni, prima di attivare interventi di recupero delle lingue minoritarie.
Si è trattato dunque di passare dalla dimensione classe alla dimensione scuole, con il relativo impegno di affrontare un’organizzazione più complessa. Occorreva anche attendere un’occasione favorevole per proporre un questionario agli alunni delle diverse istituzioni scolastiche. Il progetto “Alghero tra mito e storia” si prestava alla proposta di un’indagine a vasto raggio, visto che era in rete e collegava le varie istituzioni scolastiche.
Il questionario in pratica era già pronto in quanto era stato da me predisposto e collaudato ai tempi del primo approccio con il problema. Avevo individuato come elementi importanti il luogo di nascita dei familiari ed il loro grado di competenza nella comprensione, nella comunicazione orale e nella lettura delle due lingue minoritarie.
Per la verità il primo questionario (anno 1985) era focalizzato sull’algherese ed aveva una sola domanda sulla lingua sarda. In seguito mi sono resa conto della sua importanza all’interno delle famiglie ed ho voluto darle lo stesso spazio dato all’algherese.


Per quanto riguarda la provenienza delle famiglie, l’interesse è scaturito dalle osservazioni sulla composizione delle famiglie dei miei alunni. Più si andava indietro nel tempo, più si trovavano località differenti da Alghero nei luoghi di nascita di nonni e bisnonni.
Per ovvi motivi nella presente indagine mi sono limitata al luogo di nascita dei nonni, ma sarebbe stato interessante tornare ancora più indietro, ai primi decenni del novecento. I dati avrebbero rivelato una ancor minore provenienza algherese dei nuclei familiari.
Il dato della provenienza , tra tutte le domande del questionario, è il più oggettivo. E’ un punto fermo ed incontestabile. Non si può dire la stessa cosa per quanto riguarda i livelli di competenza. Infatti il capire, parlare e leggere “molto” o “poco” è soggettivo, è una valutazione che può variare da individuo a individuo, e non ci dà un’informazione certa. Tuttavia dobbiamo fidarci di quanto è scritto nei questionari. Ho notato comunque che le affermazioni sono coerenti sia con il luogo si nascita, sia tra di loro. In altri termini non è mai risultato che ad una scarsa comprensione corrispondesse una buona comunicazione orale, o una discreta capacità nella lettura.





A tutte le scuole di Alghero a partire dalle scuole elementari è stato chiesto di compilare il seguente questionario. Come si vede i dati da tabulare erano molti e ritengo che il risultato dell'indagine sia attendibile poiché la risposta è stata buona dato che ho potuto tabulare i dati di 1020 questionari che riguardavano la situazione linguistica di circa 7000 residenti. 



Ho potuto constatare con piacere che i questionari sono stati compilati con cura, anche se purtroppo su qualcuno non ho trovato notizie dei nonni. Questo fatto ha reso meno completo il dato della provenienza, come si potrà vedere dalle tabelle e dai grafici.

Il calcolo delle percentuali è stato fatto inserendo nei totali anche i nonni non residenti ed i fratelli che non ci sono, nelle famiglie con un figlio unico. Ho scelto questa modalità poiché volevo che dai dati risultasse qual era effettivamente l’ambiente linguistico della famiglia. Se avessi escluso quei familiari non presenti ad Alghero avrei ottenuto un dato più alto di competenza dei nonni, ma avrei falsato la situazione reale esistente in ogni nucleo familiare.
In un secondo tempo ho anche tabulato i dati finali che riguardano il totale dei questionari (1020) con l’esclusione dei non residenti, per poter verificare il grado di comprensione, produzione e fruizione delle lingue minoritarie da parte di chi abita in città. 

 I dati forniti dai questionari sono veramente molti, anche se non tutti sono stati analizzati.
Ad esempio un altro dato ricavabile dalle tabelle è quello relativo alle persone che capiscono, parlano e leggono le due lingue, oltre all’italiano.
Nelle tabelle intermedie che riguardano le singole scuole si può vedere chi è trilingue, nella colonna “algherese e sardo”.
Di questo dato è stata fatta la tabulazione finale (1020 questionari). I grafici si trovano nella parte intitolata “Bilinguismo”.
Comunque è facile sapere quanti hanno la conoscenza di algherese e sardo in quanto, come già detto, lo si può ricavare dalle tabelle relative alle scuole prese singolarmente.

Numerose scuole hanno risposto all’iniziativa ed in totale ho potuto tabulare 1020 questionari. Considerando che ciascun questionario riporta la situazione di otto persone si può dire che ho raccolto i dati di 6819 abitanti di Alghero. Infatti mancano nel conto i 1117 familiari non residenti, ed i 224 fratelli delle famiglie con un unico figlio.
Il mio lavoro è consistito nel tabulare i dati, calcolare le relative percentuali e predisporre i grafici al computer mantenendo la divisione delle scuole che hanno partecipato all’indagine. In altri termini ciascuna scuola elementare, media e superiore ha le proprie tabelle, percentuali e grafici.
In seguito ho riunito in un’unica tabella i dati dei 338 questionari delle scuole elementari, in un’altra i dati dei 276 questionari delle scuole medie , ed in una terza tabella quelli dei 406 questionari delle scuole superiori.
Infine è arrivato il momento di riunire le tre tabelle in un unico prospetto di 1020 questionari.









Luogo di nascita di alunni e familiari





I seguenti dati sono relativi a tutti i questionari esaminati e riportano i dati pervenuti da tutte le scuole che hanno aderito all'indagine.


Per agevolare la comprensione delle tabelle ecco di seguito una legenda.
Nonno P. = Nonno paterno
Nonna P. = Nonna paterna
Nonno M. = Nonno materno
Nonna M. = Nonna materna

TABELLA 1 A  - ALGHERO E ALTRE  LOCALITA'
Il grafico mostra chiaramente come si pareggino le provenienze dei nonni tra la nascita ad Alghero e in altri centri sardi. 
I genitori algheresi (60 %) sono più del doppio di coloro che sono nati in altri paesi e città dell'Isola (27,5 %)

Percentuali di chi capisce l'algherese e il sardo

Le successive tabelle e grafici evidenziano le percentuali di quanti residenti di Alghero sono in grado di capire l'algherese e il sardo.
Numerosi nonni sono risultati non residenti ad Alghero e sono stati conteggiati nella colonna "Non risiede".
Nelle famiglie con un figlio unico mancano i fratelli. Il loro numero è conteggiato nella colonna "Non risiede", per non aggiungere un'ulteriore colonna.

Un dato di sicuro interesse è quello relativo alla colonnina del "niente" che appare molto contenuta negli adulti (9,5 %) e non molto alta nei figli (25 %). ciò significa che la maggioranza dei residenti capisce almeno "poco" l'algherese. Su quattro alunni uno lo capisce "molto", due "poco" e uno "niente".
Nei genitori la comprensione è buona nel 62,5 %, è "poco" buona nel 23 %, ed è inesistente nell' 11 %. Il dato dei nonni appare incompleto visto l'alto numero dei non residenti e di chi non risponde (44 %).
Tra i residenti la percentuale di comprensione è alta.

Una buona comprensione del sardo è presente in tutte le fasce di età, a percentuali differenti.
Il più competente appare il padre, con il 39 %. Il 36 % degli alunni lo capisce "molto" o "poco".


Percentuali di chi parla l'algherese e il sardo

Tabelle e grafici per vedere quanti ad Alghero parlano l'algherese e il sardo. Ricordo che i dati si riferiscono al 2001-2002.
In questo grafico riassuntivo che presenta la situazione di tutte le scuole esaminate si nota chiaramente tra gli adulti una situazione abbastanza omogenea nella capacità di parlare l'algherese. Ciò significa che le differenze riscontrate tra nonni e genitori nelle varie scuole si sono qui compensate le une con le altre.
La madre ha mantenuto l'ultima posizione, ed il padre ha un solo punto percentuale in più della nonna materna.
Gli adulti parlano "molto" l'algherese al 39 % , percentuale che ritroviamo negli alunni che, "poco" o "molto", si esprimono nella lingua minoritaria (39 %).
Si ripresenta anche qui una situazione livellata tra gli adulti. a loro buona competenza linguistica attiva nei confronti del sardo si attesta sul 22 %.
Qui, nonostante l'alto numero dei non residenti, i nonni superano i genitori, seppure di poco. La colonnina del "niente" va crescendo dai nonni verso gli alunni; il suo valore va dal 23 % dei nonni paterni al 75 % degli alunni.

Percentuali di chi legge l'algherese e il sardo

Le seguenti tabelle e grafici  mostrano quanti residenti di Alghero sanno leggere l'algherese e il sardo.

Tra gli adulti  il 12%  legge "molto" l'algherese e il 20% lo legge "poco". La competenza degli alunni appare molto limitata, in quanto solo il 4% lo sa leggere bene, e il 16% afferma di avere scarsa dimestichezza con la lettura degli scritti algheresi. Il 74% poi non lo legge per niente.
La percentuale di adulti che legge il sardo è inferiore ai valori di coloro che leggono l'algherese. Infatti  il 10,66 legge "molto" il sardo, e il 12,6% lo legge "poco".

Conclusione dell'indagine