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giovedì 23 agosto 2012

Foto di Alghero




Lunedì 17 settembre 2018         h 18,18 (ora legale)




Veliero

Dalla torre qualcuno ti sorveglia!



Venerdì 26 gennaio 2018   -   h 18,04

Chiesa del Carmelo



Martedì 23 settembre 2014

Equinozio d'autunno
Ieri 23 settembre si è verificato l'equinozio d'autunno. In tutto il pianeta ci sono state 12 ore di luce e 12 ore di buio. Ma mentre noi andiamo verso l'autunno, il sud va verso la primavera.
La foto, presa dalla Torre di Sulis,  mostra la posizione del sole in questa giornata. E' stata scattata alle 19,39 (ora solare 18,39). Ora la nostra stella andrà sempre più verso sud, e si allontanerà da Capo Caccia fino al solstizio d'inverno quando cambierà rotta. Questi spostamenti del sole erano conosciuti fin dal paleolitico e nel neolitico venivano festeggiati in maniera molto solenne con sacrifici e riti sacri. 
Da quando le masse si sono allontanate dalle campagne per vivere in città si è persa la consapevolezza che la nostra vita dipende in maniera molto importante anche dal sole. Guardiamo il calendario e va bene così. Qualcuno è convinto che l'autunno inizi il 21 settembre.


Equinozio d'autunno







Lunedì 6 gennaio 2014


Befane e Befani a cavallo al porto distribuiscono caramelle ai bambini



Sabato 16 novembre 2013

Musica dal vivo al porto.

 30 agosto 2013  - h 18,58
I turisti sulla barca si godono la serata in uno stupendo mare calmo e azzurro.

Vorrei proprio essere sulla barca!... 


Parco di Porto Conte -  Le Prigionette (Arca di Noè) -10 agosto 2013   h 20,28





Spiaggia "La Speranza"  Domenica 17 marzo 2013


La parte finale della pavimentazione della discesa è stata frammentata.
Ecco come si presenta la spiaggia La Speranza. La sabbia è stata in gran parte asportata dalle mareggiate invernali mettendo a nudo la roccia di colore verde chiaro. Sulla riva sono depositate le posidonie.  

Qui si nota come le mareggiate abbiano agito anche sul muretto portando via alcune pietre.

Sabato 26 gennaio 2013 (h 17,47)


Mentre il sole tramonta ad ovest, ad est sorge la luna.

Venerdì 25 gennaio 2013

Ancora il mare è molto agitato. Qui non si distinguono ma ci sono due surfisti immersi in acqua.

Domenica 21 ottobre 2012

 Caletta nei pressi di Capo Caccia

 Bona pesca! 
-I tan gialmana per esca! (E tua sorella per esca!)

Domenica 7 ottobre 2012 - Tramonto a Las Tronas



Hotel Las Tronas


Domenica 30 settembre 2012. Alghe depositate sulla spiaggetta.





9 settembre 2012 - Scogliera e posidonia


Gabbiani
Sembrano onde pietrificate da un incantesimo.


Martedì 21 agosto 2012 - I Bastioni di notte


Quintetto d'archi


Il molo visto dai Bastioni



Bastioni

7 novembre 2011 - Mareggiata
Torre di San Giacomo o Torre dei cani durante una mareggiata.


Capo Caccia  -  16 gennaio 2011



Una rara giornata di nebbia ed ecco il gigante che dorme avvolto da un bianco lenzuolo. La foto è stata scattata da Punta Giglio.

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mercoledì 4 luglio 2012

Leggenda di Capo Caccia


Tramonto al solstizio d'inverno. Il punto del tramonto si trova spostato verso Bosa. Dopo il 21 dicembre il sole inverte il suo percorso e andrà verso Capo Caccia, a nord.
 (Fotografia scattata dalla Torre di Sulis)


Tra i racconti tradizionali di Alghero non risulta alcuna leggenda sul promontorio di Capo Caccia.  Eppure il suo particolare profilo si presta a stimolare la fantasia e ad immaginare l'origine dell' "uomo che dorme".
Ecco allora una leggenda moderna che spiega perché Capo Caccia ha la forma di un gigante adagiato sulle onde e fantastica sulla formazione delle Grotte di Nettuno, custodite al suo interno. 



LA LEGGENDA DI CAPO CACCIA



Il sole gettava ombre dai contorni soffusi sulla sabbia fine e bianca delle dune, in quel pomeriggio di fine dicembre, nel giorno del solstizio d’inverno. Una giovane donna passeggiava sulla spiaggia con i suoi due gemelli, Sirio e Stella, dagli occhi neri come il carbone. Nessuno li aveva mai visti prima, e non si sapeva da dove fossero venuti.
I lunghi capelli chiari della donna ricadevano morbidi sulle spalle, e si intonavano deliziosamente con il vaporoso abito di seta color blu cobalto sfumato, più scuro verso l’orlo e più chiaro verso la scollatura. Il prezioso tessuto era cosparso da mille puntini dorati che parevano tante stelline. I delicati lineamenti del suo viso parevano emanare un bianco splendore.
I tre camminavano sul bagnasciuga. I bambini spesso lasciavano la mamma e s’inchinavano allungando le mani sulla sabbia, attratti dalle conchiglie e da minuscoli frammenti di corallo. La spiaggia era deserta, e quella luminosa solitudine silenziosa invitava ai ricordi e ai pensieri più intimi.
Dopo aver camminato a lungo, la mamma fece sedere i gemelli sulla sabbia asciutta, accanto a lei. Li invitò a guardare verso occidente, dove il sole lentamente si abbassava inondando il mare di un’abbagliante luce dorata che faceva scintillare la liquida superficie.
I gemelli volsero lo sguardo al sole morente che tingeva di rosso l’aria, l’acqua e perfino i capelli della loro mamma. Furono subito attratti dalla strana forma di una lunga terra che si protendeva sulla linea dell’orizzonte.
- Mamma, guarda! Sembra quasi un uomo coricato! - Disse il bambino.
- E’ vero, aggiunse Stella, ma è un uomo proprio grande! Sembra un ... gigante!

- E’ un gigante, un gran gigante
che dorme e dorme e dormirà...
Chi lo sveglierà?
Trallalero trallalà!



Prendendosi per mano i bambini saltavano e ballavano cantando l’allegra filastrocca improvvisata da Sirio che aveva sempre una canzoncina per ogni circostanza.
Anche la mamma si lasciò coinvolgere dall’atmosfera gioiosa e ballò e cantò con loro. Infine fece uno strano sorriso malinconico e disse:
- Volete sentire la storia del gigante addormentato?
- Siiiiiiiiiii ! trillarono i gemelli e si accucciarono accanto a lei con la bocca spalancata e un’espressione di felice attesa negli occhi sfavillanti.
Le storie che la mamma inventava erano sempre molto belle. Non erano di quelle che facevano paura, ed avevano solo un difetto: finivano troppo presto.

« Tanti, tanti anni fa in questo territorio che vedete adagiato là in fondo, tra le alture e il mare, viveva un giovane uomo molto alto, tanto alto che fu soprannominato «Il Gigante». Nessuna ragazza voleva sposarlo, perché era troppo alto, e lui trascorreva i suoi giorni solo ed infelice. In una notte d’agosto passeggiava, così come ora facciamo noi, su questa spiaggia. Ad un tratto sollevò lo sguardo e, in un cielo blu cobalto, tra tanti luminosi e splendenti astri, vide la Luna. Certo, non era la prima volta che vedeva la Luna, ma quella sera la osservò più attentamente, anzi, si può affermare che non riuscisse a toglierle gli occhi di dosso. Si sdraiò sulla sabbia e i suoi occhi neri come il carbone rispecchiarono a lungo il riflesso del bianco disco. Più guardava, più gli sembrava di vedere un’attraente fanciulla, con un viso sorridente e buono, e con una gran voglia di parlare. E, ad un tratto, il Gigante vide la lunare bocca schiudersi teneramente. Come per incanto, nel cielo risuonò una dolce e suadente voce:
- Ciao! Come mai sei tutto solo sulla spiaggia e non sei a passeggio con i tuoi amici?
Il nostro Gigante non si meravigliò nel sentire la Luna parlare. Come vi ho detto, aspettava di udire la sua voce da un momento all’altro, e fu molto felice. Il suo cuore ebbe un fremito, e nel suo viso si delineò una felicità assoluta. La sua potente voce echeggiò, con modulazioni tenere e suadenti:
- Ciao, Luna. Anche tu stasera sei tutta sola nel cielo! Una fanciulla così bella avrà sicuramente molti ammiratori e molti amici. Tu di certo non ti annoi lassù.
La Luna., un po’ imbarazzata da quel complimento, non seppe che cosa rispondere. Ci fu un lungo silenzio durante il quale i due si guardarono intensamente. Gli occhi del giovane erano come incatenati da quello sguardo che proveniva dal cielo e lanciava misteriosi messaggi.
Ad un tratto una nuvoletta coprì il satellite ed il giovane si sentì tradito. Dunque ella si nascondeva al suo sguardo, voleva solo ingannarlo! S'alzò in piedi e cercò di scostare l’ostacolo, ma, per quanto fosse alto, non riuscì ad arrivare fin lassù.
Anche la Luna, disperata, lo cercava di là da quel bianco velo. Sembrò un’eternità, ma infine la nuvola dispettosa si allontanò e i due tornarono a sorridere.
Parlarono a lungo ed infine il Gigante, preso un po’ di coraggio, le chiese:

- Perché non vieni quaggiù? Potremmo conoscerci meglio, e potremmo trascorrere delle belle serate insieme.

- Mi piacerebbe tanto, ma mio fratello, il Sole, non vuole che io lasci il cielo. Vieni tu quassù. Qui c’è tanto spazio per noi due.


- Non posso salire fino a te. Come possiamo fare allora?



Ma, come si sa, le notti d’estate finiscono in fretta. Già il cielo schiariva e stava per cominciare un nuovo giorno. La Luna sbiadiva e stava ormai per andarsene.
- E’ tardi, ora arriva mio fratello e non potrai più vedermi. Devo salutarti.
- Addio! Appena sarà buio tornerò a trovarti! Non mancare all’appuntamento!

La mamma si alzò, raccolse l’ampia gonna frusciante, la scrollò e fece cadere giù la sabbia bianca e fine.
- Ma non è mica finita! - Disse Stella. Vogliamo sapere che cosa è successo dopo.
- Bambini, il sole sta per tramontare e si sente già la brezza. E’ ora di andare via. Torneremo domani e continuerò la storia.

I tre camminarono verso est e ben presto le loro orme si dispersero nel nulla. Poco dopo una meravigliosa Luna sorse nel cielo ad oriente, proprio nello stesso istante nel quale il sole tramontava ad ovest. Accadeva quasi sempre così, nel giorno del solstizio d’inverno, e fin dai tempi più antichi gli uomini osservarono tale spettacolo tanto singolare e suggestivo. I due fulgidi astri, uno rosso ed uno bianco, si davano il cambio nei due punti opposti dell’orizzonte e si specchiavano per alcuni istanti l’uno nell’altro.

Il pomeriggio seguente i tre tornarono in riva al mare. Si sedettero a ridosso di una bianca duna, e la mamma riprese il racconto.

« Per molte notti successive i due si incontrarono ma il giovane si accorse che la sua amata diveniva ogni notte più sottile.
- Che ti succede? Il tuo viso non è più rotondo, ti vedo molto più esile. Sono preoccupato per te.
- Non è nulla. Mi succede sempre così. E’ a causa del viaggio che compio durante il mese intorno alla Terra. Tra qualche giorno sparirò del tutto, ma tu non disperarti. Io sarò ugualmente nel cielo e potrò vederti, anche se per te sarò invisibile.
Anzi, ora ti rivelerò un mio piccolo segreto. Nel periodo in cui tu non mi vedrai, potrai sapere esattamente quando sarò presente. Osserva il mare. Ora le onde si allungano sulla spiaggia, fino a lambire quelle piante spinose che con le loro radici trattengono la sabbia. Questo accade perché l’acqua è una mia fedele amica e si solleva sempre per salutarmi, perché lei sente la mia presenza. Gli uomini affermano che c’è alta marea quando io sono nel cielo. Devi sapere che il mare si accorge di me anche quando sono invisibile agli uomini. A te basterà osservare la marea per capire che sono quassù. Ora lo sai anche tu. Anzi, in uno di quei giorni, approfittando del fatto che nessuno si accorgerà della mia assenza nel cielo, cercherò di venire sulla tua Terra. Così potremo vederci da vicino e potremo passeggiare insieme nella tua bella città.
Nel sentire queste parole, al Gigante tremarono le gambe e quasi non voleva credere alle sue orecchie. Provava tanta felicità, che gli spuntarono due lacrime.

Giorno e notte, senza tregua, pensava ad una via d’uscita per la loro triste condizione. Infine si decise. Sarebbe andato a parlare con il Sole, e lo avrebbe convinto a lasciare libera sua sorella perché potesse sposare chi voleva, e potesse vivere nel luogo da lei desiderato.
Quando il Sole sentì la richiesta del giovane, fece una lunga, sgangherata, sonora risata. Un misero mortale non poteva certo sposare la Luna. Già aveva rifiutato principi e re. Quando poi sentì pronunciare la parola «amore» andò su tutte le furie e, per tagliare corto il discorso, gli assicurò che, se lo avesse trovato a parlare ancora con sua sorella, lo avrebbe trasformato in una roccia, una roccia bianca calcarea che non avrebbe mai avuto riposo perché l’acqua l'avrebbe tormentato per l’eternità sciogliendo le sue membra e scavando gallerie nelle sue viscere.
Il poveretto capì che non c’era nulla da fare per loro due. Erano destinati ad un amore infelice, senza speranza. Non avrebbe più potuto parlare con la sua amata Luna, e non avrebbe più udito la sua voce soave. Da allora vagò per ogni luogo senza pace, senza più riuscire a trovare riposo né un motivo per vivere. Pensava sempre alla Luna che in quei giorni diveniva sempre più grande e luminosa. Una notte la osservò dalla finestra della sua casa e vide il suo bellissimo viso inondato di lacrime. Anche lei soffriva per quella crudele separazione. Allora non resistette più e corse sulla spiaggia, per parlare ancora con lei, per guardarla e per giurarle che il suo amore sarebbe stato eterno.
Piansero entrambi penose lacrime, e cercarono un modo per ingannare il Sole. Forse sarebbero riusciti a vedersi almeno nelle notti di plenilunio, ma dovevano stare molto attenti, perché il Sole arrivava inaspettato e anticipava sempre l’ora del suo levarsi quando si andava verso l’estate. S'era ormai in maggio. In quelle notti tiepide e serene il Gigante e la Luna passavano ore ed ore a parlare e a fare progetti. Infatti non avevano smesso di pensare ad un loro futuro insieme. E proprio in un giorno di fine maggio il sole decise di alzarsi un po’ prima, dato che ormai l’estate era vicina ed occorreva accorciare il tempo della luce. Fu così che trovò il Gigante mentre conversava ancora con sua sorella.
Non si può descrivere la furia che sconvolse il terribile fratello. La sua voce rimbombò nel cielo come il più fragoroso dei tuoni.

Stolto umano
Sei sciocco e insistente,
sarai castigato immantinente.
Ti ho già avvertito, in verità
Roccia diverrai, per l’eternità.
Qui giacerai, verso ponente,
dove la sera io calo dormiente
ed ogni dì, nell’ora del riposo
vedrò il macigno, tutto corroso.



La Luna, sentendo quelle parole, pianse, pregò, invocò, scongiurò, ma non ci fu nulla da fare. Il Gigante si trovò ben presto avviluppato dai raggi solari che lo trascinarono fino all’orizzonte dove u disteso e trasformato in bianco calcare. Ma l’amata Luna non sopportava l’idea che il suo Gigante fosse mutato in una brulla falesia scavata dall'acqua, dilaniata nelle sue viscere, e fosse destinato a diventare un misero nero antro. Allora pensò di fargli un piccolo dono, in ricordo del loro grande amore. Pregò l’Acqua, sua grande amica, di renderle un favore.

- Amica Acqua, immenso è il dolore
vengo per chiederti un gran favore.
Quando entrerai a goccia a goccia
lascia il calcare sopra la roccia.
So che, se vuoi, tu puoi creare
trine, ornamenti e gemme rare.
Sarà il mio dono per il Gigante
che di sventure ne ha avute tante.

Trascorsero gli anni, i secoli, i millenni. Per il volere del Sole, la pioggia si infiltrò lentamente nella roccia ed iniziò pian piano la sua opera di distruzione penetrando attraverso misteriosi passaggi. Ma ben presto in quei bui e spaventosi antri cominciarono a cadere delle goccioline ... tic... tic...tic...una, due, tre, e così via, per un tempo lunghissimo. Quelle gocce non erano fatte solo di acqua, ma, per esaudire il desiderio della Luna, ciascuna portava con sé un pochino di quel calcare che aveva preso dalla roccia, e infine lo affidava ai pavimenti, ai soffitti e alle pareti della cavità. E, come per miracolo, nelle grotte della falesia crebbero possenti colonne bianche e splendenti, ricche di trine e ricami. Stalattiti e stalagmiti rendevano preziosi i cunicoli e gli antri, che divennero più sontuosi dei saloni che si trovano nel palazzo del re. Un diafano strato di alabastro rivestì le nude pareti; qua e là curiose figure di esseri arcani affiorarono e popolarono di affascinanti presenze quel regno misterioso.



Il grande amore della Luna per il Gigante aveva creato dunque delle magnifiche grotte, a dispetto del crudele Sole.
E ancora oggi, nelle calde notti estive, la Luna invia i suoi bianchi raggi al Gigante. Sembra quasi che voglia tenerlo stretto in un forte abbraccio. Il calcareo promontorio allora pare elevarsi dalle acque scintillanti, come se stesse per spiccare un salto, per raggiungerla.»

- Ora è proprio finita! - Disse Sirio.
- Questa volta però era più lunga. - Aggiunse Stella.
- Era proprio bella. - Dissero i gemelli in coro, mentre i loro occhi neri riflettevano i colori e le luci del tramonto.
- E’ ora d'andar via. Il sole sta per tramontare. Su, su, dobbiamo affrettarci.- Li avvertì la mamma.
I bambini volsero lo sguardo verso ponente e lanciarono delle eloquenti occhiate all’astro dorato che s'inabissava all’orizzonte, accanto al Gigante di pietra.
- Il Sole è proprio cattivo!
- No, bambini, non sempre il Sole è cattivo! Un’altra volta vi racconterò di quando il Sole fu generoso…
- Racconta, racconta!...
- Un’altra volta. Via, via, ora si è fatto tardi! 
Tre lunghe ombre si avviarono lungo la spiaggia verso oriente e nessuno li vide più in quei luoghi.
Poco dopo la marea cancellò le loro leggere impronte sul bagnasciuga. Nel cielo ad est era apparsa la Luna. Con il suo bianco splendore disperdeva le tenebre della notte e sorvegliava amorevole il sonno del Gigante. Le erano vicine due stelline che sembravano fare un girotondo insieme con lei.

Giovanna Tilocca






Il Gigante dorme avvolto dalla nebbia



Qualcuno potrebbe chiedersi perché nella leggenda non si è sfruttata la denominazione delle grotte e perché quindi non si parla di Nettuno. Così è. Chi vuole può anche scrivere una leggenda con Nettuno come protagonista. Perché no?


Chi volesse approfondire la storia delle visite alla grotta, "le partite alla Grotta", come venivano definite nel 1800, può leggere il libro di Enrico Costa, "Alla Grotta di Alghero" che descrive con ampi particolari e numerose notizie storiche la partita alla Grotta del 12 agosto 1884 svoltasi con una ventina d'imbarcazioni. Dopo la visita lo scrittore si inerpicò fino al Faro di Capo Caccia e scese alla Grotta Verde. 
Egli parla anche di tre fratelli (Pasquale, Francesco e Rafaele) famosi per concertare le gite, quanto per conoscere a punto fisso tutti i crepacci o le sporgenze della Grotta, su cui collocare le candele per la illuminazione. E' quasi sicuro che si tratta di tre componenti la famiglia Ceravola, il padre Raffaele e i due figli Luigi ed Emilio anche se i nomi non corrispondono del tutto. Ma lo scrittore ha cambiato i nomi dei partecipanti alla "partita", quindi non è strano che abbia inventato anche alcuni nomi dei marinai. Da quanto tramanda Michele Chessa nel suo volume "Racconti algheresi" del 1976 si sa che i fratelli Ceravola, di origine livornese, organizzavano le gite alle grotte già dalla fine dell'ottocento.

Nell'Archivio Storico di Alghero non risulta alcun documento sulla Partita alle Grotte del 1884, ma ho trovato una delibera del 16 luglio 1891.
Riporto la delibera.


"La giunta, vista la domanda di Cherubini Francesco tendente ad ottenere il permesso di una partita per visitare la Grotta di Nettuno nella seconda quindicina di luglio ed altra simile di Usai Agostino per la prima quindicina di agosto, Unanime Delibera di concedere a Cherubini Francesco ed Usai Agostino i richiesti permessi alle seguenti condizioni:
1° Che l'Antro sia illuminato con non meno di 1000 lumi;
2° Che vi siano non meno di 10 illuminatori;
3° Che vi sia una barca a disposizione dei Delegati del Municipio;
4° Che le barche siano illuminate con palloncini;
5° Che i biglietti siano vistati dal Municipio;
6° Che ove la Grotta non venga visitata sia restituita non meno della metà del costo dei biglietti;
7° Che il biglietto d'ingresso non ecceda le lire sei;
8° Che la Grotta sia totalmente illuminata  prima dell'ingresso dei visitatori;
9° Che ove i concessionari non ottemperino rigorosamente a quanto sopra sarà loro negato ogni ulteriore permesso di gita nel corrente e nei prossimi anni."




Per gli algheresi Capo Caccia era Lu Fruntuni e ora è Ca' de ra Cassa
Seguendo la grafia catalana è stato tradotto con Cap de la Caça e così viene alterata anche la pronuncia.


CAPO CACCIA E I DINOSAURI


Mi sono divertita a inserire Capo Caccia in un disegno di dinosauri. Diventerà la stampa su tela per una cameretta di bambini.
Volendo essere pignoli bisogna aggiungere che quando si è sollevato Capo Caccia emergendo dai fondali marini, dove il calcare si era accumulato nel corso di milioni di anni, i dinosauri erano già estinti.
Ma questo è solo un disegno di fantasia e alla fantasia tutto è concesso.

Per commenti e messaggi:
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martedì 12 giugno 2012

Un voto per la casta




Attacchiamoci al giogo e iniziamo a tirare

L'economia virtuale traffica con una quantità enorme di denaro virtuale che non ha alcuna corrispondenza con l'economia reale. Quando gli speculatori di questi soldi virtuali vanno a cercarli, non ci sono e allora occorre pomparli dalle varie popolazioni. Noi stiamo svenandoci per mantenere questi speculatori senza patria che poi sono rappresentati dai poteri delle varie nazioni perché altrimenti non si spiega il meccanismo. 

Non so se ho capito bene, ma la cosa mi sembra verosimile. Quando mai l'economia potrà ritrovare un equilibrio e potrà garantire lavoro e diritti alle masse in questa situazione? Le speculazioni non vengono combattute e messe fuori legge perché sono rappresentate in prima persona dai governi e dai parlamenti. 
Questa è una guerra a tutto tondo, solo che le persone non vengono uccise in combattimento ma vengono depredate sistematicamente del loro denaro in modo che resti loro soltanto la possibilità di sopravvivere di stenti. In realtà questa non è una crisi, ma è il crollo di un sistema che pareva aver garantito alle popolazioni del "primo mondo" benessere e serenità. Quali speranze hanno allora gli altri mondi? Questo rullo compressore ci sta passando addosso e l'unica possibilità è quella di imparare a coltivare il campicello, l'unico, per il momento, che non viene depredato.
Certo che partecipare col voto alla nostra spoliazione mi sembra un crudele masochismo. Nessuno ci salverà, il potere è comunque blindato e controllato a livello internazionale. Ora ho capito quale forma avrà il nuovo Medio Evo. Mi consola pensare che la terra è comunque un grande ventre accogliente che può ridarci una speranza per il futuro. E ancora di più apprezzo il fatto di vivere in un'Isola che ha avuto tante di quelle depredazioni e colonizzazioni che non può temere di peggio. Abbiamo un grande e bel territorio e sta a noi accontentarci di ciò che ci può dare e godere di ciò che ci offre di bello e di buono.

martedì 1 maggio 2012

La signora politica



Rocce del Limbara

Svegliamoci! Che cosa si aspetta per cambiare le regole e per revisionare a fondo i meccanismi totalmente fuori fase della politica? Altro che dimezzamento dei "rimborsi elettorali"!
Altro che controlli fiscali sui piccoli imprenditori che sono il sostegno del paese e che non trovano altra via che il suicidio!
Solo un'Assemblea Costituente  Nazionale ormai è in grado di ridarci quella dignità di cittadini che abbiamo perso completamente, da quando siamo diventati sudditi di un'oligarchia stracciona e arraffona. E poi mi si dica che questa è antipolitica! E mi si presenti la signora politica e vediamo come è combinata!
Forse la signora politica è Rutelli che vuole restituire il maltolto per darlo agli "esodati"? Forse è la lega che fa un passo indietro e va tutto bene? Forse è Monti che con bieco cinismo trita la popolazione evitando accuratamente i privilegiati? Presentatemi la signora politica! Vorrei proprio conoscerla!
I tempi non consentono più un parlamento imbalsamato che si impadronisce del potere per i propri malaffari e ne blinda l'accesso. Ci vuole ricambio continuo. Non si può consentire a nessuno di governare per più di cinque anni. Il politico non usa la sua presunta esperienza per il bene del paese, ma per il "proprio" bene. Purtroppo è nella natura umana il desiderio di possedere sempre di più, più soldi, più potere, più godimenti ... e la legge deve intervenire per impedire che questa insaziabilità si soddisfi tramite il denaro pubblico, con i nostri soldi, a nostro danno.
Quanto durerà ancora il nostro sonno? Per quanti anni ancora andremo a dare il voto a questi malfattori? Quanto ci vorrà per capire che questo sistema è marcio nel profondo e che solo noi con la nostra consapevolezza possiamo cambiarlo? Riusciamo a capire ciò che ci stanno dicendo questi malfattori? Ci stanno prendendo per deficienti pensando di cavarsela con poco. Ci tolgono ogni diritto e poi fanno un passo indietro. E noi siamo fessi e contenti del passo indietro, con un'economia che va a picco e l'ansia provocata dal pensiero fisso di riuscire a pagare con il nostro estremo sacrificio il loro bengodi. 

sabato 21 aprile 2012

Sa die de sa Sardigna è una festa, non è una vacanza




Giorno di festa per la Sardegna. Si ricorda quello che fu forse l'unico momento storico nel quale l'Isola dominata dai Savoia avrebbe potuto ritrovare la sua autonomia.
I fatti: nel 1793 avevano efficacemente resistito 
alle truppe francesi che erano arrivate nei nostri mari per prendersi l'Isola che era sfuggita loro nel corso di una precedente spedizione alla quale aveva preso parte anche il futuro generale Napoleone Bonaparte. I Francesi intendevano diffondere in Europa  le idee della rivoluzione del 1789 e lo facevano invadendo i vari stati. In quell'occasione i Sardi presero consapevolezza della loro forza, si unirono per cacciare via i Francesi e si aspettavano che il loro re li avrebbe premiati per la lealtà e il coraggio dimostrato. Ma il re largì promozioni e commende al viceré e a molti ufficiali piemontesi mentre i Sardi premiati furono pochissimi e alcuni tra i più strenui difensori dell'Isola non ebbero alcun riconoscimento. Il messaggio era decisamente chiaro.
Allora i Sardi mandarono una delegazione a Torino con Cinque Domande, in pratica cinque richieste che, se accolte, avrebbero finalmente incluso i Sardi nella gestione del loro territorio. Tra l'altro si chiedeva l'attribuzione a Sardi di tutti gli impieghi civili e militari (esclusa quella di viceré), e le cattedre vescovili e arcivescovili. Inoltre si chiedeva la creazione di un Ministero degli Affari di Sardegna a Torino.
La deputazione sarda partì per Torino nel settembre 1793 ma fu ricevuta dal re solo tre mesi dopo. Vittorio Amedeo III non parlò delle richieste e le affidò ad una commissione di alti magistrati. La delegazione rimase lunghi mesi a Torino ma non fu mai convocata da questi "alti magistrati" Quando poi ci fu la risposta alle Cinque Domande questa fu trasmessa direttamente al viceré a Cagliari nell'aprile 1794. Già questo atto ci fa capire quale fosse la risposta: negativa per tutte le richieste.
Dopo il fallimento della missione sarda presso il re i funzionari piemontesi divennero ancora più sprezzanti verso i Sardi che al colmo della sopportazione dei loro dileggi e delle battute offensive decisero di ribellarsi. La sollevazione era prevista per il 4 maggio, in occasione della processione che riportava Sant'Efisio a Cagliari ma il viceré entrò in sospetto e fece arrestare due avvocati, Cabras e Pintor ritenuti i capi della rivolta. I familiari degli arrestati corsero allora per le via di Stampace e chiamarono a raccolta la popolazione perché si liberassero i prigionieri. Ne seguì un tumulto durante il quale furono incendiate le porte del Castello e fu ucciso il comandante di un reparto. Allora i soldati si ritirarono e il vicerè si rifugiò nel palazzo vescovile.
Si scatenò così la caccia al piemontese. Il 30 aprile,  514 piemontesi venivano accompagnati al porto per essere imbarcati con l'unica eccezione dell'arcivescovo Melano che fu lasciato al suo posto. In breve anche da altri centri della Sardegna i piemontesi furono rimandati in Piemonte.
In assenza del viceré il potere passò alla Reale Udienza.

Da "La Sardegna sabauda nel Settecento" di Carlino Sole - Ed. Chiarella - Sassari - 1984

Per la Sardegna era arrivato il momento di riprendere in mano i propri destini ma purtroppo i Sardi non riuscirono a cogliere i frutti di tanto lavoro.
Tuttavia questa giornata rimane come un momento di presa di coscienza da parte dei Sardi della propria forza e della capacità di affermare i propri diritti. Avevano finalmente capito che chi vuole ottenere ciò che gli spetta non può sperare che gli venga riconosciuto, ma deve lavorare sodo per conquistarlo.
Purtroppo il seguito della storia ci mostra come l'abitudine alla soggezione sia troppo difficile da eliminare. Il pensiero rimane incatenato a proibizioni, divieti, tabu impossibili da infrangere. Non si riesce a ragionare in termini di comunità e prevalgono piuttosto le invidie e le ambizioni personali. Quando una nazione non si comporta come un essere unico, teso al suo bene, ma ciascuno pensa al proprio tornaconto, accade inevitabilmente che nessuno poi ne trae vantaggio.
Questa riflessione può essere valida anche oggi per l'Italia che sta sprofondando nella soggezione verso l'esterno perché non vi è coesione al suo interno. Verremo colonizzati perché la nostra identità vacilla sotto i colpi di una classe dirigente che non abbiamo il coraggio di sostituire. La storia spazza via i popoli come il nostro che non hanno orgoglio di sé e che tirano solo a campare.

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Equità




In piazza parlamentari, amministratori regionali, provinciali, comunali, alti funzionari, giornalisti  della televisione e molti altri per protestare contro il decreto preso dal comitato di salute pubblica che porta i loro compensi a 2,50 euro netti all'ora. Inoltre è previsto che non ci sia più alcun privilegio e che la pensione sia contributiva e arrivi dopo quarant'anni di servizio.  Il provvedimento è solo provvisorio. Infatti tutti i politici e gli amministratori a partire dal 2015 non avranno più alcuna retribuzione né pensione e potranno solo chiedere un rimborso spese per quanto effettivamente pagato per recarsi a svolgere il loro lavoro. Amministrare il paese sarà un onore per i cittadini che vorranno dedicarsi al bene pubblico. Per le altre categorie (giornalisti, alti funzionari, ecc.) la situazione migliorerà in quanto le retribuzioni saranno allineate a quelle dei lavoratori dipendenti ma in ogni caso non potranno superare 2.000 euro netti al mese. Chi non è d'accordo può lasciare il suo posto al primo della lunga fila d'attesa.
Nel generale riequilibrio dell'economia della nazione si sta cercando di ottenere il risultato di ottimizzare tutte le risorse umane e territoriali del paese per raggiungere l'obiettivo di dare a ciascuno la possibilità di provvedere a se stesso e di riuscire ad affrontare tutte le spese comuni indispensabili al funzionamento dello stato.

NON SVEGLIATEMI!

venerdì 20 aprile 2012

L'economia del paese


Prometeo incatenato - Marmo bianco di Nicolas-Sébastien Adam, Parigi, Louvre (Da Wikipedia)

Cerco di fare un ragionamento sull'economia del paese.
Punto 1° - Occorre far circolare il denaro. Per fare questo occorre che i soldi non vengano accumulati da pochi ma bisogna che vengano distribuiti al maggior numero di persone possibili. Un economista diceva che se do 100.000 euro al mese ad una sola persona questa difficilmente riesce a spendere tutto. Ma se do 1000 euro al mese a 100 persone posso star sicuro che il denaro ritorna subito in circolazione.
Punto 2° - Per far sì che il lavoro si distribuisca tra la popolazione occorre immediatamente togliere le protezioni a farmacisti, tassisti, notai, e a tutte quelle categorie che impediscono l'accesso libero al lavoro. Chi ha i requisiti per svolgere un'attività deve essere libero di farlo nei limiti di un'accertamento dei titoli di studio, delle competenze, dei requisiti e di tutto ciò che è necessario perché il lavoro venga svolto con competenza in un regime di libera concorrenza.
Punto 3° - Occorre far di tutto perché il denaro non si accumuli in mano a poche persone o a poche famiglie. L'accumulo è all'origine della scomparsa dei soldi dalla nazione, dell'evasione fiscale, della corruzione, dello strapotere.
Punto 4° - Se si riesce a favorire la distribuzione del lavoro autonomo tra i cittadini si ottiene il risultato di dare alle persone la possibilità di far fronte al proprio mantenimento alleggerendo lo stato della necessità di distribuire aiuti e quant'altro, e si apre la possibilità di ottenere un gettito fiscale più regolare.
Punto 5° - Altro pilastro di una sana economia è la lotta senza quartiere agli sprechi, alla corruzione, al malaffare. Occorre dunque che le scelte politiche siano fatte da cittadini che, a titolo volontario, si offrono per una sola legislatura a  valutare le necessità del paese e a decidere le priorità da finanziare. Internet dà un fondamentale aiuto per fare tali valutazioni. Non c'è asino oggi che non capisca di che cosa ha bisogno l'Italia, ma non c'è peggior sordo di questi malfattori che sono attualmente in parlamento, capaci solo di dire che i soldi del finanziamento sono irrinunciabili (Bersani & Co.) e che i soldi delle tessere dei loro iscritti si possono anche buttare dalla finestra (Bossi).
Punto 5° - Siccome il denaro pubblico e il potere creano forti dipendenze e sono più micidiali di una droga non dobbiamo aspettare che siano questi mentecatti ad andarsene o, meglio ancora, a cambiare. Dobbiamo buttarli fuori noi, con il solo mezzo che abbiamo: Non andando a votare per niente, neanche per Grillo o per Di Pietro. I voti dati, anche se per persone che se li meritano, alla fine alzano la percentuale e noi ci ritroveremmo con questi avvoltoi che ci mangiano vivi ogni giorno, come accadeva a Prometeo. Noi Italiani oggi siamo come Prometeo incatenati a una rupe e ogni giorno le aquile ci mangiano il fegato. Ma noi possiamo cacciare via questi avvoltoi. Che cosa aspettiamo? (Le aquile sono troppo nobili per paragonarli a queste sanguisughe)