Tramonto al solstizio d'inverno. Il punto del tramonto si trova spostato verso Bosa. Dopo il 21 dicembre il sole inverte il suo percorso e andrà verso Capo Caccia, a nord.
(Fotografia scattata dalla Torre di Sulis)
(Fotografia scattata dalla Torre di Sulis)
Tra i racconti tradizionali di Alghero non risulta alcuna leggenda sul promontorio di Capo Caccia. Eppure il suo particolare profilo si presta a stimolare la fantasia e ad immaginare l'origine dell' "uomo che dorme".
Ecco allora una leggenda moderna che spiega perché Capo Caccia ha la forma di un gigante adagiato sulle onde e fantastica sulla formazione delle Grotte di Nettuno, custodite al suo interno.
Ecco allora una leggenda moderna che spiega perché Capo Caccia ha la forma di un gigante adagiato sulle onde e fantastica sulla formazione delle Grotte di Nettuno, custodite al suo interno.
LA
LEGGENDA DI CAPO CACCIA
Il sole gettava ombre dai
contorni soffusi sulla sabbia fine e bianca delle dune, in quel
pomeriggio di fine dicembre, nel giorno del solstizio d’inverno.
Una giovane donna passeggiava sulla spiaggia con i suoi due
gemelli, Sirio e Stella, dagli occhi neri come il carbone. Nessuno li
aveva mai visti prima, e non si sapeva da dove fossero venuti.
I lunghi capelli chiari
della donna ricadevano morbidi sulle spalle, e si intonavano
deliziosamente con il vaporoso abito di seta color blu cobalto
sfumato, più scuro verso l’orlo e più chiaro verso la scollatura.
Il prezioso tessuto era cosparso da mille puntini dorati che parevano
tante stelline. I delicati lineamenti del suo viso parevano emanare
un bianco splendore.
I tre camminavano sul
bagnasciuga. I bambini spesso lasciavano la mamma e s’inchinavano
allungando le mani sulla sabbia, attratti dalle conchiglie e da
minuscoli frammenti di corallo. La spiaggia era deserta, e quella
luminosa solitudine silenziosa invitava ai ricordi e ai pensieri più
intimi.
Dopo aver camminato a
lungo, la mamma fece sedere i gemelli sulla sabbia asciutta, accanto
a lei. Li invitò a guardare verso occidente, dove il sole lentamente
si abbassava inondando il mare di un’abbagliante luce dorata che
faceva scintillare la liquida superficie.
I gemelli volsero lo
sguardo al sole morente che tingeva di rosso l’aria, l’acqua e
perfino i capelli della loro mamma. Furono subito attratti dalla
strana forma di una lunga terra che si protendeva sulla linea
dell’orizzonte.
- Mamma, guarda! Sembra
quasi un uomo coricato! - Disse il bambino.
- E’ vero, aggiunse
Stella, ma è un uomo proprio grande! Sembra un ... gigante!
- E’ un gigante, un
gran gigante
che dorme e dorme e
dormirà...
Chi lo sveglierà?
Trallalero trallalà!
Prendendosi per mano i
bambini saltavano e ballavano cantando l’allegra filastrocca
improvvisata da Sirio che aveva sempre una canzoncina per ogni
circostanza.
Anche la mamma si lasciò
coinvolgere dall’atmosfera gioiosa e ballò e cantò con loro.
Infine fece uno strano sorriso malinconico e disse:
- Volete sentire la
storia del gigante addormentato?
- Siiiiiiiiiii !
trillarono i gemelli e si accucciarono accanto a lei con la bocca
spalancata e un’espressione di felice attesa negli occhi
sfavillanti.
Le storie che la mamma
inventava erano sempre molto belle. Non erano di quelle che facevano
paura, ed avevano solo un difetto: finivano troppo presto.
« Tanti, tanti anni fa
in questo territorio che vedete adagiato là in fondo, tra le alture
e il mare, viveva un giovane uomo molto alto, tanto alto che fu
soprannominato «Il Gigante». Nessuna ragazza voleva sposarlo,
perché era troppo alto, e lui trascorreva i suoi giorni solo ed
infelice. In una notte d’agosto passeggiava, così come ora
facciamo noi, su questa spiaggia. Ad un tratto sollevò lo sguardo e,
in un cielo blu cobalto, tra tanti luminosi e splendenti astri, vide
la Luna. Certo, non era la prima volta che vedeva la Luna, ma quella
sera la osservò più attentamente, anzi, si può affermare che non
riuscisse a toglierle gli occhi di dosso. Si sdraiò sulla sabbia e i
suoi occhi neri come il carbone rispecchiarono a lungo il riflesso
del bianco disco. Più guardava, più gli sembrava di vedere
un’attraente fanciulla, con un viso sorridente e buono, e con una
gran voglia di parlare. E, ad un tratto,
il Gigante vide la lunare bocca schiudersi teneramente. Come per
incanto, nel cielo risuonò una dolce e suadente voce:
- Ciao! Come mai sei
tutto solo sulla spiaggia e non sei a passeggio con i tuoi amici?
Il nostro Gigante non si
meravigliò nel sentire la Luna parlare. Come vi ho detto, aspettava
di udire la sua voce da un momento all’altro, e fu molto felice. Il
suo cuore ebbe un fremito, e nel suo viso si delineò una felicità
assoluta. La sua potente voce echeggiò, con modulazioni tenere e
suadenti:
- Ciao, Luna. Anche tu
stasera sei tutta sola nel cielo! Una fanciulla così bella avrà
sicuramente molti ammiratori e molti amici. Tu di certo non ti annoi
lassù.
La Luna, un po’
imbarazzata da quel complimento, non seppe che cosa rispondere. Ci fu
un lungo silenzio durante il quale i due si guardarono intensamente.
Gli occhi del giovane erano come incatenati da quello sguardo che
proveniva dal cielo e lanciava misteriosi messaggi.
Ad un tratto una
nuvoletta coprì il satellite ed il giovane si sentì tradito. Dunque
ella si nascondeva al suo sguardo, voleva solo ingannarlo! S'alzò in
piedi e cercò di scostare l’ostacolo, ma, per quanto fosse alto,
non riuscì ad arrivare fin lassù.
Anche la Luna, disperata,
lo cercava di là da quel bianco velo. Sembrò un’eternità, ma
infine la nuvola dispettosa si allontanò e i due tornarono a
sorridere.
Parlarono a lungo ed
infine il Gigante, preso un po’ di coraggio, le chiese:
- Mi piacerebbe tanto, ma mio fratello, il Sole, non vuole che io lasci il cielo. Vieni tu quassù. Qui c’è tanto spazio per noi due.
- Non posso salire fino a te. Come possiamo fare allora?
Ma, come si sa, le notti
d’estate finiscono in fretta. Già il cielo schiariva e stava per
cominciare un nuovo giorno. La Luna sbiadiva e stava ormai per
andarsene.
- E’ tardi, ora arriva
mio fratello e non potrai più vedermi. Devo salutarti.
- Addio! Appena sarà
buio tornerò a trovarti! Non mancare all’appuntamento!
La mamma si alzò,
raccolse l’ampia gonna frusciante, la scrollò e fece cadere giù
la sabbia bianca e fine.
- Ma non è mica finita!
- Disse Stella. Vogliamo sapere che cosa è successo dopo.
- Bambini, il sole sta
per tramontare e si sente già la brezza. E’ ora di andare via.
Torneremo domani e continuerò la storia.
I tre camminarono verso
est e ben presto le loro orme si dispersero nel nulla. Poco dopo una
meravigliosa Luna sorse nel cielo ad oriente, proprio nello stesso
istante nel quale il sole tramontava ad ovest. Accadeva quasi sempre
così, nel giorno del solstizio d’inverno, e fin dai tempi più
antichi gli uomini osservarono tale spettacolo tanto singolare e
suggestivo. I due fulgidi astri, uno rosso ed uno bianco, si davano
il cambio nei due punti opposti dell’orizzonte e si specchiavano
per alcuni istanti l’uno nell’altro.
Il pomeriggio seguente i
tre tornarono in riva al mare. Si sedettero a ridosso di una bianca
duna, e la mamma riprese il racconto.
« Per molte notti
successive i due si incontrarono ma il giovane si accorse che la sua
amata diveniva ogni notte più sottile.
- Che ti succede? Il tuo
viso non è più rotondo, ti vedo molto più esile. Sono preoccupato
per te.
- Non è nulla. Mi
succede sempre così. E’ a causa del viaggio che compio durante il
mese intorno alla Terra. Tra qualche giorno sparirò del tutto, ma tu
non disperarti. Io sarò ugualmente nel cielo e potrò vederti, anche
se per te sarò invisibile.
Anzi, ora ti rivelerò un
mio piccolo segreto. Nel periodo in cui tu non mi vedrai, potrai
sapere esattamente quando sarò
presente. Osserva il mare. Ora le onde si allungano sulla spiaggia,
fino a lambire quelle piante spinose che con le loro radici
trattengono la sabbia. Questo accade perché l’acqua è una mia
fedele amica e si solleva sempre per salutarmi, perché lei sente la
mia presenza. Gli uomini affermano che c’è alta marea quando io
sono nel cielo. Devi sapere che il mare si accorge di me anche quando
sono invisibile agli uomini. A te basterà osservare la marea per
capire che sono quassù. Ora lo sai anche tu. Anzi, in uno di quei
giorni, approfittando del fatto che nessuno si accorgerà della mia
assenza nel cielo, cercherò di venire sulla tua Terra. Così potremo
vederci da vicino e potremo passeggiare insieme nella tua bella
città.
Nel sentire queste
parole, al Gigante tremarono le gambe e quasi non voleva credere alle
sue orecchie. Provava tanta felicità, che gli spuntarono due
lacrime.
Giorno e notte, senza
tregua, pensava ad una via d’uscita per la loro triste condizione.
Infine si decise. Sarebbe andato a parlare con il Sole, e lo avrebbe
convinto a lasciare libera sua sorella perché potesse sposare chi
voleva, e potesse vivere nel luogo da lei desiderato.
Quando il Sole sentì la
richiesta del giovane, fece una lunga, sgangherata, sonora risata. Un
misero mortale non poteva certo sposare la Luna. Già aveva rifiutato
principi e re. Quando poi sentì pronunciare la parola «amore» andò
su tutte le furie e, per tagliare corto il discorso, gli assicurò
che, se lo avesse trovato a parlare ancora con sua sorella, lo
avrebbe trasformato in una roccia, una roccia bianca calcarea che non
avrebbe mai avuto riposo perché l’acqua l'avrebbe tormentato per
l’eternità sciogliendo le sue membra e scavando gallerie nelle sue
viscere.
Il poveretto capì che
non c’era nulla da fare per loro due. Erano destinati ad un amore
infelice, senza speranza. Non avrebbe più potuto parlare con la sua
amata Luna, e non avrebbe più udito la sua voce soave. Da allora
vagò per ogni luogo senza pace, senza più riuscire a trovare riposo
né un motivo per vivere. Pensava sempre alla Luna che in quei giorni
diveniva sempre più grande e luminosa. Una notte la osservò dalla
finestra della sua casa e vide il suo bellissimo viso inondato di
lacrime. Anche lei soffriva per quella crudele separazione. Allora
non resistette più e corse sulla spiaggia, per parlare ancora con
lei, per guardarla e per giurarle che il suo amore sarebbe stato
eterno.
Piansero entrambi penose
lacrime, e cercarono un modo per ingannare il Sole. Forse sarebbero
riusciti a vedersi almeno nelle notti di plenilunio, ma dovevano
stare molto attenti, perché il Sole arrivava inaspettato e
anticipava sempre l’ora del suo levarsi quando si andava verso
l’estate. S'era ormai in maggio. In quelle notti tiepide e serene
il Gigante e la Luna passavano ore ed ore a parlare e a fare
progetti. Infatti non avevano smesso di pensare ad un loro futuro
insieme. E proprio in un giorno di fine maggio il sole decise di
alzarsi un po’ prima, dato che ormai l’estate era vicina ed
occorreva accorciare il tempo del buio. Fu così che trovò il
Gigante mentre conversava ancora con sua sorella.
Non si può descrivere la
furia che sconvolse il terribile fratello. La sua voce rimbombò nel
cielo come il più fragoroso dei tuoni.
Stolto umano
Sei sciocco e insistente,
sarai castigato
immantinente.
Ti ho già avvertito, in
verità
Roccia diverrai, per
l’eternità.
Qui giacerai, verso
ponente,
dove la sera io calo
dormiente
ed ogni dì, nell’ora
del riposo
vedrò il macigno, tutto
corroso.
La Luna, sentendo quelle
parole, pianse, pregò, invocò, scongiurò, ma non ci fu nulla da
fare. Il Gigante si trovò ben presto avviluppato dai raggi solari
che lo trascinarono fino all’orizzonte dove fu disteso e trasformato
in bianco calcare. Ma l’amata Luna non sopportava l’idea che il
suo Gigante fosse mutato in una brulla falesia scavata dall'acqua,
dilaniata nelle sue viscere, e fosse destinato a diventare un misero
nero antro. Allora pensò di fargli un piccolo dono, in ricordo del
loro grande amore. Pregò l’Acqua, sua grande amica, di renderle
un favore.
- Amica Acqua, immenso è
il dolore
vengo per chiederti un
gran favore.
Quando entrerai a goccia
a goccia
lascia il calcare sopra
la roccia.
So che, se vuoi, tu puoi
creare
trine, ornamenti e gemme
rare.
Sarà il mio dono per il
Gigante
che di sventure ne ha
avute tante.
Trascorsero gli anni, i
secoli, i millenni. Per il volere del Sole, la pioggia si infiltrò
lentamente nella roccia ed iniziò pian piano la sua opera di
distruzione penetrando attraverso misteriosi passaggi. Ma ben presto
in quei bui e spaventosi antri cominciarono a cadere delle goccioline
... tic... tic...tic...una, due, tre, e così via, per un tempo
lunghissimo. Quelle gocce non erano fatte solo di acqua, ma, per
esaudire il desiderio della Luna, ciascuna portava con sé un pochino
di quel calcare che aveva preso dalla roccia, e infine lo affidava ai
pavimenti, ai soffitti e alle pareti della cavità. E, come per
miracolo, nelle grotte della falesia crebbero possenti colonne
bianche e splendenti, ricche di trine e ricami. Stalattiti e
stalagmiti rendevano preziosi i cunicoli e gli antri, che divennero
più sontuosi dei saloni che si trovano nel palazzo del re. Un
diafano strato di alabastro rivestì le nude pareti; qua e là
curiose figure di esseri arcani affiorarono e popolarono di
affascinanti presenze quel regno misterioso.
Il grande amore della
Luna per il Gigante aveva creato dunque delle magnifiche grotte, a
dispetto del crudele Sole.
E ancora oggi, nelle
calde notti estive, la Luna invia i suoi bianchi raggi al Gigante.
Sembra quasi che voglia tenerlo stretto in un forte abbraccio. Il
calcareo promontorio allora pare elevarsi dalle acque scintillanti,
come se stesse per spiccare un salto, per raggiungerla.»
- Ora è proprio finita!
- Disse Sirio.
- Questa volta però era
più lunga. - Aggiunse Stella.
- Era proprio bella. -
Dissero i gemelli in coro, mentre i loro occhi neri riflettevano i
colori e le luci del tramonto.
- E’ ora d'andar via.
Il sole sta per tramontare. Su, su, dobbiamo affrettarci.- Li avvertì
la mamma.
I bambini volsero lo
sguardo verso ponente e lanciarono delle eloquenti occhiate all’astro
dorato che s'inabissava all’orizzonte, accanto al Gigante di
pietra.
- Il Sole è proprio
cattivo!
- No, bambini, non sempre
il Sole è cattivo! Un’altra volta vi racconterò di quando il Sole
fu generoso…
- Racconta, racconta!...
- Un’altra volta. Via,
via, ora si è fatto tardi!
Tre lunghe ombre si avviarono lungo la spiaggia verso oriente e nessuno li vide più in quei luoghi.
Tre lunghe ombre si avviarono lungo la spiaggia verso oriente e nessuno li vide più in quei luoghi.
Poco dopo la marea cancellò le loro
leggere impronte sul bagnasciuga. Nel cielo ad est era apparsa la Luna.
Con il suo bianco splendore disperdeva le tenebre della notte e
sorvegliava amorevole il sonno del Gigante. Le erano vicine due
stelline che sembravano fare un girotondo insieme con lei.
Giovanna Tilocca
Qualcuno potrebbe chiedersi perché nella leggenda non si è sfruttata la denominazione delle grotte e perché quindi non si parla di Nettuno. Così è. Chi vuole può anche scrivere una leggenda con Nettuno come protagonista. Perché no?
Chi volesse approfondire la storia delle visite alla grotta, "le partite alla Grotta", come venivano definite nel 1800, può leggere il libro di Enrico Costa, "Alla Grotta di Alghero" che descrive con ampi particolari e numerose notizie storiche la partita alla Grotta del 12 agosto 1884 svoltasi con una ventina d'imbarcazioni. Dopo la visita lo scrittore si inerpicò fino al Faro di Capo Caccia e arrivò alla Grotta Verde.
Egli parla anche di tre fratelli (Pasquale, Francesco e Rafaele) famosi per concertare le gite, quanto per conoscere a punto fisso tutti i crepacci o le sporgenze della Grotta, su cui collocare le candele per la illuminazione. E' quasi sicuro che si tratta di tre componenti la famiglia Ceravola, il padre Raffaele e i due figli Luigi ed Emilio anche se i nomi non corrispondono del tutto. Ma lo scrittore ha cambiato i nomi dei partecipanti alla "partita", quindi non è strano che abbia inventato anche alcuni nomi dei marinai. Da quanto tramanda Michele Chessa nel suo volume "Racconti algheresi" del 1976 si sa che i fratelli Ceravola, di origine livornese, organizzavano le gite alle grotte già dalla fine dell'ottocento.
Nell'Archivio Storico di Alghero non risulta alcun documento sulla Partita alle Grotte del 1884, ma ho trovato una delibera del 16 luglio 1891.
Riporto la delibera.
"La giunta, vista la domanda di Cherubini Francesco tendente ad ottenere il permesso di una partita per visitare la Grotta di Nettuno nella seconda quindicina di luglio ed altra simile di Usai Agostino per la prima quindicina di agosto, Unanime Delibera di concedere a Cherubini Francesco ed Usai Agostino i richiesti permessi alle seguenti condizioni:
1° Che l'Antro sia illuminato con non meno di 1000 lumi;
2° Che vi siano non meno di 10 illuminatori;
3° Che vi sia una barca a disposizione dei Delegati del Municipio;
4° Che le barche siano illuminate con palloncini;
5° Che i biglietti siano vistati dal Municipio;
6° Che ove la Grotta non venga visitata sia restituita non meno della metà del costo dei biglietti;
7° Che il biglietto d'ingresso non ecceda le lire sei;
8° Che la Grotta sia totalmente illuminata prima dell'ingresso dei visitatori;
9° Che ove i concessionari non ottemperino rigorosamente a quanto sopra sarà loro negato ogni ulteriore permesso di gita nel corrente e nei prossimi anni."
Per gli algheresi Capo Caccia era Lu Fruntuni e ora è Ca' de ra Cassa
Seguendo la grafia catalana è stato tradotto con Cap de la Caça e così viene alterata anche la pronuncia.
Mi sono divertita a inserire Capo Caccia in un disegno di dinosauri. Diventerà la stampa su tela per una cameretta di bambini.
Volendo essere pignoli bisogna aggiungere che quando si è sollevato Capo Caccia emergendo dai fondali marini, dove il calcare si era accumulato nel corso di milioni di anni, i dinosauri erano già estinti.
Ma questo è solo un disegno di fantasia e alla fantasia tutto è concesso.
Per commenti e messaggi:
tilgio@virgilio.it
Nell'Archivio Storico di Alghero non risulta alcun documento sulla Partita alle Grotte del 1884, ma ho trovato una delibera del 16 luglio 1891.
Riporto la delibera.
1° Che l'Antro sia illuminato con non meno di 1000 lumi;
2° Che vi siano non meno di 10 illuminatori;
3° Che vi sia una barca a disposizione dei Delegati del Municipio;
4° Che le barche siano illuminate con palloncini;
5° Che i biglietti siano vistati dal Municipio;
6° Che ove la Grotta non venga visitata sia restituita non meno della metà del costo dei biglietti;
7° Che il biglietto d'ingresso non ecceda le lire sei;
8° Che la Grotta sia totalmente illuminata prima dell'ingresso dei visitatori;
9° Che ove i concessionari non ottemperino rigorosamente a quanto sopra sarà loro negato ogni ulteriore permesso di gita nel corrente e nei prossimi anni."
Per gli algheresi Capo Caccia era Lu Fruntuni e ora è Ca' de ra Cassa
Seguendo la grafia catalana è stato tradotto con Cap de la Caça e così viene alterata anche la pronuncia.
CAPO CACCIA E I DINOSAURI
Mi sono divertita a inserire Capo Caccia in un disegno di dinosauri. Diventerà la stampa su tela per una cameretta di bambini.
Volendo essere pignoli bisogna aggiungere che quando si è sollevato Capo Caccia emergendo dai fondali marini, dove il calcare si era accumulato nel corso di milioni di anni, i dinosauri erano già estinti.
Ma questo è solo un disegno di fantasia e alla fantasia tutto è concesso.
Per commenti e messaggi:
tilgio@virgilio.it
Fantastica ! Mi sono persa in questa leggenda moderna come non mi succedeva da molto tempo...coinvolta fin dalle prime parole, quasi speravo non finisse per assaporare ancora la dolcezza di questo amore talmente bello da far dimenticare l'irreale. Grazie Giovanna, se me lo permetti mi piacerebbe condividerla o sul mio profilo o nel gruppo di panorami di cui sono Ad accompagnata da una immagine del Gigante
RispondiEliminaTi ringrazio molto per l'apprezzamento. Puoi condividere il post così come chiedi.
RispondiEliminaE' sempre bello sapere che uno scritto riesce a suscitare in altri le emozioni che si sono provate nella sua creazione
Giovanna
Meravigliosa... l'ho letta a scuola insieme ai miei bambini che sono rimasti davvero colpiti :-) e hanno realizzato dei bei disegni :-)
RispondiEliminaAvevo scritto questa leggenda anni fa quando insegnavo alle elementari. Mi fa quindi veramente molto piacere che sia stata letta a dei bambini e che sia stata anche illustrata.
EliminaI bambini sono una fonte illimitata di fantasia e un'insegnante sensibile e attenta può veramente entrare nel loro mondo e può ottenere ottimi risultati.
Grazie e buon lavoro!
Giovanna
Ciao! Ho scoperto questa meravigliosa leggenda grazie allo spunto di un mio alunno, durante una lezione di geografia. Insieme ai miei bambini di terza ci siamo emozionati a leggere questa "storia nella storia" che ha offerto spunti per un bellissimo lavoro interdisciplinare che, col tuo consenso, mi piacerebbe condividere. Davvero tanti complimenti e grazie per aver messo a disposizione questa preziosa risorsa :-)
RispondiEliminaEcco...quindi puoi capire benissimo che una maestra può essere così "rintronata" da non ricordarsi di aver già commentato :-) :-) :-) Comunque il commento più "fresco" e completo è il secondo perché ne ho parlato proprio di recente durante un corso di formazione e diciamo che, finché non suona la prima campanella ufficiale, ho ancora un po' di tempo per scrivere
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaMeravigliosa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Il 1 giugno partirò per Stintino e tra i miei itinerari è prevista anche la visita ad Alghero e Capocaccia.
RispondiElimina