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domenica 9 dicembre 2018

Giallo nell'Isola della Maddalenetta

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La Maddalenetta è poco più che uno scoglio affiorante nella rada di Alghero a poca distanza dalla spiaggia di Maria Pia. 
Eppure la sua vita è stata piuttosto movimentata, a partire da quando vi è stata costruita una chiesetta intitolata a Maria Maddalena, sede di canonicato fin dai primi decenni del 1500. 
Un atto di morte ci porta tra le sue rocce e ci dice che il 17 agosto 1746 su quell'isoletta è accaduto un evento molto particolare e strano che fa sorgere tante domande, alle quali non si riesce a dare alcuna risposta.



Un insolito atto di morte

Nel Liber Mortuorum dell'Archivio Diocesano di Alghero si trova un documento alquanto singolare. Infatti non è stato redatto nel solito modo degli atti di morte che è individuale e prevede una breve formula con la data, il nome del defunto e il luogo di sepoltura ma è discorsivo ed accomuna in un unico scritto tre persone che formavano una famiglia.






Ecco di seguito il testo che ho liberamente tradotto dal latino.

«Il 23 agosto 1746 morì (obiit) munito di tutti i sacramenti Antonio Caya della città di Barcanio in Gallia; aveva circa 39 anni. Inoltre (item) il 17 agosto rese l'anima a Dio (Deo anima reddidit) sua moglie che si chiamava Rosa Mera figlia di Antonio Mera e di Maddalena Obino della città di Draquina in Gallia. Non ricevette alcun sacramento; morì (obiit) nella chiesa di S. Maria Maddalena nell'Isola dove la chiesa è situata e lì il suo corpo fu sepolto. Aveva 26 anni. Inoltre una figlia dei detti defunti Antonio Caya e Rosa Mera chiamata Maria Anna di tre anni volò in cielo (in coelis evolavit) il giorno 24 dello stesso anno e mese. I due corpi furono sepolti nella chiesa di S. Anna dove vengono seppelliti i poveri».

Indubbiamente leggendo l'atto sorgono spontanee numerose domande. Perché la donna non ricevette i sacramenti? Quando ciò accadeva per una morte improvvisa o accidentale veniva sempre specificata la causa del decesso proprio per giustificare l'assenza della somministrazione dei sacramenti. La defunta viene sepolta in chiesa, pratica non concessa ai suicidi o a persone morte in peccato mortale.
Perché la donna è morta proprio nella chiesa della Maddalena? Vi erano epidemie in corso? La morte in così breve tempo di padre, madre e figlia farebbe supporre proprio la presenza di qualche malattia contagiosa.
L'atto precedente è del 21 agosto e i due seguenti sono del 23 e del 25 agosto, e queste date ci portano ad escludere epidemie in atto che fanno registrare numerose vittime ogni giorno. Se non c'erano malattie contagiose come mai genitori e figlia sono morti nel volgere di una sola settimana?

 Un altro elemento strano è il fatto che Rosa è morta il 17 ma viene citata posteriormente al marito che è mancato ben sei giorni dopo. Per qual motivo il suo atto di morte si trova dopo quello del 21 agosto e non prima? Forse nessuno si era accorto che la donna era morta giorni prima nell'isoletta. Come si fa allora a sapere che è morta proprio il 17? E' stato un medico a stabilirlo? 
Come si può notare la vicenda nasconde tanti lati oscuri.

Dal documento traiamo altre informazioni. I due coniugi provenivano dalla Francia ed erano poveri come testimonia il ricorso al cimitero degli indigenti. La donna era nata in Francia ma sua madre era sarda, visto il cognome Obino, e i suoi genitori risultano viventi, diversamente sarebbe stata usata per loro la parola quondam (fu). Si può pensare che i genitori di Rosa risiedano ad Alghero dato che sono nominati. Chi avrebbe potuto conoscere il loro nome visto che evidentemente per un certo periodo Maddalena Obino è stata in Francia? Oltre a ciò, di solito negli atti di morte non figura il nome dei genitori del defunto se questo è adulto e infatti mancano quelli di Antonio Caya. Un'altra osservazione è che Maria Anna è “una” figlia, non "la" figlia dei coniugi e sembrerebbe quindi che la famiglia fosse più numerosa.
Notiamo inoltre che il fatto è accaduto nel mese di agosto, subito dopo la festa dell'Assunta.
La lettura del documento fa sorgere tante domande che non possono avere risposta e l'evento rimane enigmatico e misterioso.
Viene spontaneo pensare a qualche fatto drammatico, dovuto a fatalità oppure a violenze volontarie o accidentali. La morte senza sacramenti di una giovane madre di famiglia su un'isoletta disabitata all'interno di una chiesa è certamente un fatto molto particolare, e lo diventa ancor di più se nei giorni successivi muoiono anche il marito e una figlioletta. La singolarità del fatto è evidenziata inoltre dall'anomalia del documento che pare più una cronaca che un atto di morte.
Purtroppo dobbiamo però arrenderci di fronte all'impossibilità di avere delle risposte alle nostre tante domande.


La tragica circostanza ci porta ad approfondire le notizie sulla chiesa di Santa Maria Maddalena che ha dato il nome alla Maddalenetta, poco più di uno scoglio che però ha avuto una storia che si può ricostruire attraverso testimonianze e documenti.


ALCUNE NOTIZIE STORICHE

Abbiamo già visto che la chiesa era sede di canonicato fin dall'istituzione di Alghero a sede vescovile nel 1503. Tra gli ultimi canonici ricordiamo Francesco Marinetto, al quale è succeduto Gian Andrea Massala che viene insediato il 20 novembre 1816 e muore l'11 febbraio 1817 a soli 44 anni. 
Sembra che l'ultimo officiante di S. Maria Maddalena sia stato Carlo Alberto Domenico Mariotti canonico (n. Alghero 1777- m. Cagliari 31/7/1862), nominato dopo il Massala. In realtà dalla fine del 1700 la chiesa non era più aperta al culto e crediamo che fosse già in parte distrutta. Si può dunque affermare che ai tempi di Marinetto la chiesa non venisse più officiata.

Sappiamo infatti che nel gennaio 1805 i negozianti Gio. Vitelli, Giosuè D'Alessio e Stefano Piccielli hanno fatto una richiesta per costruire un lazzaretto di legno a loro spese nell'isolotto della Maddalena visto che non viene concesso loro di fare la quarantena a Capo Galera. Ma il permesso viene negato e il bastimento proveniente da Livorno è costretto a sostare presso Capo Pula (G. A. Màssala, Giornale di Sardegna, Poliedro, 2001, p. 79)
Nel 1812 alcuni arrestati vengono portati nell'isola della Maddalena (Màssala, op. cit.  p. 131).
Il 4 agosto 1816 Giannandrea Màssala viene nominato canonico della cattedrale col titolo della Maddalena (Ivi p. 170).

Nel 1835 «fu disposta la costruzione di un casotto sull'isoletta della Maddalena dove esistevano i ruderi di una vecchia chiesetta, sede di canonicato, per il cui utilizzo fu richiesta e ottenuta l'autorizzazione del capitolo diocesano algherese1». In breve tempo fu costruito un casotto ottagonale che doveva essere utilizzato per la disinfestazione della posta2 nelle occorrenze di malattie contagiose che richiedevano la quarantena, separato con un muro divisorio da un camerino semicircolare3 di 9 mq riservato ai quarantenanti dove era collocato un fornetto provvisto di camino da utilizzare per la disinfezione della posta. Il collaudo avvenne il 24 settembre 1835 ma in realtà la struttura non fu mai attivata. Nel 1846 le autorità competenti rilevarono lo stato di degrado dell'edificio e stabilirono che per il suo ripristino sarebbe stato necessario affrontare delle spese considerevoli. Visto che la posta poteva anche essere risanata nella casetta della banchina di Sanità del porto4 e che c'era il lazzaretto a Capo Galera si ritenne più conveniente abbandonare il casotto che nel 1846 era in completa rovina, «in più parti distrutto, con gli infissi divelti, i vetri rotti, i mobili dell'interno danneggiati e le pareti e il tetto da riparare».5

In pubblicazioni del 1800 troviamo altre informazioni sull'isoletta.

Il canonico Angius dice che la Maddalenetta “è tutta vivo scoglio, bassa, inetta a ogni coltura, e priva di animali, della circonferenza di circa un miglio, al cui riparo possono stare bastimenti di mediocre portata. Ebbe quest'appellazione da una chiesetta che vi sorgeva in onore di tale santa”. (V. Angius, Città e villaggi della Sardegna dell'Ottocento, Ilisso, 1833, p. 78)

La Marmora afferma che vi è ancora una piccola chiesa dedicata alla santa che ha dato il nome all'isolotto e che attualmente è abbandonata. (Alberto della Marmora, Itinerario dell'Isola di Sardegna, Fratelli Bocca, Torino, 1860, Vol II p 101)

Cugia non fa cenno alla chiesa e riporta che l'isoletta era luogo di guardia sanitaria (Pasquale Cugia, Nuovo Itinerario dell'Isola di Sardegna, Tipografia Nazionale E. Lavagna, 1892, Vol I, p. 137)
Negli ultimi tempi faceasi scontare la quarantena o, meglio, i barchi sospetti erano sottoposti alla sorveglianza sanitaria, osservazione, nell'isolotto della Maddalena”. (Cugia p. 146)



1  G. Oppia, Il Lazzaretto di Capo Galera, Carlo Delfino Editore, 2016, p. 177
2 La carta si prendeva con pinze per avvicinarla ai fumi ottenuti da fuochi di legni aromatici stando attenti a non bruciarla.
3 La forma semicircolare suggerisce che il camerino sfruttava le fondamenta di un'abside.
4 La costruzione, di circa 45 m2 è del 1838. Giacomo Oppia, Il Lazzaretto di Capo Galera, Carlo Delfino Editore, 2016, p. 198
5 Ivi p. 213



CENNI STORICI DELLA CHIESA DELLA MADDALENA 
di Giuliana Ceravola

 Poche persone ad Alghero sanno che un tempo, sull'isola della Maddalenetta, al posto dell'attuale faro costruito nella prima metà del secolo scorso, sorgeva una chiesa dedicata a Maria Maddalena. Maria Maddalena, detta anche Maria di Magdala, era nata o viveva nella città posta sulla riva del lago di Tiberiade, importante centro commerciale ed amministrativo della Galilea, in cui gli scavi diretti nel 2007/2008 dall'archeologa Dina Avshalom-Gorni dell’Israel Antiquities Authority, hanno riportato alla luce una delle più antiche sinagoghe al mondo, risalente al periodo del Secondo Tempio (50 a.C.-100 d.C.). Magdala si trova a pochi Km da Cafarnao, dove Gesù abitò dopo aver lasciato Nazareth e dove cominciò la sua predicazione; probabilmente è in quel periodo che Maria di Magdala e Gesù si conobbero, ed in seguito la Maddalena divenne discepola di Gesù. Diversamente da tutti gli altri Maestri, infatti, il rivoluzionario Gesù di Nazareth aveva tra i suoi discepoli un gruppo di discepole «che assistevano lui e gli apostoli con i loro beni» (Lc 8, 3). Maria di Magdala ha un ruolo così importante nella narrazione evangelica, che il teologo Ippolito Romano (170-235 d.C.) l'ha definita “Apostola degli Apostoli”. La chiesa a lei dedicata, sorgeva sulla piccola isola della rada di Alghero, e potrebbe essere stata edificata tra il XV ed il XVI secolo; infatti viene citata per la prima volta in un documento del 1526, anno della sua elevazione al titolo canonicale. Il 30 gennaio 1805 Don Gianandrea Massala riporta la notizia di un'imbarcazione mercantile proveniente da Livorno, i cui proprietari chiedono di potersi sottoporre alla quarantena nell'isola della Maddalena (richiesta che non fu accolta)1 ; il fatto porterebbe a pensare che all'epoca la chiesa non fosse più officiata. Ciò nonostante il 4 agosto 1816 Don Gianandrea Massala viene nominato Canonico della Cattedrale col titolo della Maddalena, in successione a Don Francesco Marinetto, morto poco tempo prima; Massala muore poi l'11 febbraio del 1817 e il 10 agosto 1817 il canonicato della Maddalena è affidato a Don Carlino Mariotti, «professore di Logica in queste pubbliche scuole» 2 . Nel 1835 «fu disposta la costruzione di un casotto sull'isoletta della Maddalena dove esistevano i ruderi di una vecchia chiesetta, sede di canonicato, per il cui utilizzo fu richiesta e ottenuta l'autorizzazione del Capitolo diocesano algherese3 ». A quell'epoca dunque la chiesa era in rovina da tempo.
 In città (secondo la tradizione) si dice che la statua lignea sette-ottocentesca ospitata nella nicchia dell'archivolto denominato Porto Salve, sia l'ultima testimonianza rimastaci della chiesa della Maddalena 4 . 

Giuliana Ceravola 
Vetera et Nova 


1 G. A. Màssala, Giornale di Sardegna, Ed. Poliedro, 2001, p. 79 
2 Libro n.9 delle Giunte Capitolari, conservato nell'Archivio Diocesano di Alghero, pag. 127. 
3 Giacomo Oppia, Il lazzaretto di capo Galera, Delfino Editore, 2016, p. 177 
4 Antonio Serra, Le chiese campestri di Alghero, Edizioni del Sole, 2006, p. 72


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