Vista l'emergenza Corona Virus propongo gruppi di lettura on line sull'epidemia di Spagnola ad Alghero.
Chi è interessato può contattare la e-mail tilgio@virgilio per ricevere notizie sull'argomento.
CENTO ANNI FA LA “SPAGNOLA” - 1918-2018
In
Italia, il primo allarme venne lanciato a Sossano (Vicenza) nel
settembre del 1918, quando il capitano medico dirigente del Servizio
sanitario del secondo gruppo reparti d'assalto invitò il sindaco a
chiudere le scuole per una sospetta epidemia di tifo
Nell'immaginario
collettivo l'idea di strage nel 1900 è associata alle guerre ma
l'impressione è fuorviante. Se è vero che nella prima guerra
mondiale sono morte 16 milioni persone e nella seconda 68 milioni,
c'è stato un altro killer silenzioso e subdolo che ha provocato
circa 50 milioni di vittime in tutto il mondo nell'arco di pochi mesi
a cavallo tra il 1918 e il 1919.
Il
virus della “spagnola” raggiunge l' Europa nella primavera 1918
portato dalle truppe statunitensi che partecipano alla Grande Guerra.
La notizia della terribile epidemia viene censurata dalla stampa e ne
parlano per primi i giornali spagnoli visto che la Spagna, non
coinvolta nel conflitto, non pratica la censura di guerra. Per questo
motivo la pandemia è conosciuta come “spagnola”.
Non
esistono dei dati certi, ma alcuni parlano di un miliardo di persone
contagiate e almeno 50 milioni decedute nel mondo. Per l'Italia è
accreditato il dato di 375 mila decessi a causa dell'influenza ma in
realtà non è stato mai possibile quantificare con esattezza il
numero dei morti per il contagio.
La spagnola in Sardegna
Vediamo
ora in particolare qual è stato l'impatto di questo terribile morbo
nei nostri territori.
In
Sardegna “Il peggio venne nell'autunno del 1918, proprio quando la
guerra era prossima alla conclusione. Fra il settembre e l'ottobre
giunse in Sardegna un'epidemia influenzale di estrema gravità, che
aveva esito mortale in un altissimo numero di casi; era quella che si
chiamò “febbre spagnola”, sebbene non dalla Spagna venisse, ma
dall'Asia, probabilmente dalla Cina, e che già dilagava in buona
parte dell'Europa e nel resto dell'Italia. Le conseguenze furono di
gravità straordinaria. In Sardegna, soltanto negli ultimi mesi del
1918, morirono poco meno di diecimila persone, e ne morirono altre
tremila nei due anni successivi. In Italia i casi mortali accertati
furono 274 mila nel 1918, 32 mila nel 1919, 24 mila nel 1920 per un
totale di 330 mila; In Europa, nell'arco di tre anni, non meno di
dieci milioni”.
Un
grave ostacolo alla ricostruzione dell'evento è dato da “un vuoto
desolante di documenti” pubblici
e privati (memorie, epistolari, diari). La morte di tanti giovani
deceduti per l'epidemia è stata cancellata dalla memoria, quasi per
fare spazio al sacrificio di altri giovani, gli eroi caduti per la
Patria.
Per
definire i contorni di questo spaventoso periodo di malattia e morte,
Eugenia Tognotti si serve delle cronache locali di quotidiani, dei
provvedimenti delle autorità sanitarie e di altri scarsi documenti
ufficiali.
L'epidemia
arriva a Cagliari nella primavera 1918 ma inizialmente non provoca
vittime. Verso la metà di settembre i prefetti di Cagliari e Sassari
rendono obbligatoria la denuncia dei casi di influenza che si
manifesta con “complicanze anche letali”.
100 anni della nostra storia, 1915/1925 Dai Campi alla trincea di Angelo De Murtas La Nuova Sardegna, 1991, E la “febbre spagnola” miete diecimila vittime in pochi mesi, p. 29,
Ibidem,
p. 777
Finalmente intorno alla metà di novembre la malattia inizia a regredire, per cessare alla fine del febbraio successivo. Una stima fornisce per il 1918 la cifra di 12 mila decessi nell'Isola e la fascia di età più colpita è quella tra i venti e i quarant'anni. In tre anni di guerra erano morti 13.602 soldati sardi.
A Cagliari si dispone l'apertura delle scuole di ogni ordine e grado per il 21 novembre. A Sassari gli istituti scolastici aprono il 2 dicembre e a Nuoro il 9 dicembre. Nei caseggiati si procede a una rigorosa pulizia e disinfezione di tutti i locali e gli alunni vengono sottoposti a una visita medica prima di essere ammessi alla frequenza.
Fine della Grande Guerra
Nel periodo di maggior impatto della malattia l'Italia festeggia la vittoria finale della guerra nei campi di battaglia.
Martedì 12 novembre giunge al prefetto di Sassari un telegramma del generalissimo Diaz con la notizia che il tricolore sventola sulla torre del Buon Consiglio e sulla torre di san Giusto. Dopo mezzogiorno si diffonde ad Alghero la notizia dell'armistizio e, «in segno di festa e di esultanza, mons. Vescovo fece suonare tutte le campane, e subito si formò un lungo corteo, che con la bandiera spiegata e musica percorse le vie della città. Non mancarono i discorsi patriottici».
Nonostante le raccomandazioni ad evitare gli affollamenti e i contatti tra le persone, «ad iniziativa dell'Unione popolare cattolica alla quale ha ben volentieri aderito Mons. Vescovo ed il Rev.mo Capitolo, la sera della domenica 17 novembre 1918 per la cessazione delle ostilità e la vittoria delle nostre armi si tenne nella Cattedrale funzione solenne di ringraziamento. Parato l'altare maggiore come nelle maggiori feste, con sfarzo di cera a spese del Capitolo, e con palme simboliche, non fecero difetto la bandiera nazionale e le epigrafi alla porta di chiesa, ai due lati della balaustra e delle due colonne, [...] Intervennero alla funzione le autorità appositamente invitate, la Società, i Gremi e le associazioni maschili e femminili con i rispettivi stendardi, e molto popolo. Il discorso di circostanza fu tenuto da monsignor Vescovo e, lui celebrante, si cantò il “Te Deum” col Santissimo esposto e si terminò con la prima benedizione eucaristica.
La domenica successiva, 24 novembre, con a capo mons. Vescovo si andò in pellegrinaggio a Valverde per ringraziare la Vergine Benedetta della grazia ottenuta».
Il 15 novembre il rettore dell'Università di Sassari inaugurando l'anno accademico legge i nomi degli studenti caduti in guerra ma non fa alcun cenno ai tanti studenti morti pochi giorni prima a causa dell'epidemia.
Condizioni igieniche di Alghero e sanità pubblica
Fatta questa necessaria premessa per capire l'impatto del contagio che in quegli anni ha contribuito, insieme alla guerra, a provocare un grave danno demografico, economico e sociale nella nostra Isola, vediamo ora nello specifico come l'epidemia si è presentata nella nostra città.
Iniziamo
ad esaminare un documento molto importante dell'aprile 1919.
Il
peggio dell'epidemia di spagnola è ormai alle spalle e il 2 aprile
1919 il sindaco riceve dal sottoprefetto la seguente comunicazione:
“Risultami
che l'ufficiale sanitario dott. Pisano ha scritto alla S.V.I. la
seguente lettera «Di fronte alle deplorevoli condizioni igieniche
dell'abitato di Alghero, potendo essere questo causa di gravi
inconvenienti in rapporto alla sanità pubblica, prego la S.V.I.
affinché ciò considerando, voglia prendere i più rigorosi
provvedimenti:
Intensificare
la vigilanza, e la nettezza pubblica aumentando il numero dei carri e
del personale adibito a tale servizio.
Proibire
assolutamente l'allevamento delle galline in città
Provvedere
a liberare la città dal numero di cani vaganti i quali possono
essere causa dii contagi di malattie all'uomo: rabbia, tenia,
echinococco, cimurro, ecc. Si deve rimettere in onore
l'accalappiacani e i bocconi di stricnina.
Proibire
rigorosamente, comminando pene severe, Il
gettito di immondizie, rifiuti e acque luride dalle finestre e dalle
porte delle case nella pubblica via.
Raccomandare
la massima vigilanza agli agenti municipali i quali, anche
quotidianamente dovranno sorvegliare le stalle e i cortili interni
delle case che servono spesso da depositi d immondizie e da vivaio
alle mosche veicoli di malattie infettive».
Nell'interesse
dell'igiene e della salute pubblica prego dare energiche disposizioni
perché i provvedimenti consigliati dall'Ufficiale sanitario siano
prontamente attuati”.
La risposta del sindaco
La risposta del sindaco Carmine Dupré non si fa attendere e il 4 marzo egli scrive all'Ufficiale Sanitario:
«Ill.mo Sign. Ufficiale Sanitario
Alghero
Da professore (?) veramente devo dirle che le condizioni attuali dell'igiene della nostra città non sono così deplorevoli com'Ella afferma, tanto è vero che durante il periodo che infieriva l'influenza spagnuola si ebbero a verificare solamente 58 decessi su 12.000 abitanti mentre in Olmedo a 12 Km da Alghero si verificò lo stesso numero di decessi su 600 abitanti presenti.
Lo stesso dicasi delle febbri maltesi che in seguito alla mia ordinanza che vietava la vendita del latte nelle case dei produttori è diminuito di gran lunga il numero dei casi che per il passato infieriva grandemente.
Non mi consta che ci siano attualmente altre malattie, e se ce ne fossero certamente la S.V. ne avrebbe avvisato.
In quanto ai provvedimenti indicatimi per provvedere al miglioramento delle deplorevoli condizioni igieniche della città devo significarle:
che fin dal 22 marzo u.s. i carri adibiti ala nettezza pubblica sono due, e il numero degli spazzini venne portato a cinque e che in seguito a tale provvedimento si è avuto un enorme miglioramento tanto è vero che oggi stesso da persone autorevoli mi son sentito fare i complimenti per la nettezza della città.
Che per provvedere all'allontanamento dall'abitato delle galline, vi osta un decreto deroga tenenziale che per migliorare le condizioni annonarie della popolazione fa obbligo di permettere l'allevamento delle galline nella città.
Sforzi enormi si sono fatti per liberare la città dai cani vaganti e prova ne sia gli acquisti di vari lacci e la riparazione alla carretta adibita al trasporto dei cani, eseguita fin dal dicembre u.s. Non mi è riuscito fino ad ora trovare la persona disposta a fare l'odioso mestiere di accalappiatura. Ora spero che mi sarà possibile in seguito all'imminente licenziamento dalle armi dell'ex-accalappiatore.
Per provvedere al 4° rimedio da lei indicatomi domenica scorsa ho compilato personalmente 100 contravvenzioni riguardanti all'inconveniente da lei lamentato.
Come ben vede già da tempo si è provveduto ai tanti inconvenienti da Lei esposti.
La prego per l'avvenire di essermi largo di consigli in antecipo perché così con la comune cooperazione si potrà ottenere nella maniera più efficace il miglior utile pubblico».
Il tono della risposta appare decisamente piccato dato che il sindaco ritiene di aver adempiuto ai suoi doveri e non accetta di essere ripreso in un settore che, a quanto dice, non ha trascurato affatto. A maggior riprova della sua attenzione per le condizioni igieniche della città porta un dato che per noi è di estremo interesse: su 12 mila abitanti soltanto 58 sono deceduti per l'influenza che ha fatto strage in tante altre località, come ad esempio Olmedo.
Naturalmente questo suo dato va controllato anche perché effettivamente ci pare molto basso.