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venerdì 3 aprile 2020

Epidemie ad Alghero: Spagnola e Covid 19


1918 Spagnola - 2020 Coronavirus



E fu il deserto ...
5 aprile 2020. Piazza Sventramento dalla finestra di Angela


L'attualità di un'emergenza improvvisa quanto imprevista ci ha messo di fronte a eventi che credevamo appartenere soltanto a un lontanissimo passato, dei quali peraltro si è raccontato sempre molto poco. Tra i ricordi familiari talvolta erano comprese le guerre, i libri di storia si sono sempre occupati dei momenti epocali della nazione, e solo ultimamente qualcuno ha iniziato a ricercare, in documenti d'Archivio fino ad ora mai consultati, come vivevano quei milioni di persone senza volto e senza nome che quotidianamente tribolavano la giornata per cercare di sopravvivere alla natura e ai potenti di turno. Crediamo di conoscere la storia ma in realtà abbiamo soltanto memorizzato nomi, date, eventi che sono l' effetto della volontà di pochi e che non rispecchiano certamente la grande varietà di situazioni, accadimenti, stati d'animo che hanno dato una fisionomia reale e concreta al nostro passato e che permeano il nostro presente.

1918 – La pandemia di Spagnola

Nei primi mesi dell'autunno 1918 la popolazione si è trovata soverchiata da due elementi contro i quali non aveva alcuna difesa. Infatti alla guerra, decisa dai gruppi di potere, che aveva stremato le famiglie per più di tre anni, si è aggiunta la forza della natura che ha scatenato contro l'umanità un micidiale nuovo virus dell'influenza.
Il termine “Spagnola” evoca un'epidemia della quale però conosciamo solo il nome. Eppure in questi giorni stiamo vivendo un'esperienza che, per alcuni aspetti, si presenta molto simile a quella vissuta un secolo fa dai nostri avi. Anche allora il nemico è arrivato in silenzio, non si è fatto riconoscere subito, ma con il passare dei giorni ci si è accorti che non si trattava di una normale influenza perché tanti, troppi contagiati morivano per le sue complicazioni: tracheobronchiti, bronchiti acute, catarri soffocanti, edema polmonari e polmoniti che, in assenza assoluta di farmaci adeguati, conducevano rapidamente alla morte. L'unica raccomandazione dei medici era di evitare il contagio e di curare in particolare la pulizia delle mani, delle cavità nasali e della bocca. Alcuni consigliavano di introdurre vaselina nelle narici per impedire l'accesso ai microbi oltre ad effettuare polverizzazioni nel naso con olio mentolato.
Le cure praticate erano costituite principalmente da analgesici, antisettici e disinfettanti. Negli ospedali si praticavano iniezioni a base di canfora utili per le congestioni delle vie aeree superiori e inferiori specialmente in presenza di tosse, siero antipneumococcico per ridurre il rischio di polmoniti, e inoltre si somministravano fenolo (antisettico) e mentolo per alleviare le irritazioni delle vie aeree.
La popolazione si riforniva di chinino nonostante i medici avessero chiarito che il farmaco non aveva alcuna efficacia in caso di influenza. Presto le scorte di chinino scarseggiarono a danno dei malati di malaria nelle campagne e nelle zone di guerra. Nelle farmacie si acquistavano espettoranti, e molti ricorrevano ai vecchi rimedi di medicina popolare per i brividi di freddo e per la febbre come fumigazioni, decotti, sciroppi, applicazione di tegole o mattoni caldi.
Le persone più colpite erano i ragazzi e i giovani adulti. In tutto il mondo il tasso più elevato di mortalità si è riscontrato negli individui con un'età compresa tra i quindici e i quarant'anni. Pare infatti che gli anziani fossero più resistenti al contagio in quanto già colpiti dall'influenza del 1889 e quindi immunizzati.
La stampa tranquillizzava la popolazione ma in contrasto con tali rassicurazioni si prendevano subito drastici provvedimenti: veniva rinviata l'apertura delle scuole elementari ed erano proibiti gli assembramenti. Si vietarono le visite in ospedale dove i contagiati, se era possibile, venivano isolati.
Si raccomandava particolare attenzione nella pulizia e disinfezione di case, uffici, chiese dove si chiedeva che venissero disinfettati con cura i banchi e i confessionali. Si sospesero le feste patronali e si consigliava di ridurre al minimo la frequentazione di teatri e locali cinematografici Col passare dei giorni, nonostante i giornali continuassero a rassicurare sul decrescere dell'influenza, si attuarono ulteriori restrizioni che modificavano anche i rapporti sociali: vietato visitare gli ammalati, porgere le condoglianze, partecipare ai funerali. Anche gli abbracci, i baci e le strette di mano erano messi al bando. Mussolini scriveva sul “Popolo d'Italia” che se la sudicia abitudine di stringere la mano fosse stata vietata, la spagnola sarebbe scomparsa nel corso di una notte.
Finalmente intorno alla metà di novembre la malattia iniziò a regredire, per cessare alla fine del febbraio successivo.
Una stima fornisce la cifra di 12 mila decessi nell'Isola e la fascia di età più colpita è quella tra i venti e i quarant'anni. Dal 1915 al 1918 erano morti in guerra 13.602 soldati sardi.

2020 – La pandemia di Coronavirus

In questi giorni il nostro pensiero è andato a epoche lontane, delle quali abbiamo letto nei libri di storia e nei romanzi, che parlano di terribili epidemie, di lazzaretti, di fosse comuni, e di quanto di più tragico hanno dovuto subire le popolazioni nei secoli passati.
Inizialmente molto increduli, ci siamo trovati nel bel mezzo di una pandemia così, all'improvviso, e c'è voluto un po' di tempo per capire che cosa stava accadendo proprio a noi, superprotetti da vaccini e medicine, da un'organizzazione sanitaria capillare, da una scienza medica che ritenevamo perfettamente in grado di padroneggiare una semplice influenza.
Non potevamo neppure immaginare lo scenario che si presenta quando contemporaneamente si ammala un numero di persone fuori controllo, provocando un affollamento insostenibile nelle strutture sanitarie e costringendo talvolta i medici a fare delle scelte angoscianti.
Ogni influenza ha le sue vittime prescelte. La spagnola colpiva soprattutto i giovani e gli adulti fino ai 40 anni, mentre il coronavirus preferisce gli anziani, in prevalenza uomini, i quali spesso hanno altre patologie che si aggravano rendendo inutile ogni cura.
Ancora siamo nel bel mezzo dell'accadimento, ancora non possiamo capirne gli sviluppi, ma certamente abbiamo già fatto le nostre riflessioni.
Questo clima di segregazione, di chiusura, di abbandono delle attività è percepito in maniera differente in ragione dell'impatto economico che comporta per ciascuno di noi e anche in relazione all'età. Non possiamo fare delle previsioni sulle conseguenze anche perché molto dipende da quanto sarà lungo il periodo di restrizioni e dal bilancio finale che si sta già presentando molto pesante. Se dobbiamo riferirci alla Spagnola possiamo dire che nel 1918 guerra e pandemia hanno dato un colpo durissimo a tanti popoli, ma stiamo anche parlando di numeri decisamente superiori su una popolazione mondiale che non raggiungeva i due miliardi di persone. Un miliardo era stato contagiato e il bilancio finale è stato di 50 milioni di decessi.

Cosa fare?

In conclusione, ricordiamo che una situazione avversa può essere trasformata in opportunità. Possiamo trascorrere questo momento di pausa in attività di lettura, di ricerca, di creazione artistica, di revisione dei nostri personali archivi stivati nei cassetti o dentro sportelli negletti da anni, e nella concretizzazione di tutto ciò che abbiamo sempre rimandato e non abbiamo mai avuto il tempo di realizzare.
Se vogliamo trovare qualcosa di positivo nella nostra attuale vicenda possiamo pensare che forse questa esperienza servirà a farci capire che la natura, per quanto noi cerchiamo di sottometterla, è sempre in grado di riprendersi i suoi spazi come hanno dimostrato le immagini dei delfini sotto costa, dei cigni in città, dell'aria senza smog e delle acque trasparenti. Forse qualcuno ci sta dicendo che per una migliore qualità della vita si può anche fare qualche rinuncia senza perciò sentirci diminuiti nelle nostre prerogative di signori del creato.

La parte relativa all'influenza Spagnola è tratta dallo studio di Eugenia Tognotti pubblicato nel volume Dal mondo antico all'età contemporanea, Studi in onore di Manlio Brigaglia, Guerra ed epidemia, la “Spagnola” in Sardegna, Carocci, 2001.