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sabato 30 gennaio 2016

Crepuscolo ad Alghero





Alghero muore dolcemente in un rosso crepuscolo o forse, semplicemente, dorme. Ci sarà un risveglio?
Per le strade di Alghero si respira un'aria di rassegnazione. È il sentimento più comune che scaturisce dalla consapevolezza che i sistemi di governo e di amministrazione nazionali e locali seguono percorsi lontani dai diritti dei cittadini. Nati per la gestione delle risorse comuni, sono diventati aziende private di sfruttamento del denaro pubblico. Nati per attivare lo sviluppo dei territori sono ora strutture pericolosamente collegate al malaffare, bloccate da insuperabili ostacoli burocratici, attente a mantenere un potere che ormai è fine a se stesso ed è incapace di realizzare qualsiasi piano di crescita.
Alghero è una periferia dimenticata volontariamente da chi si appropria dei nostri soldi per incrementare altre situazioni ben lontane dal nostro contesto.
A volte noi cittadini vorremmo veramente diventare sconosciuti allo Stato come il protagonista del film “Naufrago sulla luna”, ma sappiamo che non ci lasceranno zitti e buoni nel nostro rifugio a goderci un angolo di libertà, impegnati solo a procurarci il necessario. Il potere ha bisogno di spremere linfa vitale da tutti per autoalimentarsi.



E così la città cerca di sopravvivere con quasi niente. Si moltiplicano le attività ricettive e gli esercizi pubblici di ristorazione. Ci si accontenta della sussistenza soprattutto se non si è più giovani e non si vuole abbandonare il paese natio.
E così arriva la rassegnazione. Si cammina fra le immondizie e non ci si fa più caso, si pagano tutte le rate delle varie tasse e si spera solo che non aumentino, si attende l'arrivo della buona stagione anno dopo anno.


Ci si chiede come mai non si lotti perché sia riconosciuto il proprio diritto ad esistere, per far prevalere il buon senso, per trovare un equilibrio tra l'ingordigia del potere e i bisogni delle masse. Il desiderio di pace diventa rinuncia a mettere a frutto le proprie potenzialità ed abilità, ad ottenere il naturale inserimento nel contesto economico, a rivendicare un ruolo attivo nel tessuto sociale
E infine arriva il crepuscolo a sigillare una città che ogni giorno spegne la sua vita senza la forza di prendersi ciò che le spetta.



lunedì 18 gennaio 2016

Oliena e Orgosolo ad Alghero




CORRALS OLIENA E ORGOSOLO A L'ALGUER
AL QUALTÉ DOLCI E SCULTURE CHE RACCONTANO ANTICHE STORIE
TUTTE DA CONOSCERE

Alghero e Oliena-Orgosolo, mare e montagna.
Una città aperta a tutti coloro che attraverso il mare vi hanno portato differenti culture, e due paesi nei quali le generazioni si sono avvicendate mantenendo tradizioni millenarie.
L'evento “Corrals Oliena e Orgosolo a l'Alguer” ha evidenziato, ove ce ne fosse ancora bisogno, la vocazione di Alghero che è quella di aprirsi per accogliere coloro che raccontano i differenti percorsi di distinti territori. Ed ecco che si aprono scenari misteriosi, sconosciuti ai più, talmente belli da lasciare stupefatti. Osservando il lavoro incredibile di Anna Gardu si intuisce che le sue creazioni vengono da molto lontano, e raccontano ciò che la memoria collettiva delle montagne ha custodito nel tempo per esprimerlo con forme, colori, fantasie degne di grandi artisti. Ma noi, cresciuti sulla riva del mare, non conosciamo le vicende che ci vengono raccontate con un linguaggio così arcano.
Guardando le gallinelle disposte a corona, apprezziamo l'effetto d'insieme, ma solo chi ne ha ascoltato la storia arriva a commuoversi. Perché quel Cohone de flores riporta ad un periodo doloroso di Fonni quando, nel 1865, vi fu una terribile carestia causata da un'invasione di cavallette con tutto ciò che questo tragico evento comporta. Ma si sa che anche dai più dolorosi eventi nasce qualcosa di buono e di bello. E a Fonni è nata una storia.

Raccontano i vecchi che un frate chiamato dai fonnesi per liberare il territorio dalle cavallette eliminò, senza volerlo, anche tutti gli uccelli. Solo i cuculi si salvarono e grazie a loro si riuscì a far schiudere le uova di tutti gli altri volatili che tornarono a popolare il territorio. In ricordo di ciò i fonnesi crearono su Cohone de frores, ricco di tante gallinelle che stanno al posto delle varie specie di uccelli. Il dolce fa parte delle celebrazioni del patrono di Fonni, San Giovanni Battista. 1





Mi piace immaginare che dietro ogni creazione di Anna Gardu ci sia una storia. Infatti qualsiasi segno e gesto è il frutto di culture millenarie anche se noi lo percepiamo come libero e spontaneo.
Il visitatore della mostra si è dunque confrontato con la forte vitalità dei territori interni della nostra Isola che riescono a portare avanti discorsi antichi dando loro nuova forma.
Questa è l'impressione che si riceve anche dai volti stilizzati dei cantori sardi o delle rappresentazioni emblematiche di paure sempre presenti, realizzati da Roberto Serri. Tra i tanti visi di Feminas spicca quello della terribile Survile, una creatura malevola che si aggira ad Orgosolo alla ricerca di neonati ai quali succhiare il sangue. Le mamme devono vigilare continuamente sul piccolo perché il terribile mostro si trasforma e può anche rendersi invisibile. Sa Survile può far morire un neonato nella sua culla all'improvviso, senza causa apparente. 2
Conoscere anche le piccole tradizioni e credenze del territorio aiuta certamente a capire e ad apprezzare a fondo quanto esposto al Qualté. Ci guida inoltre nella ricerca del nostro passato spesso sconosciuto, a volte dimenticato, ma indispensabile per ricomporre il mosaico di una identità al quale manca sempre qualche tessera. È a causa di questa frammentarietà che spesso rimaniamo disorientati e facciamo confusione nel dare una adeguata collocazione ai valori fondanti di ogni percorso esistenziale.
Ad Alghero è facile perdere l'orientamento in quanto la città ha una popolazione di varia provenienza e spesso si tende a privilegiare alcuni apporti a scapito di altri. Ben vengano dunque tutti quegli eventi che ci portano a conoscere realtà con le quali condividiamo molto più di quanto pensiamo.


1. San Giovanni Battista - Le ragioni di una festa, Gruppo di Studio e Ricerca Tholos, 2012, pag.25. La leggenda di Fonni si trova nel sito http://www.leviedellasardegna.eu/fonni.html
2. Superstizioni ad Alghero e in Sardegna, Gruppo di Studio e Ricerca Tholos, 2013 pag. 27

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tilgio@virgilio.it



Società Operaia di Mutuo Soccorso ad Alghero



SOCIETÀ OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO
UNO SPAZIO CHE RACCHIUDE UNA PARTE DEL NOSTRO PASSATO


Sempre più spesso nel centro storico di Alghero si vedono gruppi di turisti che ascoltano la loro guida mentre espone la storia della città e delle sue costruzioni. Penso che anche a noi cittadini algheresi non farebbero male delle visite guidate alla città perché, nonostante siamo convinti di conoscere il luogo dove viviamo, a volte abbiamo delle grosse e inaspettate sorprese. Allora ci chiediamo:- Ma dove siamo vissuti fino ad ora?
È la domanda che mi sono posta durante una visita alla Società Operaia di Mutuo Soccorso che occupa una parte dei locali dell'antico ospedale di Sant'Antonio Abate con ingresso dai Bastioni e da Via Cavour n° 61.
Mi sono subito trovata in un ambiente dove si respira un'aria Ottocentesca che però sa anche di Duemila. Le pareti trasudano la storia d'Italia del 1800 con i ritratti di coloro che si sono trovati a gestire la transizione che ha condotto, nel bene e nel male, a creare il Regno d'Italia. Vediamo anche importanti documenti e stampe di epoca fascista e, per finire, ci troviamo immersi nel nostro tempo quando veniamo a sapere che la Società è in contatto con alcune scuole per attività culturali e per attività ludiche come gli scacchi.

Stupisce pensare che nello spazio di una saletta del centro storico si possano trovare tante interessanti testimonianze della storia algherese e che tali documenti siano pressoché misconosciuti. Il sito è visitabile nel circuito Monumenti Aperti e questo è già un primo passo per iniziare a scoprirne le valenze documentali.

La storia ufficiale della Società ad Alghero inizia nel 1883 quando viene fondata. Dal suo Statuto veniamo a saper che, tra gli scopi, aveva quello di dare sussidi e aiuti ai soci in caso di “malattia, di impotenza al lavoro o di vecchiaia” e di aiutare i soci per l'acquisto degli attrezzi del loro mestiere. (art. 2)
Per diventare soci occorreva appartenere “al ceto degli artigiani, agricoltori, pastori, marinai, ortolani ed operai di qualsiasi genere” ed essere di età compresa tra i 18 e i 60 anni. (art. 4).
I fondi dei quali la società disponeva provenivano dalle quote di ammissione alla società (12 lire da pagare in 12 rate mensili), dalle quote mensili dei soci che andavano dalle 4 lire per i più giovani alle 30 lire per i più anziani (art. 60-61-62), e dalla beneficenza.
La fondazione della Società si inquadra in un periodo di maggior sollecitudine verso le situazioni di disagio da parte delle classi più abbienti In città nella seconda metà dell'Ottocento diverse persone benestanti si mostravano sensibili e facevano cospicui lasciti a beneficio dell'ospedale, dell'asilo appena istituito e del Laboratorio femminile. C'era un'attenzione particolare per le precarie condizioni del popolo e, come scriveva Francesco Serra, presidente della Congregazione di Carità algherese, “venire in soccorso della povera umanità languente è un’opera fra le più meritorie, e lodevole in Paesi civilizzati; in ogni tempo ed ovunque si pensa alacremente ai pubblici stabilimenti di ricovero per i poveri infermi, nello scopo di migliorarne le condizioni, per favorirli sotto ogni rispetto”.1
La Società di Mutuo Soccorso aveva punti di contatto con altre realtà cittadine come la Massoneria e la Banda Musicale.
La Banda Musicale algherese è nata nel 1862. Vi suonava Andrea Dalerci, ex garibaldino e tamburino delle truppe comandate da Garibaldi. Nel 1891 la Banda ha preso il nome di Banda della Società di Mutuo Soccorso e nel 1968 è diventata Associazione Banda Musicale Antonio Dalerci in onore di Dalerci che è stato capo della Banda Musicale oltre che autore di numerose canzoni algheresi tra cui la più famosa è Alghé mia
Negli anni settanta del Novecento, con la nascita dell'assistenza medica nazionale, si esaurisce la funzione assistenziale della Società Operaia, ma l'associazione è andata avanti con finalità più propriamente culturali. Nella sede vi si tengono riunioni settimanali e si organizzano attività a favore dei soci e delle scuole.
La storia del sodalizio è raccontata in una pubblicazione edita nel 2013 per celebrare i 130 anni del Mutuo Soccorso, a cura di Massimiliano Fois e di Raffele Sari Bozzolo.
Il libro approfondisce lo sviluppo dell'assistenza nell'Ottocento ed evidenzia problematiche mai risolte tra la forza del potere economico-politico (e non politico-economico) e la forza delle masse. Viene in mente un passaggio del romanzo Germinal di Zola che riporto di seguito:
"Ma si può aumentare il salario? La legge bronzea lo blocca al minimo indispensabile, giusto il necessario perché gli operai mangino pane secco e facciano bambini... Se scende troppo, gli operai crepano e la domanda di nuova manodopera lo fa salire di nuovo. Se sale troppo, l'offerta troppo alta lo fa abbassare .. E' l'equilibrio delle pance vuote, la condanna perpetua all'inferno della fame."2
Questa teoria della legge bronzea ha avuto molta importanza nell'Ottocento. Quando nel Novecento si è visto che i salari potevano salire e che le condizioni di vita degli operai potevano migliorare la teoria è stata abbandonata. Ma temo che oggi stia tornando di moda.

Arco che faceva parte dell'originaria struttura dell'edificio

Ed ora allontaniamoci da questi aspetti poco piacevoli dei nostri tempi per lasciarci coinvolgere da quell'ambiente così accogliente e ricco di spunti che è la sede della Società Operaia del Mutuo Soccorso che ci fa credere alla possibilità dell'esistenza di un mondo migliore, attento e sensibile ai valori della solidarietà.

1. Asca 848/48/27 Lettera del 19 aprile 1869 al Regio Commissario per la città di Alghero
2. E. Zola, Germinal, Oscar Mondadori 2010, pag. 144

Pubblicato sul mensile L'Isolano nel dicembre 2015

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