Quando
è stata inventata la scrittura, attraverso mille passaggi
documentati da reperti archeologici e da pitture, l'uomo ha dovuto
risolvere una quantità incredibile di difficoltà. Sono passati
millenni per arrivare a concepire una scrittura basata sui suoni e
anche questa soluzione ha richiesto numerosi passaggi per arrivare al
nostro codice alfabetico e alle nostre regole fonetiche. Ogni lingua
ha i suoi punti deboli e se non la si conosce a fondo è facile
cadere in errore.
Quando
ad Alghero nei primi decenni del Novecento si è cercato di dare
forma scritta alla parlata algherese ci si è scontrati con le mille
particolarità di una pronuncia che doveva trovare il suo
corrispondente grafico che rappresentasse con esattezza il relativo
suono. La via più semplice è sembrata quella di prendere la
scrittura catalana per cercare di raffigurare quelle sonorità
con le regole catalane di Barcellona. Questa operazione ha portato
come conseguenza l'impossibilità di leggere scritti algheresi per
chi non ha appreso quelle regole. Alcune parole, con tale sistema,
vengono rese irriconoscibili a chi non ha una adeguata preparazione.
Non
conosco scritti letterari algheresi del periodo catalano e non so se
ne esistano. La mia esperienza si restringe ai Quinque Libri
dell'Archivio Diocesano. Leggendo le annotazioni di
nascite, cresime, matrimoni e morti, ho potuto fare delle
osservazioni.
Fino
al 1790-1800 i cognomi venivano scritti secondo la grafia spagnola
consolidata nei circa 400 anni precedenti. La dominazione iberica
era finita nel 1714 e per alcuni decenni si è continuato ad usare le
regole fonetiche spagnole. Farò alcuni esempi.
Achenza
è scritto Aquenza, Chelos diventa Quelos, Battaglia è
scritto Battalla, Catogno e Ogno diventano Catoño
e Oño,
Caneglias è Canelles,
Castellacciu è Castellacchiu,
Ciampelli è Champelly,
Schintu è Squintu,
Ghilleri è Guilleri,
Siglient è Sillent,
Sarbunc è Xarbunc
....
Nell'atto
scritto in latino si legge che il 28 Luglio 1791 è
morto Didaco Rusella figlio di Antonio Rusella e di Didaca Pisquedda.
Ha 2 anni e viene sepolto nella chiesa di Santa Croce.
La
data completa si ricava dagli atti precedenti.
Ho
riferito solo alcuni cognomi dei tanti che nei registri diocesani
hanno la grafia spagnola. Man mano che ci avviciniamo al 1800 si
notano dei cambiamenti e i cognomi iniziano a perdere la grafia
spagnola per assumere quella italiana visto che l'Isola nel 1720 era stata assegnata ai Savoia (che peraltro parlavano in francese).
Questo
dato fa riflettere e porta a vedere in questo adeguamento il naturale
uso della lingua corrente per coloro che nelle scuole hanno appreso a
scrivere in italiano e non più in spagnolo.
I
rari esempi antichi di algherese scritto che conosco riguardano
strofette e versi satirici tramandati oralmente e trascritti in
grafia italiana. Può essere una mia ignoranza non conoscere scritti
popolari antichi in grafia catalana ma al momento non mi risulta che
ne esistano. Occorre ricordare che l'algherese è una parlata e credo
proprio che fino ai primi decenni del 1900 nessuno si sia posto il
problema di come scriverla, e quando ha scritto qualcosa, ha usato le
regole dell'italiano.
Queste
osservazioni non mi fanno dimenticare che c'è il problema di una
grafia che unifichi le parlate di un gruppo linguistico. Anche per il
sardo si presenta la stessa questione. Come scrivere i termini sardi,
la cui pronuncia cambia da paese a paese, in modo da fare del sardo
una lingua letteraria scritta?
Tutte
le lingue hanno dovuto affrontare questo passaggio, italiano
compreso. Alla fine si stabiliscono delle regole che ovviamente
saranno ostacoli da superare per chi ha una pronuncia locale, ma la
lingua scritta è una, a prescindere dalle varianti regionali. Per
dare la possibilità di usare correttamente la lingua italiana scritta c'è una
scuola dove non si dà tregua allo studente per le doppie, gli
accenti, e quant'altro. Ci vorrebbero dunque delle scuole per
ciascuna variante linguistica, ma prima ancora ci vorrebbero delle
persone che parlano tali varianti.
Carré
de la Rora . Se non si conoscono le regole della grafia catalana si
pronuncia ciò che si legge.
Ora
io mi chiedo: perché accanirsi per una grafia catalana
dell'algherese, quando il vero problema è che la lingua locale si
sta irrimediabilmente perdendo? Adesso è più importante non
dimenticare la pronuncia delle parole algheresi che ormai vengono
storpiate grazie ai toponimi che danno solo l'indicazione in catalano
scritto e che vengono regolarmente letti secondo quella indicazione.
Chi ci ridarà la corretta pronuncia quando nessuno più parlerà
l'algherese? Questi sono quesiti aperti che attendono risposte.
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