Visualizzazioni totali

domenica 13 aprile 2025

Genealogie Casano

 Genealogia delle famiglie Casano

Tra i documenti del mio archivio non ho trovato quello del primo Casano che è arrivato ad Alghero e che potrebbe rivelarci la sua provenienza. La loro presenza è sicura dal 1735, anno in cui Giuseppe e Maria Teresa, presumibilmente fratelli, fanno da padrini.

Ho trovato i Casano citati spesso come padrini e come testi di nozze e questo significa che ricoprivano ruoli importanti ed erano conosciuti in città. Nella prima metà dell'Ottocento troviamo tre Casano notai:

 Antonio Michele, lo troviamo nel 1845 impegnato nell'incarico avuto dal medico Giovanni Battista Garibaldi per fare l'inventario dei beni di sua moglie Bonaria Piccinelli venuta a mancare.

Gaetano, figlio di Antonio Michele notaio e di Teresa Cano, era nato nel periodo 1795-1805 circa.

Luigi Maria (di Antonio Michele notaio e di M. Teresa Cano, nato il 18 febbraio 1802, deceduto il 2 gennaio 1878), regio notaio e cancelliere episcopale, fece parte del consiglio comunale e di altri organi. Marina Sechi Nuvole nella sua opera L'estate del colera osserva che il notaio Casano non rifiutava mai di recarsi nelle dimore dei colerosi che desideravano far testamento. 


Il 1° giugno 1789 nascono tre gemelle figlie di Giovanni Casano e di Maria Angela Spanedda. 

Trascrizione dei documenti che ho consultato.

Il 3 ottobre 1735 nasce Maria Giuseppa Serra figlia di Antonio Gavino Serra e di Caterina Garrafen? PP Giuseppe Casano e Maria Teresa Casano.

Nel marzo 1746 Antonio Francesco Maria Nuvole di Giovanni Maria Nuvole e di Cecilia Nuvole, padrini dottor Francesco Casano?, e Elisabetta Casano algheresi

Il 6 febbraio 1756 nasce Elisabetta Antonia Crasta di Felice Crasta e Maria Rita Delogu, padrini Antonio Cano, Elisabetta Casano,

Il 1° marzo 1758 nasce Salvatore Maria Pietro Paolo di Giuseppe Felice Casano e di Petronilla Sogos? Di Villanova, don Salvatore Serra e donna Minnia Idda.

Il 27 maggio 1761 dispensate le pubblicazioni per giusta causa Giovanni Kolb soldato del Regimine Wangeheim proveniente da Hargand in Pomerania si sposa con Maria Teresa Schmit di Cuneo in Piemonte. Testi Giuseppe Casano e Sebastiano Galibardi/Garibaldi.

Il 13 settembre 1761 si cresima Teresa di Antonio Canu e Elisabetta Casano,

Il 13 febbraio 1771 nasce e viene battezzata Maria Francesca Pasqualina Camerada figlia di Giovanni Camarada e di Maria Angela Vaca. PP Francesco Giuseppe Escano e Maria Giuseppa Casano.

Il 16 ottobre 1773 Giovanni Battista Rot si sposa con Giuseppa Ciurga. Testi Antonio Gianuario Caria e Giuseppe Casano Cunsu/Cucuru?

Nel settembre 1777 viene battezzato Raffaele Marco di Giuseppe Luigi Otgiano e Tomasina Casano, padrini don Francesco Budroni di Sassari e donna M. Maddalena Pes di Villanova.

Il 4 giugno 1781 viene cresimata Giovanna Maria di Giovanni Casano e M. Angela Spanedda, madrina Ignazia Spanedda,

Il 1° giugno 1784 viene cresimato Giuseppe di Giovanni Casano e Maria Angela Spanedda, padrino Antonio Dupre.    

Nel novembre 1786 Francesco Ignazio Demontis si sposa con Maria Rosa, testimoni Giovanni Casano e Salvatore Albau.

Il 1° maggio 1788 nasce Maria Nicoletta Teresa Casano figlia di Salvatore Maria Casano e di Vittoria Galzarino. PP Nicola Maria Capuano napoletano e Maria Teresa Galzerino.

Il 2 giugno 1789 nascono tre gemelle: Pasqualina Fortunata, Giovanna e Maria Teresa Casano figlie di Giovanni Casano e di Maria Angela Spanedda. PP Giovanni Ignazio Farina e Maria Petronilla Sogos, Giuseppe e Giovanna Carneglia, Pasquale Capuano napoletano e Maria Teresa Galzerin Capuano.

Il 4 gennaio 1795 si cresima Teresa di Nicola Manca e Domenica Casano, madrina Nicoletta Camerada,

Il 18 maggio 1806 viene cresimato Giuseppe Felice di Antonio Michele Casano e M. Teresa Cano.

Il 26 maggio 1806 viene cresimato Giovanni di Agostino Masala e Anna Casano, padrino Giovanni Sarbunc,

Il 26 maggio 1806 viene cresimata M. Maddalena di Antonio Domenico Peana e M. Agostina Dettori, madrina Raffaella Casano.

Il 23 aprile 1851 si cresima Giuseppe di Salvatore Versini e Paola Meloni, padrino Antonio Michele Casano.

Il 15 giugno 1806 viene cresimata M. Gavina di Nicola Manca e M. Domenica Casano, madrina Teresa Frontello,

Il 9 settembre 1810 viene cresimato Gaetano del notaio Antonio Michele Casano e di M. Teresa Canu, padrino Giuseppe Fresco

Il 9 settembre 1810 si cresima Joannica di Salvatore M. Casano e Maddalena Melis, madrina Chiara Mariotti,

Il 19 giugno 1814 viene cresimata Vittoria di Nicola Manca e Domenica Casano, madrina Teresa Manca,

Nel dicembre 1821 nasce Paolo Luigi Cocco di Efisio Cocco e Agostina Cunis, padrini Luigi Casano, Anna Casano,

Il 25 gennaio 1823 Nicola Sannino di Alghero si sposa a casa con Elisabetta Picinelli di Ozieri. Testi Giuseppe Briganti e Antonio Michele Casano.

Il 30 aprile 1824 nasce Maria Francesca Sampolo figlia di Benedetto Sampolo e di Vittoria Gandolfo. PP Salvatore Casano e Maria Gavina.

Il 15 luglio 1832 si cresima Francesco Sannia di Salvatore e Anna Maria Fois. Padrino Luigi Casano.

Il 15 ottobre 1832 si cresimano Salvatore, M. Bonaria, Giovanni, Stefano, Vittoria di Giovanni Versini e Antonia Casano. Fanno da padrini Luigi Casano, Anna Casano, Canonico Spanedda, e Giuseppa Casano,

Il 23 aprile 1851 si cresima Giuseppe di Salvatore Versini e Paola Meloni, padrino Antonio Michele Casano.

Ad Alghero non ci sono più famiglie Casano. Il cognome è molto presente in Sicilia e si trova anche in qualche altra regione compresa la Sardegna. Il sito Geneanet elenca numerosi Casano nell'Isola di Pantelleria fin dai primi anni del 1600.



Gli alberi genealogici sono stati realizzati con gli atti dell'Archivio Diocesano e con notizie tratte da "L'estate del colera" di Marina Sechi Nuvole (2019)












Nel matrimonio Casano Spanedda segnalo un parto trigemellare di tre bambine.






Due figli di Antonio Michele Casano, Luigi Maria e Gaetano diventarono notai. Maria Teresa Cano/Canu potrebbe essere la figlia di  Antonio Canu e di Elisabetta Casano cresimata il 13 settembre 1761 e forse cugina di Antonio Michele.









































I due fratelli Barbara e Ciro Casano si sono sposati a due giorni uno dall'altra.











martedì 25 marzo 2025

Il palloncino magico


Per scrivere un racconto con gli alunni di una classe elementare occorre scegliere alcuni personaggi e i luoghi tra i tanti suggeriti dai bambini.  Poi si pensa a quali fatti far accadere e la storia è fatta. Si può quindi scriverla avendo già una traccia. Così è nata questa fiaba che ha anche vari insegnamenti.
Personaggi: principessa - elefante - cane - cavaliere.
Luoghi: castello - giardino.
C'era una volta una principessa di nome Viola che viveva in uno splendido castello. Attorno alla costruzione c'era un immenso parco che ospitava numerosi animali. La principessa non aveva nessuno con cui passare il tempo e spesso usciva nel parco per cercare qualche bestiola con cui giocare un po'.
Ma soltanto un elefante accettava le sue carezze e si mostrava affettuoso. Il pachiderma era sempre molto triste perché sentiva la nostalgia per la sua terra, l'Africa, dove aveva lasciato i suoi genitori e i suoi fratelli adorati. Quando pensava alla sconfinata savana, ai giochi in riva al fiume e alla saporita erba di cui si cibava, gli veniva una gran malinconia. I suoi occhi divenivano lucidi e un lamentoso barrito sfuggiva dalla sua bocca.


Allora la principessa gli si avvicinava e gli accarezzava le grandi orecchie per farlo calmare e dargli un po' di conforto. Anche Viola capiva che il suo amico sarebbe stato molto meglio nella sua terra ma non sapeva come fare per riportarlo in Africa. Oltre a ciò, pensava al suo futuro di solitudine. Se avesse perso quell'unico compagno sarebbe rimasta completamente sola, e nessuno allora avrebbe allietato le lunghe giornate al castello.
In una bella mattinata di primavera i due amici decisero di andare a cercare nuove avventure fuori dal parco. La principessa stava seduta sull'ampio dorso dell'elefante che procedeva tra alberi e siepi in fiore per un sentiero di campagna. Ad un tratto si bloccarono a causa di un curioso animale che faceva strani versi, e si era fermato proprio davanti alle zampe del pachiderma impedendogli di procedere.
La bestiola era attratta soprattutto dalla grossa proboscide che l'elefante sollevava ed abbassava, e si mise a giocherellare spiccando buffi salti. Viola osservava la spassosa scena e rideva come mai le era accaduto prima. Ordinò al suo amico di sollevare lo strano essere e l'elefante ubbidì prontamente. L'animale era un piccolo cane molto giocherellone, che fece tante feste e ricambiò le carezze con leccatine alle mani e festosi gridolini. La fanciulla decise prontamente di portarlo con sé al castello.
Con il cagnolino la vita della principessa cambiò completamente. Ora aveva un piccolo amico che non la lasciava mai, scodinzolava ed abbaiava felice ogni volta che sentiva la sua voce, e non si stancava mai di giocare.
L'elefante però sentiva ancora più acuta la nostalgia per la sua terra e la principessa, distratta dal nuovo amico, talvolta non s'accorgeva nemmeno dei suoi momenti di sconforto. Allora egli barriva disperato, soprattutto nelle belle mattinate estive, quando il caldo sole gli ricordava le roventi giornate tropicali trascorse in riva al fiume a rinfrescarsi con abbondanti spruzzi d'acqua, insieme con i fratelli più grandi. Il cagnolino, sentendo la sua pena, gli andava vicino, gli leccava le grosse zampe, giocherellava con quel grosso "naso" e gli mordeva delicatamente le zanne, quasi fossero dei gustosi ossi da rosicchiare. La principessa infine capì il dolore del pachiderma e nel suo intimo pensò che fosse arrivato il momento di farlo tornare in Africa, visto che ormai lei aveva già qualcuno con cui trascorrere le giornate. Ma come fare?
L'Africa era lontana; bisognava percorrere grandi pianure, montagne innevate, strette valli, fiumi, dirupi e strapiombi per raggiungerla. Come avrebbe fatto un animale così grosso ad affrontare un così lungo e faticoso viaggio? E poi, ad un certo punto, sarebbero arrivati al mare... e allora? Come avrebbero fatto ad attraversare quell'immensa massa d'acqua? No, non era proprio possibile. Soltanto volando il nostro amico avrebbe potuto raggiungere la sua terra, ma purtroppo non aveva le ali.
Più passavano i giorni, e più i tre amici diventavano tristi. Ormai non avevano più voglia di giocare e divertirsi. Tutti e tre, giorno e notte, cercavano una soluzione per quell'inquietante problema. Ma nessuna idea sembrava realizzabile, nessun progetto sembrava buono.
La principessa stava per intere giornate chiusa nella biblioteca a consultare atlanti e vecchi libri alla ricerca di qualche suggerimento utile. Cerca e cerca, andò a frugare in una cassapanca abbandonata in un angolo del sotterraneo. C'erano tubi di vetro, ampolle piccole e grandi, ed infine, proprio sul fondo, giaceva un libro. Era scritto a mano in una lingua un po' differente dalla sua.
In una pagina trovò un disegno che raffigurava un palloncino minuscolo, e, accanto, un grande pallone che sorvolava il mare e la terra. Un'altra illustrazione mostrava un buio labirinto dove vagavano strani personaggi. Provò quindi a leggere le arcane parole:
- Dove il sole cala stanco
c'è un castello nero e bianco.
Arrivare non si puote
se le teste son zucche vuote.
Sotto terra nel più scuro
in un loco assai securo
un pallone puoi trovare
che sorvola terra e mare.
Sol due volte tentar puoi
il percorso come vuoi.
Alla terza, oh gran doglianza,
diverrà la scura stanza,
una cella od un avello
per chi è senza cervello.
La principessa lesse e rilesse con molta attenzione, osservò anche i minimi dettagli dei disegni ed infine capì che in un lontano castello, che si trovava ad occidente, esisteva un pallone magico che poteva diventare grandissimo e che poteva volare sul mare. Però era difficilissimo impadronirsene perché era custodito nelle segrete del maniero. Per avere il palloncino occorreva conoscere il percorso esatto. Non si poteva sbagliare il percorso per più di due volte. Ma il malcapitato che avesse sbagliato, sarebbe rimasto rinchiuso nel sotterraneo insieme con il palloncino, fino al momento in cui qualcuno non l'avesse finalmente ritrovato. Già diversi cavalieri avevano cercato di impadronirsi del palloncino per provare la gioia di volare liberi nel cielo come gli uccelli, ma nessuno era riuscito nello scopo. Essi vagavano ormai da anni e anni senza scampo nei labirinti bui e freddi cercando una via d'uscita che era sbarrata per loro.
Sicura di aver capito tutte le indicazioni, Viola accompagnata dall'elefante e dal cagnolino si mise in viaggio in una bella mattinata di primavera. Sapeva bene che le speranze di riuscire nell'impresa erano minime ma non poteva rinunciare all'impresa.
La principessa aveva portato con sé il libro perché conteneva anche un disegno del maniero. Vi si vedevano le montagne e poi un picco sul quale sorgeva la costruzione. Spesso il cane avanzava annusando il terreno intorno e guidava l'elefante. Per giorni e giorni i tre vagarono attraversando pianure verdi di grano e rosse di papaveri finché in lontananza, quasi al confine del regno, videro delle alte montagne. Proprio nel punto dove il sole stava per tramontare la principessa vide un castello costruito con pietre scure e chiare, su un alto picco. Forse era il luogo che stavano cercando. Davanti a loro stava ora un fitto bosco che l'elefante a stento riuscì a percorrere passando tra la fitta vegetazione. 
Ad un tratto grandi uccelli si misero a volare davanti a loro, ma quando il cane iniziò ad abbaiare, si dileguarono lanciando alte grida stridule.
Le grosse zampe dell'elefante riuscirono a guadare un torrente dalle acque spumeggianti e gelide che trascinavano rami e tronchi. Dovettero camminare ancora per sette giorni ed infine i tre giunsero alla base della rocca. Sollevarono lo sguardo e videro che il sole si nascondeva dietro le possenti muraglie mentre calava lentamente tingendo le torri di rosso.
I tre erano felici d'esser riusciti a seguire il percorso esatto per giungere alla meta, nonostante i numerosi ostacoli, ma ora provarono una grande inquietudine guardando quella tetra fortezza che forse era diventata una tomba per tutti coloro che avevano cercato di penetrarvi.
L'enorme portale era socchiuso e l'elefante lo spinse appoggiandovi la testa. La porta s'aprì con un fortissimo cigolio e ai nostri tre amici apparve un cortile spazioso e vuoto.
Erano troppo stanchi per procedere nella ricerca e decisero di riposarsi per quella notte. Avevano con sé ancora molte provviste e, dopo aver cenato, s'addormentarono nel vasto salone del castello. L'indomani mattina iniziarono ad esplorare il sotterraneo. Avrebbero cercato di scoprire tutti i passaggi nelle due ricognizioni consentite. Dopo aver trovato la giusta strada sarebbero riusciti nell'impresa, la terza volta. L'elefante era troppo grosso per poterli seguire. Lui sarebbe rimasto ad aspettarli e, in caso di bisogno, li avrebbe aiutati in qualche modo.
Per primo andò avanti il cane. Con il suo fiuto non avrebbe avuto difficoltà a ritrovare la via del ritorno. La principessa lo seguì stando attenta a non inciampare sul pavimento sconnesso. Ben presto s'accorse che l'impresa era pressoché disperata. Alle pareti stavano appesi grandi specchi che confondevano ancora di più, e i corridoi si diramavano continuamente a destra e a sinistra creando incertezza e disorientamento. A tratti s'udivano strani e paurosi rumori che venivano ampliati e distorti dal complesso dei cunicoli.
La fanciulla teneva in mano una torcia per illuminare il percorso e temeva d'incontrare trappole o botole aperte sul pavimento. Dovette camminare sulla sabbia, su un ponticello traballante, su uno strettissimo palo sospeso nel vuoto, su migliaia di biglie, sul ghiaccio sdrucciolevole; dovette attraversare bassi, lunghi e stretti cunicoli dove mancava anche l'aria, dovette calarsi in profondi pozzi, ed infine si trovò davanti ad una stanza allagata.
Il percorso finiva lì. Non era quella la strada per arrivare al palloncino. Ora bisognava tornare indietro. Risalì i pozzi, riattraversò i cunicoli, ripassò sul ghiaccio, sulle biglie, sul palo, sul ponticello, sulla sabbia, e poi si trovò di nuovo tra gli specchi e i corridoi. Il cane procedeva sicuro ma ad un certo punto si fermò disorientato. Un forte odore di fumo proveniva non si sapeva da dove e la povera bestia non era più in grado di ritrovare la via. I due iniziarono a vagare senza capire più niente e si ritrovavano sempre nello stesso luogo. Il tempo passava e anche l'elefante cominciava a preoccuparsi. Allora s'avvicinò all'ingresso e si mise a lanciare lunghi barriti. Il cane rizzò le orecchie e sentì distintamente il lontano richiamo. Allora iniziò a camminare nella direzione di quel suono e s'accorse che, secondo la strada presa, il barrito diveniva più forte o più debole. Infine capì qual era il giusto percorso e, dopo tanto girare e camminare, i due ritrovarono l'uscita.
La stanchezza era tanta che quella notte dormirono tutti e tre profondamente. L'indomani mattina la principessa stava per proporre d'abbandonare l'impresa, ma poi guardò gli occhi dell'elefante e non ebbe più il coraggio di dire nulla. Bisognava tentare, almeno un'altra volta.
Ma ora non si sarebbe più fidata del fiuto del cane, avrebbe cercato un sistema più sicuro per orientarsi nel labirinto. Pensa che ti pensa, capì che solo lasciando delle tracce avrebbe avuto la certezza di non sbagliare. Ma come fare queste tracce? Occorreva della vernice e un pennello per disegnare delle frecce nei luoghi attraversati. Frugò dappertutto nel castello, ma trovò soltanto dei grossi barattoli di marmellata alla fragola. Vide che si poteva usare per segnare le pareti e decise di portarne con sé una buona provvista, insieme con un cucchiaio. I due erano pronti per compiere il secondo tentativo. Questa volta cambiarono strada e si trovarono ad arrampicarsi su ripidissime scale, a scivolare lungo scoscesi pendii, ad attraversare corridoi che si facevano sempre più stretti, a dover saltare delle barriere. Ad ogni svolta la fanciulla lasciava una traccia con la marmellata, assicurandosi che fosse ben evidente. Alla fine i due amici si trovarono davanti ad un'inferriata chiusa. Al di là c'era una grande sala con un tavolo di legno sul quale erano appoggiati numerosi scrigni. Forse erano arrivati al palloncino magico, ma come fare per entrare? La principessa avvicinò la torcia alla porta e vide un cartello. Si mise a leggere:
- Il palloncino, lo vedi, è qua
ma non puoi averlo senza pensar.
La porta s'apre una volta l'anno,
solo i sapienti questo lo sanno.
Solo in un dì s'apre la porta,
nella nottata che è la più corta.
La fanciulla fu felice per essere giunta nel luogo dove si trovava il palloncino, ma s'arrabbiò perché l'inferriata era chiusa. Provò e riprovò a scuotere quel pesante cancello, ma non si mosse neppure di un millimetro. Pareva inchiodato alle pareti. Rilesse il messaggio, ma non lo capì. Forse non era abbastanza sapiente da conoscere la risposta. Che cosa significava "nella nottata che è più corta"? Forse le notti non avevano tutte la stessa lunghezza? Lei non le aveva mai misurate, e le pareva che fossero proprio tutte uguali. E i giorni non erano forse tutti uguali? Non ci capiva più niente. Il tempo passava ma la porta non si apriva. Dal fondo della sala, ad un tratto, udì una voce.
- Fanciulla! Fanciulla! Non andar via! Salvami!
La principessa non credeva alle sue orecchie. Guardò meglio nell'oscurità e vide un vecchio con una grande barba bianca che avanzava lentamente. Alla fine egli giunse all'inferriata e continuò con voce tremolante:
- Io sono l'ultima persona che ha cercato di prendere il palloncino magico, ma la porta si è richiusa al mio terzo tentativo, prima che io potessi uscire. Molti altri erano entrati prima di me, ma si sono persi nel labirinto e di loro non si sa più nulla. Se vuoi impossessarti del palloncino magico, dovrai tornare qui nel solstizio d'estate. In quel giorno la porta s'aprirà, ed io potrò uscire da questo posto maledetto. Però tu dovrai venire da sola, senza il tuo cane. Per ritrovare la via d'uscita potrai servirti del filo di Arianna.
Nel sentire quelle parole la principessa si confuse tutta. Non aveva capito quasi niente. Che cosa voleva dire "solstizio"? E che cosa era il Filo di Arianna? Provava vergogna nel chiedere spiegazioni, perché una principessa non poteva essere così ignorante, ma alla fine capì che se voleva raggiungere il suo scopo doveva servirsi della sapienza del vecchio. L'uomo sorrise quando sentì le sue domande e rispose:
- Il solstizio d'estate è il 21 giugno, ed è il giorno più lungo dell'anno. Io ho tenuto scrupolosamente il conto del tempo che passava e mancano ancora sette giorni al solstizio. Tu conta sette giorni da oggi e poi ritorna qui. Per essere più sicura ogni mattina traccia un segno con un coltello affilato sopra un ramo. Quando avrai tracciato sette segni, saprai che è giunto il giorno fatidico. Mi raccomando, non dimenticarti. Ora risponderò alla tua seconda domanda. Il Filo di Arianna è un semplice gomitolo che tu srotolerai man mano che avanzerai nel labirinto. Al ritorno l'arrotolerai e così arriverai, senza sbagliare, al punto di partenza.
- Quando sono entrato qui non ero così giudizioso, ma ero imprudente ed avventato. Rimanendo qua dentro per tanto tempo, ho avuto modo di riflettere. Così ho capito che, per riuscire a realizzare ciò che si desidera, occorre saper ascoltare e pensare.
La principessa sentì nelle parole dello sconosciuto un gran rimpianto. Quindi lo ringraziò e pensò che fosse il momento di tornare indietro.
- Mi raccomando! Tra sette giorni dovrai tornare! Non sbagliare! -
Il cane procedette sicuro nella via del ritorno, ma ad un tratto si fermò.
Nell'aria si sentì un forte profumo di fiori di campo e non fu più possibile seguire la traccia degli odori lasciati all'andata. La principessa non si preoccupò. I segni lasciati sul muro l'avrebbero condotta all'esterno. Guardò con attenzione le pareti, ma non vide nulla. Allora s'avvicinò al cane e sentì che il suo muso aveva un vigoroso aroma di fragola. La bestiola si fece piccina piccina e si mise a guaire lamentosa. Si sentiva in colpa perché aveva scrupolosamente leccato tutte quelle saporite cucchiaiate di fragola che dovevano servire da traccia. Ed ora? Era inutile cercare l'uscita se non si sapeva dove andare. Erano perduti, non avrebbero più rivisto la luce del sole. Passarono così diverse ore.
L'elefante, preoccupato per il ritardo, si mise a barrire davanti all'ingresso, ma questa volta i due erano troppo lontani e non l'udirono. Infine il pachiderma decise di passare alle maniere forti. Iniziò a scalciare e a pestare con le sue enormi zampe sul pavimento e sulle pareti, tanto che il labirinto rimbombò paurosamente. Il cane allungò le orecchie e sentì dei boati lontani.
Tutto felice, corse a perdifiato per raggiungere il punto dal quale proveniva tutto quel frastuono che diventava sempre più forte. La principessa lo seguì chiamandolo perché la aspettasse, e s'affrettò per raggiungerlo. Quando arrivarono all'ingresso, l'elefante era stremato. La principessa era così felice, che perdonò al cane quella pericolosa marachella. Però decise di non dargli a cena marmellata di fragole, ma solo un pezzo di pane raffermo.
L'indomani Viola s'alzò molto presto, e vide che il sole era già sorto. A ben pensarci, nel periodo precedente, a quell'ora il cielo era ancora buio. Allora era proprio vero: le nottate potevano essere più lunghe o più corte. Ma come aveva fatto a non accorgersene prima? E, in effetti, ricordava come erano lunghe le fredde nottate invernali e come erano brevi quei lividi giorni.
Ora si trovavano quasi alla fine della primavera, dato che era iniziato il mese di giugno, ed in realtà le giornate erano lunghissime.
Quante cose doveva ancora imparare la nostra principessa se voleva diventare una saggia e sapiente regina per il suo popolo! Dove avrebbe potuto trovare tutte le informazioni necessarie per migliorare la sua cultura? Chi lo sa? Forse il vecchio del labirinto avrebbe potuto aiutarla nella ricerca della scienza e del sapere.
Per prima cosa prese un ramo e, con un coltellino, fece una tacca. Aveva imparato che, per raggiungere dei risultati, occorre essere precisi, accurati e scrupolosi nel seguire le indicazioni e i consigli. Avrebbe fatto tutto ciò che il vecchio le aveva raccomandato, perché si fidava di lui.
Il tempo passò lentamente. La principessa non vedeva l'ora di tornare nel labirinto per prendere il palloncino magico, ed ogni giorno contava e ricontava le tacche sul ramo. Infine giunse il momento fatidico. Il giorno più lungo era arrivato. La fanciulla scrutò l'oriente nell'attesa dell'alba ed infine vide che il cielo diveniva sempre più chiaro. Dopo un periodo interminabile il sole apparve all'orizzonte.
Viola doveva iniziare subito il percorso, se voleva arrivare in tempo davanti alla grata di ferro. Prese con sé un gomitolo e, salutati i due amici, entrò da sola nel buio corridoio. In una mano teneva il gomitolo e nell'altra aveva la torcia. Procedeva sicura, senza mai voltarsi indietro, e cercava d'infondersi coraggio.
Ora era veramente sola, nessuno poteva aiutarla, nessuno poteva soccorrerla. Tutto dipendeva da lei. Ormai conosceva bene la strada, sapeva che avrebbe trovato degli ostacoli, ma sapeva anche come superarli.
Quando fu di fronte alla scalinata, dall'alto caddero grosse gocce d'acqua rovente. Lei si fermò ed attese che quella pioggia si calmasse. Di corsa salì sulla ripida gradinata, giusto in tempo per evitare un'abbondante nevicata che rese le scale sdrucciolevoli.
Sentì il cuore che le batteva forte forte, stava per perdersi d'animo e per tornare indietro. Sconsolata, si sedette su una pietra. Se ci fossero stati ancora dei nuovi impedimenti, oltre a quelli già noti, come avrebbe fatto a superarli? I suoi amici erano troppo lontani, e il vecchio era prigioniero dietro l'inferriata. Quello era il suo terzo tentativo, e non ci sarebbe stato scampo per lei se avesse sbagliato. Era ancora in tempo per tornare indietro. Il filo l'avrebbe guidata verso l'uscita, verso la salvezza. In poco tempo sarebbe arrivata all'ingresso e lì avrebbe trovato i suoi amici.
Che cosa avrebbe detto loro? E che cosa avrebbe raccontato all'elefante? Per lui non ci sarebbe stata più la possibilità di tornare in patria, mai più. E lei non avrebbe più potuto guardarlo negli occhi, perché vi avrebbe letto un dolore senza fine ed un silenzioso rimprovero.
Stette a lungo a riflettere ed infine decise che avrebbe continuato, che poteva farcela, che doveva affrontare ogni situazione, come una vera principessa. La discesa fu ardua dato che il pavimento era cosparso d'olio e lei aveva le mani impegnate. Decise allora di sedersi e di scivolare cercando di rallentare la velocità appoggiando i piedi sulle pareti. Procedeva cauta nei corridoi, temendo qualche sorpresa. Ad un certo punto, davanti a lei, si scatenò una tempesta di chiodi e di spilli. Allora si rannicchiò e si protesse la testa con le mani. S'accorse che la tempesta si fermava per pochi secondi e poi riprendeva. Se fosse stata abbastanza veloce, sarebbe riuscita a passare senza pericolo. Attese una pausa della tormenta e schizzò via come una saetta. Si trovò dall'altra parte prima che la pioggia riprendesse. Gliel'aveva fatta! Trovò ancora trappole, buche sul pavimento, lingue di fuoco che la sfioravano, ma nulla ormai avrebbe potuto fermarla. Aveva capito che avrebbe potuto superare tutte quelle difficoltà con l'attenzione e l'impegno e si sentiva forte perché niente riesce a vincere il coraggio e la fiducia in se stessi. Ormai aveva deciso di lottare contro ogni ostacolo perché alla fine del percorso c'era un'inferriata che si sarebbe aperta al suo passaggio, un palloncino che avrebbe ridato la felicità al suo amico, e un vecchio che avrebbe rivisto la luce del sole. Tutto ciò dipendeva da lei.
Udì tutto intorno dei misteriosi sibili, dei fischi acuti che penetravano nel suo cervello come lame affilate, e poi sentì un gelo che la paralizzava, un formicolio insopportabile in tutto il corpo, e un vento che la avvolgeva tutta dal basso verso l'alto, facendo tremolare la fiamma della torcia. Pareva che mille forze si fossero scatenate per distruggerla, ma lei capiva che era solo l'impotente rabbia di un misterioso e malvagio essere che ormai aveva capito d'aver perso. Avanzò ancora, intrepida, senza più paura. Oramai era vicina alla meta. In lontananza vide l'inferriata, e al di là il vecchio la chiamava a gran voce.
- Corri, corri, la nottata è già iniziata da un pezzo! Dobbiamo sbrigarci!
La principessa si precipitò. Quando fu davanti alle sbarre, s'udì uno stridente cigolio e un rumore di ferraglia. La barriera lentamente s'alzò e la principessa entrò nella sala. Ora bisognava cercare il palloncino. C'erano cento scrigni tutti uguali sui tavoli e solo uno conteneva il palloncino. Nessuno poteva aiutarla nella ricerca che doveva essere rapida perché il tempo stava per scadere.
- Per non confonderti apri gli scrigni ad uno ad uno, fruga bene all'interno e poi appoggiali per terra. Ricordati di richiudere ogni volta il coperchio dello scrigno vuoto, altrimenti l'altro non s'aprirà.
Il vecchio le dava sempre dei consigli utili. La ricerca fu lunga e faticosa, anche perché i coperchi erano pesanti e difficili da sollevare. Inoltre il palloncino era molto piccolo e bisognava guardare bene dentro ogni cofanetto.
Viola frugava sempre con le mani il fondo, per essere ben sicura di non ingannarsi.
Ormai le rimanevano da aprire soltanto cinque scrigni. Sollevò gli occhi verso il vecchio e vide nel suo sguardo lo sconforto. Già dall'inferriata provenivano dei sinistri rumori, e pareva che la grata dovesse abbassarsi da un momento all'altro.
-Svelta! Ti prego, più svelta! Il palloncino deve esserci per forza!
La principessa non sentiva più nemmeno le sue dita. Come un robot apriva e richiudeva i piccoli forzieri, ma erano tutti vuoti. Infine sul tavolo ne era rimasto uno solo, l'ultimo. Già l'inferriata aveva iniziato a scendere lentamente. La fanciulla ebbe un attimo d'esitazione ed infine lo aprì. La grata era già arrivata alla metà dell'apertura. La sua mano toccò qualcosa di morbido. Viola l'afferrò stretto stretto, mentre il vecchio la prendeva velocemente per la mano e la trascinava fuori. Giusto in tempo per passare sotto l'inferriata che ormai era quasi del tutto abbassata!
La fiaccola e il gomitolo erano rimasti dentro la sala, ma lei non si preoccupò. Adesso aveva ottenuto il palloncino magico ed aveva la compagnia del vecchio che s'era dimostrato molto abile e saggio. La via del ritorno era segnata dal filo e, anche al buio, avrebbero potuto ritrovare il giusto percorso. Nel loro cammino non trovarono   più alcun ostacolo. Ormai avevano raggiunto lo scopo e ben presto i due arrivarono all'uscita. Il sole stava sorgendo all'orizzonte, la notte era finita. La principessa era tanto felice da non sentire neppure la stanchezza di quell'interminabile giornata. Abbracciò i suoi amici e infine si volse per ringraziare il vecchio. Si guardò più volte attorno, ma non lo trovò. Vide invece un giovane cavaliere che le sorrideva.
-Sei stata molto coraggiosa, le disse, e non ho parole per ringraziarti. E' merito tuo se ho ritrovato la libertà che credevo perduta per sempre. Anche il mio aspetto è ritornato normale. Come vedi non sono più quel vecchio che tu hai conosciuto nelle segrete. Ti sarò riconoscente per sempre e tu potrai chiedermi tutto ciò che vorrai.
La principessa porse la mano al giovane e gli annunciò che avrebbe voluto sposarlo perché si era dimostrato molto saggio e generoso. Sarebbe stato un buon padre per i suoi figli ed un buon re per il suo regno.
Anche il cane e l'elefante approvarono la decisione della fanciulla. L'elefante indicò il palloncino con la proboscide. Il cavaliere sapeva come trasformarlo in una comoda mongolfiera. Tutti salirono a bordo e ... via! Si diressero verso l'Africa, dove arrivarono in un batter d'occhio. Giunti nella savana vicino al grande fiume, scesero tutti vicino ad una famigliola d'elefanti. Alti barriti festosi s'alzarono nel cielo. L'elefante aveva ritrovato i suoi genitori e i suoi fratelli e corse verso di loro sollevando nugoli di polvere. I pachidermi si diressero verso il fiume e si misero a giocare felici tra alti spruzzi d'acqua. Dopo aver salutato tutti, il cane, il cavaliere e la principessa risalirono sulla mongolfiera e raggiunsero rapidamente il castello. Pochi giorni dopo si celebrarono le nozze, e per la principessa l'avventura delle segrete divenne solo un lontano ricordo, da raccontare ai suoi figli. Le era rimasto però il prezioso palloncino che permise agli sposi di viaggiare in tutto il mondo, Polo Nord compreso, per vedere il sole a mezzanotte, nella nottata più breve che ci sia al mondo.

E gli altri cavalieri prigionieri delle segrete? Di loro non si seppe mai niente, ma noi speriamo proprio che abbiano trovato il gomitolo di Viola e, con esso, la salvezza.

domenica 23 marzo 2025

Genealogie Sire

DOCUMENTI CON IL COGNOME SIRE

Il primo documento che ho trovato in Archivio Diocesano è del 1746 dove è citato Baldassarre Sire, piemontese. Dal 1720 la Sardegna si trova sotto il dominio dei Savoia  e da allora giungono nell'Isola funzionari, impiegati, e militari dal Piemonte. E' probabile che nel 1746 Baldassarre fosse già sposato con l'algherese Giuseppa Urgias.

Oggi il cognome Sire è rarissimo.

La famiglia Urgias era molto conosciuta in città anche perché alcuni suoi  membri hanno ricoperto significativi ruoli nella Chiesa. Il canonico Antonio Michele Urgias (1771-1826) si dedicò all'insegnamento e fu archivista del Capitolo della Cattedrale dal 1822 fino a poco prima della sua morte.  A lui è dedicata la prima sala dell'Archivio Diocesano.

Il cognome Urgias ha ancora una discreta presenza ad Alghero.


2 giugno 1746 - Nel secondo atto di battesimo i padrini sono Baldassarre Sire e Giuseppa Urgias

Il 2 giugno 1746 nasce Giuseppa Caterina Mula di Giovanni Antonio Mula e di Maria Antonia Arca della Civitate Castrensis. Padrini Baldassarre Sire del Piemonte e Giuseppa Urgias algherese.

Il 2 settembre 1751 nasce Stefano Raimondo Serra figlio di Giovanni Antonio Serra e di Maria Antonia Guilleri. PP Baldassarre Sire e Graziella Urgias.

Il 22 maggio 1752 nasce Gavino Isidoro Pasquale Coco figlio di Pietro Coco e di Barbara Alivesi. PP Baldassarre Sire e Giuseppa Urgias.

Il 3 gennaio 1753 nasce Maria Antonia Margherita Grazia Sire di Baldassarre Sire e Giuseppa Urgias. Padrini Salvatore Demontis e Margherita Urgias.

Il 6 febbraio 1756 nasce Giuseppe Bartolomeo Camarada figlio di Pietro Camarada e di Lussoria Marchian. PP Bartolomeo Caluu?, e Giuseppa Sire Urgias.

Il 3 ottobre 1761 Angelo Pais si sposa in cattedrale con Giuseppa Idda di Lei, domiciliata ad Alghero fin da bambina. Testi Gianuario Masia di Villanova e Baldassarre Sire algherese.

In questo documento Baldassarre Sire è definito algherese ma in realtà è piemontese.

Il 18 giugno 1763 nasce Maria Carmina Eugenia Fatachu (Fattacciu) figlia di Antonio Fatachu e di Maria Giuseppa Serra. PP Baldassarre Sire ed Eugenia Sire.

Qui compare Eugenia Sire ma non sappiamo quale grado di parentela ci sia con Baldassarre. E' probabile che sia sua figlia.

L’8 aprile 1765 si cresima Giuseppe Sire di Baldassarre Sire e di Giuseppa Urgias. Padrino don Proto Tola. 

Il 21 maggio 1776 si cresima Caterina di Francesco Maria Garraxino e Eugenia Sire. La madrina è Margherita Sire.

Eugenia può essere un'altra figlia di Baldassarre. Garassino è un cognome molto diffuso in Piemonte.

Il 21 febbraio 1779 nasce e viene battezzata M. Maddalena Rosa Ignazia di Francesco Deroma, e Margherita Sire. Padrini dr. Giorgio Dau (avv. in utriusque juris) e Maria Rosa Pilo. 

Margherita è la figlia nata nel 1753.

L'8 maggio 1784 Giuseppe Massala si sposa con Feliciana Mula. Testi Ignazio Manca, Giuseppe Sire

Giuseppe Sire è un figlio di Baldassarre cresimato nel 1765. A quella data Baldassarre è ancora vivo ma in seguito non lo troviamo più citato nei documenti nei quali compare suo figlio Giuseppe. E' forse già deceduto?

Il 1° ottobre 1784 Giovanni Battista Spano vedovo si sposa con Nicoletta/Elisabetta Garzalin /Galzerin; testimoni Giuseppe Sire, Salvatore Corbia.

Il 21 aprile 1785 nasce Giuseppe Luigi Giovanni Battista Leonardo Ibba figlio di Michele Ibba e di Barbara Melone? PP Giuseppe Sire e Luisa Satta.

Il 14 novembre 1792 Stanislao Balero si sposa con Maria Giuseppa Crasta. Testimoni Giuseppe Sire/Siro e Sebastiano Galibardi.

Nel febbraio 1793 nasce Antonio Efisio Giuseppe Luigi di Giuseppe Caddu?, e M. Teresa Rugiu. Fanno da padrini Giuseppe Sire e M. Domenica Bellomo.

Il 17 novembre 1793 Bartolomeo Balero vedovo si sposa con Maria Giuseppa Sire nella casa di Giuseppa Urgias. Testi canonico Giuseppe Crasta e reverendo Antonio Ignazio Calvi.

Nel Settecento e nell'Ottocento molti matrimoni si celebravano a casa anziché in cattedrale. Era un uso delle famiglie benestanti, il più delle volte non algheresi. E' strano che la casa sia di Giuseppa Urgias e non di Baldassarre Sire. Forse era già deceduto? I Balero/Ballero provenivano dalla Liguria.

Il 4 gennaio 1795? viene cresimato Baldassarre di Francesco Deroma e Margherita Sire. Padrino Francesco Costa.

Il 18 maggio 1806 viene cresimato Giovanni di Gaetano Rossi e M. Antonia Vitelli. Il suo padrino è il canonico Agostino Sire.

Il 26 maggio 1806 viene cresimata M. Giuseppa di Pietro Moccia e M. Maddalena Sanna. Madrina Margherita Sire,

Il 22 giugno 1810 muore Giuseppe Sire di 47 anni e viene seppellito nella chiesa del Rosario (in Piazza Civica). Era nato nel 1763.

Il 9 settembre 1810 viene cresimato Bartolomeo di Bartolomeo Ballero e M. Giuseppa Sire (manca il padrino)

Il 12 maggio 1820 si cresima, Giuseppe di Gioacchino Dulcis e M. Agostina Sire, padrino il reverendo Baldassarre Deroma (figlio di Margherita Sire?). Potrebbe essere il don Deroma che ha dato il nome alla via del centro storico.

Il 23 ottobre 1934 il sacerdote Carlo Sire battezza Giovanni Michele figlio di Giovanni Antonio Frulio fu Giovanni e di Giuseppa Tavera di Giovanni Michele.

Nell'opera di Marina Sechi Nuvole "L'estate del colera" Edicions de l'Alguer 2019, è citato Agostino Sire  che nella sua qualità di orafo viene richiesto per determinare il valore dei gioielli negli inventari.

Nell'aprile 1855, poco prima che in città scoppiasse l'epidemia di colera in agosto, Agostino Sire compare in un lungo elenco di persone che hanno trascurato di eseguire le pulizie prescritte. Agostino Sire viene sanzionato per "non scopare la stalla, ricidivo". Non sono citati altri Sire e ciò significa che nessuno di loro  è deceduto durante l'epidemia.

Dai documenti si può ipotizzare che Baldassarre Sire sia il capostipite dei Sire, arrivato ad Alghero intorno al 1740 per assumere un impiego, un incarico oppure per intraprendere un'attività. Si è sposato con Giuseppa Urgias ed ha avuto una discreta discendenza. Era conosciuto e stimato in città dato che lo vediamo spesso citato come testimone di nozze o come padrino insieme alla moglie. 

Per l'albero genealogico Sire-Cubeddu ho consultato gli elenchi del libro "La grande guerra" di Antonio Budruni e altri dati del mio archivio.

Gli alberi genealogici ricostruiti sono parziali perché verosimilmente le famiglie erano molto più numerose.



































Per ulteriori chiarimenti:   e-mail - tilgio@virgilio.it

venerdì 14 marzo 2025

Alghero. Cognomi 1500

 Le mie ricerche sui cognomi mi hanno portato a curiosare tra i Quinque Libri del Cinquecento della parrocchia di Santa Maria di Alghero. I documenti sono di difficile lettura ma con impegno e pazienza si riesce a decifrarli almeno in parte. Ho già pubblicato la trascrizione di diverse pagine degli antichi atti ed ora il mio interesse si è rivolto soprattutto ai cognomi per poter fare delle riflessioni sul popolamento di Alghero due secoli dopo il suo assoggettamento agli iberici. Come si nota ho trovato anche cognomi che si sono estinti, dei quali non è rimasta traccia in Italia. Ho preferito non tradurre i nomi propri e li riporto nella grafia usata negli atti.

Inoltre ho mantenuto alcuni termini in catalano:

Mestre: indica un artigiano provetto che ha bottega e può avere anche apprendisti e lavoranti. Spesso è abbreviato in oppure in m.e

Mado: appellativo usato spesso per le levatrici e talvolta per le madri e le comari. Credo che sia socialmente inferiore a "signora".

Mossen: si potrebbe tradurre con mio signore











giovedì 20 febbraio 2025

Liber Mortuorum dal Sec. XVII

 Vediamo alcune trascrizioni del Liber Mortuorum dei Quinque Libri della parrocchia di Santa Maria di Alghero del secolo XVII. Il primo registro trovato nell'archivio diocesano di Alghero con le trascrizioni dei decessi inizia il 28 giugno 1677. Per ogni mese gli eventi sono molto pochi, riguardano solo gli adulti, in maggioranza maschi. Ciò significa che non vengono registrati i bambini e i ragazzi e probabilmente neppure tutti gli adulti.

La formula è decisamente stringata. Nalla seconda registrazione leggiamo che il 4 luglio il corpo di Antoneddu non ha avuto i sacramenti perché è morto di morte cattiva ed è sepolto nel convento di San Francesco. Non sappiamo che sosa sia la mala morte. Forse è stato ucciso?


Giugno 1677
Mes a 28 cos de Salvador Desy a tengut Los Sacraments es enterrat .... 

Juliol 1877
A 4 Cos de Antoneddu no ha tengut sacrament perque es mort de mala mort es enterrat en lo convet de san franceschy
Mes a 10 cos de Juan Carta non ha tengut sacramts per ser mort de mala mort es enterrat en la iglesia de s.ta Rusulia extra muros (poi S. Giovanni Battista)
Mes a 13 cos de Merenciana Piga ha tengut los sacram.ts es enterrada en San Franceschy
Mes a 15 cos de la sogra de cavallery ha tingut los sacram.ts es enterrada en la Misericordia
Mes a 19 cos de Madalena fenu ha tingut los sacraments es enterrada en tomba de la cathedral

Dia 6 a Mor 

Mes a 24 cos de Symioni Corcu ha tingut los sacraments es enterrat en la cathedral
Agost 1677
P.r A 6 cos de Pere Ninoy no ha tingut ningun sacrament per esser mal mort es enterrat en la Misericordia
Mes a 10 cos de Andria Corachia ha tingut los sacraments, es enterrat en la Misericordia
Mes à 29 cos de lo fill de Bantini Melis no ha tingut ningun sacrament perque es mort de repent, es enterrat en la Misericordia
7bre 1677
p.r à 3 cos de m.a de masty? Ha tingut los sacraments es enterrada en S.ta Maria
8bre 1677
P.r à ii cos de Juan Bap.ta Sarrun ha tingut los sacraments es enterrat con s.t fran.ch
Mes à ii cos de Pauli Campus ha tingut sacraments es enterrat con(vent) s.t fran.ch
Mes à ii cos de Paulu Campus ha tingut los sacraments es enterrat en S.t fran.ch
Mes à 13 cos de Juan longu ha tingut los sacraments es enterrat en la misericordia 
Mes à 20 cos de lo fill de miquel Cely? ha tingut los sacraments es enterrat en S.ta Creu 
9bre 1677
p.r à 2 cos de m.a Teresa? Ha tingut los sacraments es enterrada en S.n Juan extra muros

Dia 6 b Mor

My a 6 cos de ana maglena? Ha tingut los sacraments y enterrada en s.ta ma
My a 24 cos de Angeleta majer? Ha tingut los sacraments y enterrada en s.ta maria
Dit die cos de mae Nicoleta ha tingut los sacraments y enterrada en la Cathedral
Xbre 1677
Die a 2 cos de Juanita Serrau ha tingut los sacraments y enterrada en la cathedral
My 12 cos de ma Phelipa chidhunj ha tingut los sacraments y enterrda en s.ta Creu
Ny 19 cos de Salvador Ibe no ha tingut ningu sacrament perche muri de repent y enterrat en la Misericordia
Gener 1678
Primi a 2 cos de lo mestre? Miquel Saiu?, ha tingut los sacraments es enterrado en la capella de s.t lloy
Dicto die cos de Juan de la penna ha tingut sacraments es enterrat en S.ta Creu
My a 27 cos de m.e gavi dalvehatu ha tingut los sacraments y enterrat en S.t fran.ch
My a 30 cos de Tatoia Maria ha tingut sacraments y enterrada en S.ta Maria
Febrer 1678
Pr a 2 cos del fill de fran.ch diego casu ha tingut los sacraments y enterrat en la misericordia

Dia 7 a Mor

My a iv cos de m.e Baquis manca no ha tingut ningu sacrament per fer mort de repent y enterrat en la misericordia
My a 13 cos de la filla de m.e Juanetu  magiu ha tingut los sacraments es enterrada en S.t fran.ch. Tenia per nom Jusepha stasalia?
My a 15 cos de Juan Costantinu ha tingut sacraments es enterrat en lo fossary
My a 21 cos de Baquis malu ha tingut sacraments es enterrat en la Misericordia
My a 28 cos de pera testoni ha tingut los sacraments es enterrat en la misericordia
Dicto die cos de Juan m.a Loj ha tingut los sacraments es enterrat en lo fossary
Mars 1628
p.r a 6 cos de pera Campidanesu ha tingut los sacraments es enterrat en S.ta maria
My a 14 cos de maria Chara ha tingut los sacraments es enterrada en lo Carmen
My a 24 cos de luiseta otgianu ha tingut los sacraments es enterrada en s.t Fran.ch
My a 28 cos de m. lume?, de orani mury en casa de malustia?, ha tingut lus sacraments y enterrat devant del privilegiu de la cathedral
Abril 1628
Pm cos del fill del m.a peana ha tingut los sacrament de la penitentia y extrema unciò es enterrat en la tomba de s.ta maria
Dia 7   b Mor   

My a 2 cos de Juan Bapt.a de Eso leg no ha sobarà ningu sacrament per fer la mort es enterrat en s.ta M
My a 3 cos de m.e Juan Roy lo mallorqui ha tingut los sacraments es enterrat en la Capella de la Anunciada en la Iglesia Cathedral
My a 15 cos de Fran.ch Sanna  ha tingut los sacraments es enterrat en la tomba e s.ta maria
Maij 1678
pr a 3 cos de Juanna farru ha  tingut los sacraments es enterrada en la Iglesia de la Comp. De Jesus
My a 4 cos de Antoni y sana ha tingut los sacraments es enterrat en la Misiricordia
my a 7 cos de Antioga de llargha ha tingut los sacraments es enterrat en la tomba de S.ta maria
Dicto die cos de Anna maria Tedda ha tingut sacraments es enterrada en la tomba de S.ta Maria
My a 15 cos de Pedro de Querqui ha tingut los sacraments es enterrat en s.t M.a
My a 16 cos de Sebastià Murru ha tingut lus sacraments y enterrat en la Misericordia
Dicto die cos de Antoni Pisanu ha tingut los sacrament es enterrat en la iglesia cathedral
My a 22 cos de Juan antoni mulla ha tingut los sacraments es enterrat en la misericordia
Juin 1678
Pr a 2 cos de Sebastià polanj ha tingut los sacraments es enterrat en la tomba de s.ta maria
My a 7 cos de maria Antonia nuvole ha tingut los sacraments y enterrada en la misericordia
My a 10 cos de Juan Antoni mazala/masala ha tingut los sacraments es enterrat en la tomba de s.a maria

Dia 8   a Mor 
 
In realtà queste registrazioni ci possono far pensare che Alghero avesse allora la popolazione di un villaggio dato l'esiguo numero di decessi. Ritengo che 

Nel Settecento il registro è più completo e cambia la formula usata anche se gli atti sono ancora molto scarni. Si nota la presenza dei militari della guarnigione e di persone con varie provenienze. C' è inoltre un alto numero di bambini molto piccoli dato che in quel periodo l'infanzia era un periodo molto difficile da superare.

1755


Die 17 Januari 1755 Anime deo reddidit Joannes Batt.a Ortu alguerensis angianj sacramentis munitus usi cadaver humatum est in ecclesia

Die 18 Januarius 1755
Anima Deo reddidit Stephanus Spinelli filius Jeronimi Spinelli ex civitate del casale in Pedemonte miles in Regimine de Monferrato omnibus Sacramentis munitua anno sue etatis 50 eiusque corpus humatum est Cemeterio huius Ecclesia ……

I militari avevano un proprio cimitero (Cemeterio huius) dedicato a loro e ai familiari. Non so dove era ubicato ma è probabile che si trovasse adiacente al Qualtè dove erano alloggiati.

Die  19 January 1755 
Anima Deo reddidit Anna Catherina ….. ex civitate de Cunio in Pedemonte sacramento extrema untionis munita anno suo etatis 32 eiusque corpus humatum est in cemeterio huius … Grande V.P.

Die 20 january 1755
Anima Deo reddidit Josepy Pedreto ex civitate Sasseris omnibus sacramentis munitus annos 60 eiusque corpus humatum est in Ecclesia Cathedralis de quibus
Grande Vice Parroch

In certe parole l'inchiostro si è sbiadito tanto da renderle illeggibili.


Die 2 aprilis 1758 
Joannes Baingius filius Joannis Maria de Riu et Maria Angela Casu ex oppido de Villa Nova, qui ab aggere terre desuper improvise oppressus in operibus Regie anno etatis sue 11, eisque corpus sepultum est in cappella S. Anna huius ecclesia de quibus Grande V.P.

Die 2 aprilis 1758 
Joannes M(ari)a filius Joannis Antoni Demontis et Josepha Pinna ex oppido de Villanova, qui ab aggere terre desuper improvise oppressus, una cum aliis in operibus Regie Mayestatis anima Deo reddidit anno sua etatis 11, eisque corpus humatum est in cappella S. Anna huius ecclesia Cathedralis de quibus Grande V.P.

Die 2 aprilis 1758: 
Simon filius Joannis Antonus Demontis et Josepha Pinna ex oppido de Villanova, qui ab agere terre desuper improvise oppressus, una cum aliis in operibus Regie Mayestatis anima Deo reddidit anno sua etatis 7, eisque cadaver humatum est in cappella S. Anna huius S. E. Cathedralis de quibus Grande V.P.

Die 2 aprilis 1758: 
Sebastianus filius Joannis Cavalloto Pedemontanensis et Marie Antonie Rosa Algarensis, qui ab aggere terre desuper improvise oppressus, una cum aliis in operibus Regie Mayestatis anima Deo reddidit anno sua etatis 11, eisque corpus humatum est in cappella S. Anna huius E. C. Algaren de quibus Grande V.P.

Die 2 aprilis 1758: 
Jeronima filia Seraphino Carboni ex oppido de Vilanova, qua ab aggere terre desuper improvise oppressa, una cum aliis in operibus Regie Mayestatis anima Deo reddidit anno sua etatis 10, eisque corpus humatum est in cappella S. Anna huius E. C. Algaren de quibus Grande V.P.

Die 2 aprilis 1758: 
Antonius Nonis filius Josephi Nonis, et Joanna Cusseddu Algarensium qua ab agere terre desuper improvise oppressus, una cum aliis in operibus Regie Mayestatis anima Deo reddidit anno sua etatis 12, eisque corpus humatum est in cappella S. Narcisi huius S. E. C. de quibus Grande V.P.

Die 2 aprilis 1758: 
Paulinus filius Josephi Nonis, et Joanna Cusseddu Algarensium qui ab aggere terre desuper improvise oppressus, una cum aliis in operibus Regie Mayestatis anima Deo reddidit anno sua etatis 8, eisque corpus humatum est in cappella S. Narcisi huius S. E. C. de quibus Grande V.P.

Il 2 aprile 1758 deve essersi verificato un improvviso incidente. Sembrerebbe che nel corso di lavori pubblici sia franato il terreno e così sono morti sei bambini e una bambina dai sette ai dodici anni. Erano forse piccoli manovali impiegati nel lavoro delle regie opere?


1759

Anima deo reddidit Joannes Maria Boru de Bolotana aňo etatis sue 50 circiter  omnibus sacramentis munitus eius corpus humatus fuit in cemeterio huius S. Ecc. Cath. De quibus P. Sanna v.p.

Die 22 xbris 1759
Anima Deo reddidit Rosalia Caiatra algaren aňo etatis sue 42. sacramento extrema untionis munita eiusque corpus humatum fuit in sepulchro S.ti Narcisi  huius S. E. C. De quibus P. Sanna v.p.

Die 23 xbris 1759
Anima Deo reddidit Maria Gratia Sillent algarensi aňo etatis sue 18. omnibus sacramentis munita eiusque corpus humatum fuit in eccl. S.ti Fran.ci de quibus P. Sanna v.p.

Die 27. xbris 1759
Anima deo reddidit Antonius Lumbardo Algarensi accidentaliter  in mari et invenitus in littore eiusque corpus humatum fuit in capela S.t Elmi judicio .............  40 de quibus P. Sanna v.p.

Antonio Lombardo è probabilmente un pescatore naufragato insieme a Pietro Paolo Cossu trovato due giorni dopo.

Die 29 Xbris  1759
Anima Deo reddidit Petrus Paulus Cossu Algaren accidentaliter in mari et inventus in littore eiusque corpus humatum fuit in capella S.t Elmi etati sue 39. De quibus. P. Sanna V.P.

Pietro Paolo Cossu è morto in mare per cause accidentali. Forse era un pescatore che è naufragato come Antonio Lombardo trovato sulla spiaggia due giorni prima e seppellito nella cappella di Sant'Elmo della cattedrale.

Die 30 xbris 1759
Anima Deo reddidit Simona filia Antoni Baya et Franceschina Demartis Algarensis aňo etatis sue 6 mense 8. eiusque corpus humatum fuit in sepulchro communi huius S. E. Cath. De quibus P. Sanna V.P.

Die 1° januarii 1760
Anima Deo reddidit Petrus Mavina Algarensis aňo etatis sue 73. omnibus sacramentis munitus eiusque corpus humatum fuit in  9nahrio de quibus P. Sanna v.p.

1763

Die 8. 9bris 1763.
Anima Deo reddidit Theresia filia Gavini Era ex oppido de Patada et Violante Masala Algaren die sue etatis 25 . Eiusque corpus humatum est in hac Ecclesia cath. De quibus Grande v.p. 

Die 9. 9bris 1763.
Anima Deo reddidit Franciscus Joseph filius Petri Lay ex civitate Bose et Marie Josephe Pinna algarensis mense sue etatis sexto eiusque corpus humatum est in Oratorio B. M. V. S.o Rosario de quibus Grande v.p. 

Die 11 9bris 1763
Anima Deo reddidit Rosa M(ari)a filia Thome Porcu et Angele Marie Porcu Algarensium anno sue etatis circiter 16 omnibus sacramentis munita, eiusque corpus sepultus est in hac E. C. Alg(are)n. De quibus Grande v.p.

Die 12 9bris 1763
Anima Deo reddidit Hyeronima filia Hyeronimi Balero et Magdalena Bertora ex insula Corsice elle autem mense sue etatis 6. eiusque corpus humatum est in Ecclesia B.M.V. de Carmelo De quibus Grande v.p.

Qui abbiamo Era che proviene da Pattada, Lay da Bosa e Ballero dalla Corsica dove era arrivato partendo dalla Liguria. Dall'atto di battesimo di Gerolama Ballero sappiamo che suo padre, proveniente da Genova,  era già morto nel momento della sua nascita ad Alghero. I Ballero venivano sepolti nella chiesa del Carmelo.

1770

Die 1 7bris 1770 mortua est Theresia Manca filia Antoni Manca et Juana Angela Dulci annorum 2. et sepulta est in fossario.

Die 4 7bre mortuus est Antonius filius Raimondo Canu et annorum 2. et sepultus est in C.S. Rosari. Marinetto V.P.

Eodem die mortuus est Joannes filius Fancisci Ogana et Camilla Campelli annorum 2. et sepultus est in hac. Marinetto V.P.

Die 5 7bris mortuus est Joannes filius Petri cusseddu et Rosalia Cusseddu et sepultus est in hac. Marinetto V.P.

Die 5 eiusdem mortua est Theresia filia Vincin Calaresu et Maria Antonia anno 6. et sepulta est in C.S. Crucis. Marinetto V.P.

Die 6 mortus est Franciscus filius Jonnes Masia annorum 3 et sepultus est in fossario. Marinetto V.P.

Eodem die mortua est Maria et sepulta est in hac annorum 3. Marinetto V.P.

Die 7 7bris 1770 mortua est Anna Santa filia Leonart Maria Serra et Pascalina Pais anno 4. et sepulta est in hac. Marinetto V.P.

Die 8 7bris 1770 mortua est M. Gavina Toia sepulta in hac. Palu V.P.


La cattedrale viene indicata con il dimostrativo hac
Chi non poteva pagare la sepoltura veniva deposto nel fossario, verosimilmente lo spazio fuori dalla cattedrale. Tra i nove defunti sono presenti ben otto bambini. Soltanto per loro si riportava il nome dei genitori.