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giovedì 20 giugno 2019

Strafalcioni algheresi


La paglia marina


In questo post troverete gli strafalcioni dell'algherese visto che qualcuno, per il desiderio di scrivere la lingua "colta" catalana, non si fa scrupolo di straziare l'algherese, una lingua che già sta morendo di suo. Ma la sua morte deve avvenire tra mille tormenti, grazie all'accanimento terapeutico della lingua catalana sua lontana antenata. Mi ritorna alla mente che un amico definiva la nuova lingua "catarese". Carino, vero?

Mi chiedo se i Catalani hanno intuito che l'algherese ha un valore inestimabile ed è un bene prezioso che va tutelato così come è, perché la sua importanza risiede proprio nella sua specificità unica e irripetibile. Avrebbero dovuto essere grati di aver trovato ad Alghero ciò che oggi viene definito patrimonio culturale immateriale e avrebbero dovuto far di tutto per rispettarlo nello stato in cui lo hanno trovato. Come si può anche solo pensare di cancellare secoli di storia che hanno modellato la nostra parlata nel corso del tempo dandole una fisionomia speciale e caratteristica che è alla base di pensieri, sentimenti, emozioni degli algheresi? Hanno ingabbiato la nostra lingua dentro altrui regole che la avviliscono e la rendono estranea a noi stessi. È un'operazione a dir poco sciagurata che, unita al naturale abbandono da parte delle nuove generazioni porterà ad un amaro epilogo. 

Oggi ho trovato scritto sul Web la parola rondelle. Tutti noi sappiamo che cosa sono le rondelle ma chi lo ha scritto credeva di scrivere rondalla, cioè rundaglia, cioè favola, racconto.


Lu Qualté in fase di restauro


Ormai sento spesso parlare de lo Quarter, visto che pochi sanno che è lu Qualté, e naturalmente ognuno ripete ciò che legge nei cartelli indicatori.

E che dire della Dragonada? Chi riuscirebbe a leggere Dragunara, visto che il cartello dice: Dragonada?

Vogliamo parlare di Cravellet? I "colti" che hanno allestito il cartello di indicazione della strada hanno scritto Via Cravellet, ma la corretta scrittura catalana è Clavellet. Ovvio comunque che nessuno legge Cravagliet, come sarebbe giusto fare.

C'è chi abita alla Pivarada, che in realtà è la Pivarara, come la Pedrera è la Parrera.

Domenica 23  agosto 2025

Sono passati sei anni dal mio scritto e oggi faccio un aggiornamento.

Devo aggiungere alle mie molto amare considerazioni di sei anni fa, la notizia che ultimamente  qualcuno dell' "intellighenzia" algherese ha affermato che oggi si va verso un adattamento della grafia più vicino alla nostra pronuncia e la cosa mi ha fatto enormemente piacere. Evidentemente, visto lo scempio che si faceva negli scritti, che poi si riversava nella pronuncia di quei Cataranz de Mamuntanas, come li definiva Michele Chessa, che tentavano di parlare o leggere l'algherese, qualcuno ha fatto due più due e ha ottenuto quattro. Chapeau a Franco Ceravola che sin dall'inizio ha rifiutato l'operazione dei catalani nei confronti della nostra parlata, noncurante delle aspre critiche ricevute.

Ormai è tardi per qualsiasi azione di recupero in quanto non si può andare contro la storia. In un mondo nel quale ogni giorno spariscono parlate non possiamo credere davvero di essere noi i fortunati che riescono a mantenere in vita qualcosa che gli stessi algheresi hanno condannato alla sparizione nel momento in cui non hanno curato la sua trasmissione alle nuove generazioni. Ormai neppure i genitori parlano l'algherese riservato alla fascia più anziana della popolazione. Possiamo ancora fare qualcosa? Forse qualcosa si può ancora tentare, ma la deriva catalana ha certamente avuto le sue responsabilità nell'accelerazione del processo di abbandono e sparizione della nostra vera parlata. In realtà il loro intervento avrebbe potuto aiutare il suo mantenimento se fossero stati in grado di capire che il problema reale non era quello di ottenere finanziamenti dall'Europa, ma quello di dare all'algherese la forza di resistere e di stimolare il suo uso come una variante riconoscendo le sue peculiarità.

Capisco bene le difficoltà che si presentano nello scrivere una parlata perché occorrono comunque delle regole per poter trasformare con segni la pronuncia che spesso cambia a seconda della posizione delle varie lettere nelle parole. Ma questo non può portare allo stravolgimento dei suoni al solo scopo di assimilare la grafia algherese al catalano perché si ottiene l'unico risultato di rendere la lingua irriconoscibile.

Un'altra circostanza che allontana gli algheresi dalla loro lingua è quella di trovarsi davanti a testi poetici o in prosa scritti in italiano e poi tradotti in algherese. Ci sono poche situazioni peggiori di quella di trovarsi a leggere una poesia algherese con vocaboli assolutamente artefatti ed estranei al nostro lessico. Rimanderei questi letterati alle poesie di Rafael Catardi, per immergersi nella musicalità e profondità della nostra parlata scaturita dalla penna di coloro che hanno appreso quei suoni in famiglia. Se non siete in grado di pensare in algherese e volete scrivere una poesia, scrivetela in italiano, ve ne prego, risparmiateci lo strazio delle vostre faticose arrampicate su sentieri che non portano da nessuna parte.

CONTINUA...

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