SANT'ANTONIO ABATE
LA CHIESA DI ALGHERO
Ben pochi algheresi sanno che ad Alghero in via Cavour esisteva un antico ospedale attiguo ad una chiesa. Passando per la strada non si nota alcun segno evidente che possa darci delle informazioni e allora dobbiamo riferirci a vecchi documenti e a testimonianze.
Nel Carrer de Sant'Antoni (Via Cavour) nel punto in cui la via incrocia il Carrer de la Rora si trovava la prima chiesa edificata ad Alghero che nel periodo genovese era intitolata a Santo Stefano e che aveva preso la denominazione di Sant'Antonio abate nel 1400, con l'arrivo dei Catalano-Aragonesi.
Il nuovo appellativo indica la presenza di un ospedale dato che il santo è sempre abbinato ad una struttura ospedaliera. Possiamo dunque affermare che i locali adiacenti alla chiesa sono la sede documentata del primo ospedale di Alghero.
Sulla facciata prospiciente i Bastioni è presente una nicchia con la statuina di S. Antonio Abate accompagnato da un maialetto. La statuina viene rimossa nel periodo invernale.
Statuina di sant'Antonio abate (Foto 9 giugno 2014)
Cupola ottocentesca di Sant'Antonio abate in una cartolina del 1930
LA FESTA
Ad Alghero nel giorno della festività di S. Antonio Abate, la via Cavour diventava un centro di divertimento popolare.
Dopo le funzioni religiose svolte nella chiesa, sulla strada tutta festonata, si celebrava una cerimonia con cui si rinnovava la benedizione degli animali. Cavalli, buoi, vacche, pecore, capre ... venivano benedette mentre si eseguivano canzoni algheresi e canti sacri. Le bestie erano lasciate libere di correre tra la folla festante, ma il divertimento per loro durava poco perché erano destinate ad essere macellate e distribuite ai poveri della città il giorno dopo la festa.
Qualcuno ricorda ancora una cantilena che si ripeteva ai bambini della quale riporto una strofa:
Sant'Antoni baglia baglia
n'ès calgut de la muraglia
la muraglia del bastiò
Sant'Antoni bagliarò.
Sembra che la filastrocca sia nata in seguito ad un curioso episodio: nelle processioni che si svolgevano ai Bastioni durante i festeggiamenti di gennaio la statua di Sant'Antonio veniva portata in modo da farla "ballare". Un giorno, a causa di un ballo un po' troppo vivace, il simulacro è caduto giù dalle mura. Gli algheresi hanno colto subito l'occasione per mettere in versi l'evento.
Alghero ha perso la memoria di questa antica festa che è stata ripresa nella borgata di Gutierrez dove si trova la chiesetta di sant'Antonio abate e dove nel periodo pre-covid si accendevano grandi fuochi.
Borgata di Gutierrez: chiesa di sant'Antonio abate (Google Heart 15 giugno 2022))
Un articolo del quotidiano Nuova Sardegna del 18 gennaio 2018, firmato da Sergio Ortu, parla della festa e nella chiusura ci dà alcune notizie sulla chiesa.
Come ricordano gli abitanti più anziani della zona, la chiesetta è stata realizzata intorno al 1934 e oggi viene aperta solo per la ricorrenza del santo, per la mancanza di sacerdoti, ma è attivissimo un comitato di abitanti della zona che tiene vivo il rito dell’obriere che si occupa della festa religiosa e della gestione della chiesetta. La chiesa ricade sotto il governo della parrocchia di Fertilia.
In alcuni centri della Sardegna il culto di sant'Antonio abate è molto sentito e vi sono paesi nei quali la preparazione dei fuochi nella notte tra il 16 e 17 gennaio impegna molte persone per diverso tempo. Infatti da un luogo all'altro cambia il tipo di legna impiegato e la forma che si dà alla catasta. A Torpè, un centro lontano dalla costa, le essenze mediterranee come il cisto, il rosmarino, ed altri arbusti vengono messi insieme a forma di nave alta fino a 8 metri che è poi completata da una croce realizzata con arance. Ad Olzai si erge un maestoso albero alto e sottile che viene decorato con una coroncina. Nel 2022, nonostante il problema covid, nel paese non si è rinunciato all'accensione del fuoco che è avvenuta quasi in sordina per rispettare le norme sanitarie. Si è così rinnovata la fede nel santo protettore, temendo che forse non avrebbe capito le motivazioni covid.
In altre zone si utilizza un tronco cavo scelto con cura nel periodo precedente la festa. Si riempie la cavità con pezzetti di legno e si accende il fuoco soltanto all'interno. In tal modo si ricorda che Sant'Antonio è sceso nell'inferno ed è riuscito a rubare il fuoco ai diavoli per darlo agli uomini nascondendolo dentro un bastone di ferula. Ci sono altri luoghi dove si fanno delle semplici cataste. L'importante è che nella notte tra il 16 e il 17 gennaio alte fiamme si alzino verso il cielo per testimoniare la devozione al santo che deve garantire prosperità e benessere a tutti.
Riveste notevole interesse la notizia riportata da Massimo Pittau che trascrivo di seguito:
In logudorese bikkiri indica il «ballo fatto attorno al falò di Sant'Antonio», che ancora nel secolo XVIII si faceva anche attorno ad un pene in legno o in pietra (SN 198,203).
Lascio agli antropologi lo studio di un culto così radicato e così ricco di varianti ma non posso fare a meno di notare che ancora oggi persistono usanze provenienti da un lontano passato, nate per rassicurare le divinità sulla gratitudine umana che sapeva riconoscere tutti i benefici dei quali godeva. Coloro che si sentivano in balia di una natura capricciosa e spesso crudele cercavano in tutti i modi di renderla più benevola. Il cristianesimo ha lottato a lungo con tali usanze, ma poi ha dovuto cedere e le ha incorporate istituendo feste come ad esempio quella di San Giovanni Battista, cercando di epurarle dagli elementi meno assimilabili.
Oggi questi riti hanno un grande fascino perché ci portano indietro nel tempo e mettono in evidenza le radici di un pensiero che da sempre è alla ricerca di risposte impossibili. Quelle lingue di fuoco che si spingono verso il cielo illuminandolo con lunghe fiammate ondeggianti e imprevedibili e quelle scintille che fuggono intorno veloci creando uno spazio invalicabile e magico, catturano lo sguardo e ancora suscitano emozioni primordiali che millenni di civiltà non sono riusciti ad attenuare.
Olzai 16 gennaio 2022
L'albero decorato con una coroncina sulla cima viene bruciato in onore di Sant'Antonio abate
Sant'Antonio abate Francisco de Zurbaràn (1598-1664)
Dal Medio Evo fino ai nostri giorni gli artisti si sono interessati alla figura di Antonio che è diventato un soggetto privilegiato delle opere pittoriche. Alcune tele ci mostrano l'eremita egiziano mentre lotta per liberarsi dalle tentazioni del diavolo che vuole distoglierlo dalla sua vita virtuosa e altre raffigurano l'anziano abate accompagnato da un maialetto che in una mano tiene il bastone dalla caratteristica impugnatura che ricorda la lettera greca tau, simbolo degli antoniani che viene anche ricamata sui loro mantelli, e nell'altra regge la campanella che il santo suonava durante le sue questue.
Giovanna Tilocca
Altre notizie e i riferimenti bibliografici si trovano in storiedialghero.it
Buon articolo. Utile per la conoscenza della città antica.
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